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La bocca tua a parlar mal come suole'; Che s'io ho sete, ed umor mi rinfarcia, 127 Tu hai l'arsura, e 'l capo, che ti duole; E per leccar lo specchio di Narcisso, Non vorresti a invitar molte parole. 130 Ad ascoltarli er' io del tutto fisso,

Quando 'l maestro mi disse: or pur mira, Che per poco è che teco non mi risso. 133 Quand' io 'I senti' a me parlar con ira, Volsimi verso lui con tal vergogna,

Ch' ancor per la memoria mi si gira. 136 E qualc è quei, che suo dannaggio sogna,

126 Che s' io ho sete ec. Rende ragione d'aver detto a Sinone che parla al solito malamente : e adoprando la particella che al senso di perciocchè (a) vuole dire, se io ho il gastigo della sete, e dell' acqua marcia, che 'l ventre mi rinfarcia, mi riempie ed ingrossa [dal Latino infarcire ] tu pure ec. L'edizioni diverse dalla Nidobeatina leggono.

La bocca tua per dir mal come suole:

Che s'i ho sete, e umor mi rinfarcia.

127 Tu hai l'arsura quella per cui fumava come man bagnata il verno. v.92. e 'l capo, che ti duole per la sopraddetta febbre acuta. v.99. 128 Lo specchio di Narcisso; l'acqua, nella quale il sciocco giovane specchiandosi tanto di se medesimo s' invaghi, che dimenticando di mangiar e bere se ne morì; onde leccar lo specchio di Narcisso vuol dir bere dell' acqua .

129 Non vorresti a invitar molte parole, non brameresti un lungo invito, alla prima parola d'invito correresti.

131 132 Or pur mira, che per poco è ec. espressione minacciosa e come se detto avesse, ancor mo guarda, prosieguì pur a mirare, che se no 'l sai, per poco è , poco vi manca, che non mi scappi la pazienza, e t'abbandoni.

133 Quand' io 'l senti', apocope, in vece di sentii. Vedi 'l Prospetto di verbi Toscani del preterito udi' per udii, ch'è pur una cosa.

136 al 141 E quale è quel ec. Consiste la similitudine in questo, che, come chi sogna suo dannaggio [ lo stesso che suo danno cosa a se dannosa erra credendo di non sognare, e desidera di sognare, così

(4) Vedi Cinonio Partic. 44. 26.

Che sognando disidera sognare,

Si che quel ch'è, come non fosse, agogna: 139 Tal mi fec' io non potendo parlare, Che disiava scusarmi, e scusava

Me tuttavia, e non mi credea fare. 142 Maggior difetto men vergogna lava,

Disse 'l maestro, che 'l tuo non è stato:
Però d'ogni tristizia ti disgrava :

145 E fa ragion ch'io ti sia sempre allato,
Se più avvien che fortuna t'accoglia
Dove sien genti in simigliante piato:
Che voler ciò udire è bassa voglia .

Dante in quel punto, mentre, non potendo per la vergogna e confu
sione parlare, manifestava nella miglior maniera il suo ravvedimen-
to, errava, desiderando di potere il ravvedimento suo manifestar
con parole.

142 Maggior ec. quasi dica, è maggiore la tua vergogna del tuo mancamento d'assai.

145 146 147 E fa ragion ec. Costruz. E se più avvien, che fortuna t'accoglia [t'accosti] dove sien genti in simigliante piato [litigio, chiassata ], fa ragion [fa conto ] ch'io ti sia sempre allato: ed è ciò come a dire, vergognati sempre d'ivi trattenerti .

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CANTO XXXI

ARGOMENTO

Discendono i poeti nel nono cerchio, distinto in quattro giri, dove si puniscono quattro specie di traditori: ma in questo canto Dante dimostra solamente che trovò d'intorno al cerchio alcuni giganti, tra' quali ebbe contezza di Nembrot di Fialte e di Anteo; da cui furono ambi calati, e posti giù nel fondo di esso cerchio.

4

Una

na medesma lingua pria mi morse,

Sì che mi tinse l'una e l'altra guancia,
E poi la medicina mi riporse:

Così od' io che soleva la lancia

D' Achille e del suo padre esser cagione
Prima di trista, e poi di buona mancia.
7 Noi demmo 'l dosso al misero vallone,
Su per la ripa che 'l cinge d'intorno
Attraversando, senza alcun sermone.

1 Una medesma lingua di Virgilio

pria mi morse

mente, per rimproverò, v.31. e seg. del passato canto.

2 Mi tinse ec., mi cagionò rossore.

3 La medicina mi riporse, v.142. e segg.

metaforica

4. 5. 6 Od' io detto, intendi, dai poeti -e del suo padre Peleo da cui era cotal lancia passata nelle mani d' Achille trista e buo. na mancia, vale qui letteralmente tristo e buon regalo, ed allegoricamente ferita e rimedio; onde Achille stesso parlando di Telefo dalla sua lancia ferito prima, e poscia guarito, opusque [ dice ] meae bis sensit Telephus hastae (a).

