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Tratta il poeta nostro in questo canto della prima, ed in parte della seconda delle quattro sfere, nelle quali divide questo nono ed ultimo cerchio. E nella prima, detta Caina, contenente coloro che hanno tradito i propri parenti, trova Messer Alberto Camicion de' Pazzi, il quale gli dà contezza d'altri peccatori, che nella medesima erano puniti. Nella seconda, chiamata Antenora, in cui si puniscono i traditori della patria, trova M. Bocca Abati, il quale gli mostra alcuni altri.

S'i

io avessi le rime aspre e chiocce

Come si converrebbe al tristo buco,

Sovra 'l qual pontan tutte l' altre rocce;

4 lo premerei di mio concetto il suco

Più pienamente: ma perch'io non l'abbo,
Non senza tema a dicer mi conduco:

1 Chiocce, roche, rauche, d'oscuro suono.

2 Tristo buco, appella il pozzo dentro del quale era appena entrato, 3 Sovra 'l qual pontan [s'appoggiano, si sostengono ] tutte l'altre rocce, tutte le altre ripe degl' infernali cerchi . Come ogni ripa inferiore Sosteneva quelle sopra di se, servendo loro come di barbacane; così il muro o ripa, che dir si voglia, del presente pozzo, essendo a tutte l'altre ripe inferiore, serviva a tutte loro di appoggio. Della voce roccia vedi Inf. vn. 6.

4 Premere il suco del concetto: significa lo stesso che esprimere il con

cetto.

5 Abbo per ho adopralo Dante anche fuor di rima Inf. xv. 86. e lo hanno anticamente adoprato altri ancora. Vedi ciò ch'è notato al succennato luogo.

6 Dicer per dire adoprato anticamente anche da altri buoni scrittori (a).

(a) Vedi 'l Prospetto di verbi Toscani sotto il verbo dire n. 21.

7 Che non è 'mpresa da pigliare a gabbo
Descriver fondo a tutto l'universo

Nè da lingua che chiami mamma e babbo,
10 Ma quelle donne aiutin il mio verso,
Ch' aiutaro Anfione a chiuder Tebe,

Si che dal fatto il dir non sia diverso.

13 Oh sovra tutte mal creata plebe,

Che stai nel loco, onde parlare è duro,
Me' foste state qui pecore, o zebe.

7. 8 Da pigliar a gabbo, da prendersi per giuoco, per ischerzo. descriver fondo, omette l' articolo il per cagion del metro. Per universo può intendersi o tutto il globo terrestre, come l'intese tra gli altri il Boccaccio pure ove disse, l'altissima fama del miracoloso senno di Salomone discorsa per l'universo (a), ovvero anche tutta la macchina mondiale; perocchè essendo, come Dante asserisce, la terra centro del cielo (b), viene il fondo, o sia centro, della terra ad essere il fondo dell'universo La difficoltà poi di descrivere questo fondo onde nasca, abbastanza ne lo accenna Dante col bramare per cotal uopo rime del solito più aspre; corrispondenti cioè a quella, che intende esser ivi, maggiore orridezza del luogo, de' personaggi, e delle pene 9 Mamma e babbo legge la Nidobeatina meglio che mamma o babbo che leggono l'altr' edizioni; imperocchè il bambolo appella e mamma la madre, e babbo il padre.

10 Ma quelle donne, le Muse.

11 Ch' aiutaro Anfione a chiuder Tebe, a formar le mura di Tebe, La favola è che Anfione col dolce suono di sua cetra facesse discendere le pietre dal monte Citerone e formar con esse le mura di detta città; e suppone Dante molto convenientemente assistito in ciò ed aiutato Anfione dalle Muse.

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12 Dal fatto il dir ec. dalla verità delle cose non sia diversa la descrizione.

13 Oh sovra tutte ec. Apostofre alle sciagurate anime che stanno colaggiù: e vale come se in vece avesse detto, o plebe, o ciurwa d'anime, mal creata, sciagurata, sovra tutte, intendiˇl' altre ciurme ripartite negli altri infernali cerchi .

