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Qui comincia il prologo di San leronimo

sopra l'epistola scritta alli romani.

Li romani sono quelli che credettero dalli iudei e dalle genti. Questi volevano sottomettersi l'un l'altro con contenzione; onde i iudei dicevano: noi siamo popolo di Dio, li quali dal principio egll ne ha amato e nutricato; noi circoncisi dalla generazione di Abraam siamo discesi dalla santa stirpe, e per il passato solamente appresso i iudei è stato cognosciuto Dio; noi liberati d'Egitto per li segni e per le virtù di Dio, passammo a sciutto piede il mare, conciosia che le grandi onde affocorono li nostri inimici; a noi il Signore piovette la manna nel deserto, e come [a] suoi figliuoli ministrò il celestial pasto; a noi precedette la notte e il giorno la colonna della nube e del fuoco, acciò ci mostrasse il cammino ne' luoghi solitarii e senza via; e acciò tacciamo tutti li suoi immensi beneficii, noi soli fummo degni di ricevere la legge di Dio, e di udire la voce del parlante Dio, e cognoscere la sua volontà. Nella qual legge a noi è promesso

Cristo, a' quali etiam egli ha detto a venire, dicendo: non son venuto [a voi], ma alle pecore che erano perite [della] casa di Israel; conciosia che egli vi abbia appellati più presto cani, che uomini. È adunque giusta cosa, che avete oggi abbandonati li idoli ai quali dal principio avete servito; a noi siate agguagliati; e non più presto siate deputati nel luogo de' proseliti per la autorità e consuetudine della legge. E voi non meritavate questo; ma perchè la sempre larga clemenza di Dio [vi] ha vogliuto traere alla nostra imitazione. Etiam le genti rispondevano per contrario: quanto certo contra di voi raccontarete esser stati maggiori beneficii di Dio, tanto vi mostrarete esser colpevoli di maggiore peccato; perchè sempre siete stati ingrati di tutte queste cose. Onde con quelli piedi, che voi passaste il seccato mare, avete giucato e saltato dinanzi l'idoli che faceste; e con quella bocca, con la qual poco innanzi per la morte de' vostri inimici arevate cantato al Signore, voi domandaste esservi fatti l'idoli scolpiti; con quelli occhi, coi quali solevate guardare onorando Dio nella nube ovver nel fuoco, guardari le idola d'oro e argento. A voi etiam fu in fastidio la manna; e sempre nel deserto mormoraste contra il Signore, desideranti ritornare in Egitto, donde egli con potente mano vi aveva tratti fuori. Che più? a tal modo i vostri padri con frequente provocazione incitorono il Signore a ira, per modo che tutti si morirono nel

deserto, e non entrorono nella terra di promissione, di tutti li antiqui, più che duoi uomini. Ma che replichiamo le cose antique? conciosia che se etiam non aveste fatto quelle, di questo solo niuno vi giudicarebbe degni di ricever perdono, che non solamente voleste ricevere il Signore Cristo, promesso a voi per le roci sempre de' profeti, ma etiam l'uccideste di pessima e obbrobriosa morte. Il quale incontanente che noi abbiamo cognosciuto, subito credessimo; conciosia che a noi prima non era stato predicato di lui. Dove si prova che [se] abbiamo servito alli idoli, non è da esser imputato alla ostinazione della mente, ma alla ignoranza; imperò [che] quello che subito cognosciuto seguitammo, certo già lo avressimo seguitato, se prima lo avessimo cognosciuto. Ma voi [per] tal modo ri gloriate della nobilità della generazione, come non solamente la mutazione de' costumi, quanto la carnal natività vi facci esser figliuoli de' santi. Finalmente Esaù e Ismael, benchè siano della stirpe di Abraam, niente meno non sono reputati in figliuoli. Con questi tali modi l'uno l' altro contendendo, l' apostolo tramezzandosi, a tal modo declara le questioni delle parti, ch' egli conferma che nullo di loro abbia meritato la salute per la sua giustizia; ma amendue i popoli sciente e gravemente aver errato; li iudei, che per prevaricazione della legge hanno disprezzato Dio; e le genti, che cognosciuto il creatore dalla creatura, che doveano onorare Dio,

aveano mutato la sua gloria in li manufatti simulacri. Simul conferma, l' uno e l'altro esser conseguiti perdono; etiam dimostra con veracissima ragione esser uguali, massimamente quando dimostra esser predetto in quella medesima legge, e li iudei e le genti esser da esser chiamati alla fede di Cristo. Per la qual cosa, umiliandoli insieme, confortali alla pace e concordia.

LO ARGOMENTO

Romani sono in una parte d'Italia. Questi furono subornati dai falsi apostoli; sotto il nome del nostro Signore Iesù Cristo erano indotti nella legge e ne' profeti. Questi l'apostolo, scrivendoli da Corinto, riduce alla vera ed evangelica fede.

Qui comincia la epistola di

Santo PAULO

alli Romani

CAPO I.

1. Paulo, servo di Cristo, chiamato apostolo, segregato per (predicare) l' evangelio di Dio,

2. il quale egli inanzi aveva promesso per li suoi profeti nelle sante scritture,

3. (che parlano) del suo figliuolo, il qual è fatto a lui del seme di David secondo la carne;

4. egli fu predestinato Figliuolo di Dio nella virtù secondo il spirito di santificazione, della risurrezione de' morti, di Iesù Cristo nostro Signore;

CAPUT I.

1. Paulus, servus Jesu Christi, vocatus Apostolus, segregatus in Evangelium Dei,

2. quod ante promiserat per Prophetas suos in Scripturis

sanctis

3. de Filio suo, qui factus est ei ex semine David secundum carnem,

4. qui prædestinatus est Filius Dei in virtute secundum spiritum sanctificationis ex resurrectiona mortuorum Jesu Christi Domini nostri,

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