7 Demmo il dosso, voltammo la schiena, ci partimmo.

8. 9 Su per la ripa ec.: camminando attraverso della ripa, che cingeva quella bolgia, ed avviandoci verso l'infernal centro.

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10 Quivi era men che notte, e men che giorno, Sì che 'l viso n' andava innanzi poco:

Ma io senti' sonare un alto corno, 13 Tanto ch' avrebbe ogni tuon fatto fioco, Che contra se la sua via seguitando Dirizzò gli occhi miei tutti ad un loco. 16 Dopo la dolorosa rotta quando

Carlo Magno perdè la santa gesta,

Non sono sì terribilmente Orlando.

19 Poco portai in là volta la testa,

10 Men che notte ec. Descrive quel crepuscolo della sera, quando anche in tutto non è spento il giorno, nè in tutto apparisca la notte. Daniello.

II Il viso n' andava la Nidob., il viso m' andava l'altre edizioni. 12 13 Senti', apocope, in vece di sentii un alto corno. O per un alto corno vuole intendersi un corno posto in alto [perocchè sonato da Nembrotto, uno de' giganti, che tanto sopra quella ripa, su della quale camminavano i poeti, s'innalzavano, che Dante, come dirà, credetteli da prima torri] ed in tal caso il tanto che siegue, varrà di per se come tanto fortemente: o vuolsi col Daniello fare la costruzione un corno tanto alto; e tanto alto verrà come tanto altamente, tanto fortemente fatto fioco per fatto sembrar fioco,

di poca voce, di poco strepito.

14 15 Che contra ec. Costruzione. Che gli occhi miei seguitando [val come seguitanti] la sua via contra se [la via stessa del suono, in direzione però ad esso contraria, venendo il suono da Nembrotto a Dante, e andando l'occhio, o sia la vista di Dante a Nembrotto] dirizzò tutti ad un loco, totalmente al solo luogo, onde il suono veniva, fe diretti; quelli cioè che prima di quel suono aggiravansi vaghi quà e là per iscoprire quella nuova porzione d' Inferno.

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16 17 18 Dopo la ec. Costruzione. Non sonò si terribilmente Orlando dopo la dolorosa retta [ di Roncisvalle, intendi, dove per tradimento di Gano fu dai Saraceni trucidato un corpo di trentamila soldati ivi lasciato da Carlo Magno] quando Carlo Magno perde la san ta gesta, cioè l'impresa di cacciare i Mori dalla Spagna. Venturi Racconta Turpino che il suono del corno d' Orlando fosse in quella occasione da Carlo Magno inteso in distanza d'otto miglia (a).

19 Volta la testa la Nidob., alta la testa l'altre edizioni.

(a) Hist. de vita Caroli M. cap.23.

Che mi parve veder molte alte torri :
Ond' io: maestro dì, che terra è questa?
22 Ed egli a me però che tu trascorri
Per le tenebre troppo dalla lungi,

Avvien che poi nel maginare aborri. 25 Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, Quanto 'I senso s' inganna di lontano: Però alquanto più te stesso pungi. 28 Poi caramente mi prese per mano,

E disse: pria che noi siam più avanti, Acciocchè 'l fatto men ti paia strano 31 Sappi che non son torri, ma giganti, E son nel pozzo intorno dalla ripa Dall'ombelico in giuso tutti quanti. 34 Come quando la nebbia si dissipa,

37

Lo sguardo a poco a poco raffigura
Ciò che cela 'l vapor che l'aere stipa;
Così forando l'aura grossa e scura

Più, e più appressando inver la sponda,

23 24 Dalla lungi, lo stesso che da lungimaginare per imma ginare, aferesi adoprata da altri antichi Italiani scrittori (a)

abor

ri per aberri, erri, antitesi usata altrove dal poeta nostro, e da altri (b).

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25 Tu vedrai la Nidob., tu vedra' l'altre edizioni.

27 Te stesso pungi, cioè stimola a correre per presto veder tutto

da vicino, e così trarti affatto d'ogni errore.

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32 Intorno dalla ripa : dalla per alla (c).

36 Il vapor che l'aere stipa. Ne fa capire non esser la nebbia altro che vapore aqueo costipato dal freddo aere.

37-38 Così forando ec. Ho tolto la virgola, che tutte le moderne edizioni collocano in fine del presente verso, dopo scura, e l'ho in vece posta dopo il primo più del verso seguente, ad indicare, che dee essere la costruzione: Così più [ ulteriormente ] forando [trapassando] l'aura grossa e scura, e più appressando inver la sponda. L'aer grossa leg

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(a) Vedi 'l Vocabol. della Cr.

(b) Vedi la nota al passato canto XXV. 144. () Vedi 'Cinonio Partic. 70. e71.

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