14 Onde vale di cui ; nel qual senso adopralo anche il Petrarca in quel v. Di quei sospiri, ondio nudriva il core (c)-duro malagevole. 15 Me accorciamento di meglio molto anche da altri buoni scrittori usato. Vedi 'l Vocabol. della Crusca. Apocope è cotale accorciamento

(a) Nov. 89. 6. (b) Vedi'l Convito tratt. 3. cap. 5. (c) Son. 1.

16 Come noi fummo giù nel pozzo scuro
Sotto i piè del gigante assai più bassi,
Ed io inirava ancora all' alto muro,
Dicere udimmi: guarda come passi :

19

Fa sì che tu non calchi con le piante
Le teste de' fratei miseri lassi.

22 Perch' io mi volsi, e vidimi davante

E sotto i piedi un lago, che per gielo

Avea di vetro, e non d'acqua sembiante. 25 Non fece al corso suo si grosso velo

da' gramatici appellato Me' foste state: ellissi insieme e sintesi: ellissi perocchè dicesi me foste state in vece di me sarebbe che foste state: sintesi, pel numero plurale in vece del singolare che richiederebbesi la mal creata plebe qui, intendi nel mondo nostro zebe per capre, vocabolo adoprato da altri buoni scrittori. Vedi 'l Voc. della Crusca. Pare quest' augurio allusivo al detto di Gesù Cristo del traditore discepolo bonum erat ei si natus non fuisset (a).

16 Come vale mentre .

17 Sotto i pie ec. in suolo assai più basso di quello su del quale teneva il gigante i piedi.

18 Alto muro, donde erano stati da Anteo deposti. 19 Dicere per dire, come nel vers. 6. Guarda. Diriggendo costui il parlare a Dante solamente, e non insieme a Virgilio, mostrasi accorto, che solo esso aveva corpo, e che col peso ed urto poteva loro

nuocere.

21 De' fratei. Fratelli potè costui nominar se, e tutti que' dannati rispetto a Dante, per essere individui dell'uman genere: ovvero essendo costui che parla uno dei fratelli Alberti, ch'erano vicini ai piedi del Poeta, e i primi al rischio d' essere pesti [vedi v. 40. e segg.] si può intendere, che cotal termine di fratelli risguardi soli essi due, e come se detto avesse di noi fratelli.

23 24 Che per gielo ec. Sono queste come dal c. xxxiv. v. 50. e segg. apparisce, le acqne di Cocito congelate dal freddo che produce Lucifero collo sventolare di sue grand' ali. E bene come Lucifero i traditori, che tutti questo infernal fondo contiene, gelò al delitto, cacciandone da loro ogni fuoco di carità, gelali conseguentemente anche in pena.

25 26 Non fece, mai, intendi, per freddo che fosse al corso suo sì grosso velo, alie sue acque si grossa copertura di ghiaccio .

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A

Di verno la Danoia in Ostericchi,
Nè'l Tanai là sotto 'l freddo cielo,
28 Com' era quivi che se Tambernicchi
Vi fosse su caduto, o pietrapana,
Non avria pur dall' orlo fatto cricchi.
31 E come a gracidar si sta la rana

Col muso fuor dell' acqua, quando sogna
Di spigolar sovente la villana,

una

26 La Danoia, il Danubio, fiume grossissimo che nasce nella Germa pia e depone nel Mar Nero. Danuvius, che ha con Danoia molto di somiglianza, dice Mattia Martinio (a) che fosse una volta appellato questo fiume Ostericchi, Ostericch, o simile, appellasi in Tedesco linguaggio, ed anche dagli stessi antichi scrittori Toscani (6) l' Austria, delle più fredde regioni dal Danubio adacquate. Secondo però che ne riportano scritto la Nidobeatina, e il codice della Corsini 127, Dante, a norma dell' Oraziano precetto (c) si'l detto Tedesco vocabolo, che lo Schiavone Tambernich del verso 28. e coerentemente anche il cricch del verso 30. fa alla Italiana maniera terminare in vocale: ciò che, non facendo l'altre edizioni, ma lasciando essi vocaboli in tutta la natia loro crudezza, dee aver offeso le delicate orecchie del Venturi. Vedilo, che graziosamente ce lo fa intendere.

27 Tanai, dal Latino Tanais, la Tana, o sia il Don, gran fiume che parte l'Europa dall' Asia — sotto il freddo cielo, sotto il freddo Moscovitico clima.

28 Tambernicchi [Tabernicch le ediz. diverse dalla Nidob.] monte altissimo della Schiavonia. Volpi concordemente alla comune degl' interpreti. 29 Pietrapana altro monte altissimo di Toscana, poco distante dalla città di Lucca, in quella parte del suo contado, che Garfagnana si chiama. Il medesimo.

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30 Non auria pur dall' orlo: la particella pure vale qui ne meno: vedine esempi simili presso il Cinonio (d) — cricchi è il suono che fanno il ghiaccio ed il vetro nel rompersi: e chi è stato sul ghiaccio de' stagni o de' fiumi aurà per esperienza conosciuto quanto facilmente mandi il ghiaccio nell'orlo cotal suono; ed essere un'idea di ghiaccio grossissimo questa che ne dà il Poeta.

32 33 Quando sogna di spigolar ec. Costruzione. Quando sovente la villana sogna di spigolare, di raccogliere spighe dopo la mietitura rimaste nel campo. Sognando noi spesso nella notte ciò che nel giorno'

(a) Diction.philolog. art. Ister. (b) Vedi tra gli altri Gio. Villani lib. 6. cap. 29. e da per tutto. (c) Poet. ver. 53. (d) Partic. 206. 5.

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34 Livide infin là dove appar vergogna
Eran l'ombre dolenti nella ghiaccia,
Mettendo i denti in nota di cicogna.
37 Ognuna in giù tenea volta la faccia:

Da bocca il freddo, e dagli occhi l'cuor tristo
Tra lor testimonianza si procaccia.

40 Quand' io ebbi d'intorno alquanto visto,
Volsimi a' piedi, e vidi due si stretti,

Che'l pel del capo avien insieme misto.

facciamo, pone Dante giudiziosamente per tale supposizione il tempo in cui la villana sogna di spigolare pel tempo stesso dello spigolare, o sia della mietitura del grano, tempo appunto in cui molto gracidano le rane.

34 35 Livide infin ec. Costruzione. Eran l'ombre dolenti nella ghiaccia livide, dal freddo, fin là dove appar vergogna, cioè fino alla faccia dee intendersi ; e perchè realmente nella faccia la vergogna pe 'l rossore apparisce, e perchè così richiede il recato paragone come a gracidar si sta la rana col muso fuor dell'acqua.

36. Mettendo i denti in nota di cicogna, vale impiegando i denti nel far la musica della cicogna, nel far, cioè, quel suono, che la cicogna fa battendo fortemente una parte del becco coll'altra: onde Ovidio (a) Ipsa sibi plaudat crepitante ciconia rostro.

Essendo questi dannati i traditori, quelli ne' quali, dice Dante,

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• quell'amor s'obblia

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Che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto,

Di che la fede spezial si cria (b):

bene perciò, in pena di cotal durezza di cuore, e mancanza d'ogni caldezza di amore, raffreddali qui ed indurali nel ghiaccio.

37 In giù volta la faccia, per non esser conosciuta ; onde Bocca degli Abati al Poeta, che cercava del suo nome per renderlo famoso, rispose del contrario ho io brama vers. 94. Sdegnavano cioè quelle ombre d'essere trovate nel luogo de' traditori: lusigandosi ogni traditore di non comparir tale negli occhi degli uomini.

38 39 Da bocca ec. Costruzione. Ši procaccia, ottiene, tra lor testimonianza, il freddo da [per dalla (c) bocca, e il cuor tristo dagli occhi: cioè a dire, manifest asi il loro freddo dal detto sbattimento dei denti, e la tristezza loro del gonfiamento, e vicino pianto degli occhi; di cui vedi appresso.

42. Pel del capo, i capegli

avien insieme misto; stando, si dee

(a) Metam.v1. 97. (b) Inf. x1. 61. e segg. (c) Vedi Cin.Partic. 70. 6.

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