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dioso nella Chiesa di Dio infezione e ruina, che bastarono appena a porgere un qualche riparo la sollecitudine d'Innocenzo X., di Alesandro VII. e di varj altri Pontefici, lo studio di molti Sinodi, e la premura e lo zelo di molti Pastori e teologi. Più erano coraggiosi e forti i colpi che questi vibravano per estinguere un tanto male, più maliziosi e solleciti erano i ripieghi, che inventavano i Giansenisti per evitarli; ed ora la difesa prendendo delle proposizioni proscritte, ora la condanna approvando con mille restrizioni e riserve ora limitandosi alla sola difesa del libro ora cavillando sulle parole istesse della proscrizione, e a sempre nuovi ripieghi e pretesti appigliandosi facevano ogni sforzo per sostenere e spargere l' erroneo loro sistema; e ciò, che non avevano potuto ottenere le equivoche sentenze del Bajo e le mendicate, stiracchiate e sfigurate sentenze di S. Agostino, Pascasio Quesnello tentò di conseguire per la via della divozione e pietà, procurando d' insinuare il veleno nascosto tra le salutari istruzioni del nuovo Testamento che aveva preso a spiegare. Ma si cerca in vano d' ingannare chi assistito da spirito superiore veglia instancabile alla difesa del divin Gregge, e non può essere soverchiato non che da umana ma neppure da malizia infernale e dia bolica. S'avvide Clemente XI. di questa frode; e dopo d'avere snidate queste volpi insidiose colla sua Bolla Vineam Domini da quei nascondigli, che ricercavano fra le oscure carte del loro Giansenio, colla condanna di 101. proposizioni estratte dalle riflessioni di Quesnello li atterrò affatto, e colla sua Bolla Ungenitus &c. doctrinam novatorum come a lui scrisse l'assemblea di 40. Vescovi congregati in Parigi (a), hujus temporis apertissime robustissimeque profligavit.

Voi vi darete a credere che spogliati con si aperta condanna d'ogni maniera di poter palliare in appresso i loro errori si siano dati una volta per vinti, ed abbiano finalmente abbandonato un partito, che chiara troppo scopriva per ogni lato la sua difformità. Eh pensate! Come i ladroni colti da forte mano ne' loro aguati non avendo dove più rintanarsi escono alla scoperta e prendono a combattere da disperati quelle forze supe riori, dalle quali si vedono circondati; così i Giansenisti impossibilitati da questa Bolla a sostenere nascostamente il loro ereti

(1) Proces-verbal, de l'Assembl, de 1714.

cale sistema presero a combattere alla scoperta quell'autorità, che li aveva percossi; e non solo cercarono con mille opuscoli, catechismi, apologie e rapsodie di screditarla in questi giudizj, ma per renderla impotente a nuovi colpi presero a combattere la S. Sede in tutta la pienezza della sua maggior' estensione; ed aggiungendo errori ad errori, eresie ad eresie, ora la spiritualizzano per modo, che nulla più le resta d'esteriore e sensibile, ora la assoggettano all'inferiore politica podestà; quando sollevarono a turbarla nella sua giurisdizione i soggetti Pastori, quando la fecero dipendente dal consenso de' popoli non che del clero inferiore; e o pensasse a provvedere le cattedre d'opportuni Prelati, o prendesse a condannare le massime che alla Fede ed al buon costume si oppongono, o procurasse di difendere i canoni e la disciplina vigente per tutto il mondo cattolico, era sempre per loro soggetta ai capricci de' Fedeli suoi sudditi, sempre vincibile dalla resistenza di pochi, sempre esposta ad opposi zioni ed esami indegnissimi. Cominciò col nascere di questa Bolla il profluvio inondante della giansenistica empietà; e misto alle impure feccie, che da gran tempo sgorgavano dalle più fetide sorgenti de' Protestanti, crebbe talmente e si dilatò, che giunse in fine a formar quella vasta laguna d' ogni genere di contraddizione, di seduzione e d'errori, che compiangono da qualche tempo tutti i buoni nel disgraziato Sinodo di Pistoja, ed il solo zelo invincibile di PIO SESTO ha saputo distruggere. Sono que sti i raggiri, queste sono le prepotenze e le mire de' Giansenisti. E dovrem noi a fronte di insidie così replicate e di così aperte violenze restarcene spensierati? e finchè non iscoppia in nuovi ful mini manifesti potremo noi fermarci spettatori indolenti di un turbine così orribile? e le calunnie che per iscreditarli spargono contro i ministri più coraggiosi del Santuario, e le insidie che tendono ai semplici non ancora del tutto sedotti proseliti, e le più scandalose sentenze che vanno disotterrando d'autori sospetti, ne' scritti dei quali giacevano da sì gran tempo dimenticate e sepolte, e le aperte eresie che pur troppo professano, ed i maliziosi e vanissimi appelli, che per eludere le inevitabili fulminate condanne sull' abbominevoli traccie de' Pelagiani e de'Luterani e contro il solenne divieto del gran Pontefice Clemente XI. e di tanti gloriosi suoi successori (a) interpongono, non dovran

(a) Bull. Rom.tom. 10.p. p. Const.Pastoralis Romani Pontificis.

O

no eccitare il nostro zelo, perchè il turbine non ingrossi, e non vada in fine a scoppiare in una ruina totale? Ah! non ha mai la S. Sede scagliati più ragionevolmente i suoi fulmini: nè con maggior' avvedutezza ha il trono rivolto contro alcun' altro il rigore della sua spada, come nel percuotere questi moltiformi nemici insidiosissimi, che risparmiati giunger potrebbono in fine senza riparo al loro intento di ruinare e trono ed altare: e quanto sono lontano dal moltiplicare senza necessità i Sospetti di eresia tanto sono alieno dal risparmiare i Liberi Muratori ed i Giansenisti, che sono Eretici manifesti se esternano gli errori che professano già condannati, o danno violenti indizj di esserlo se li nascondono in parte, e sotto le finte divise di mansueti agnelletti coprono per lo più l'ingordigia e la rabbia di Lupi affamati. Tutti li credo meritevoli delle più severe animadversioni; e cosa non v'è ai dì nostri che possa ritardare la pietà de' Fedeli dall' inseguirli. Il gran PIO SESTO e coi decreti già pubblicati nella causa del disgraziato Cagliostro e colla preziosa sua Bolla dommatica contro il libro, che contiene gli Atti del miserabile Sinodo di Pistoja, non ha solamente scoperta l' incredibile malvagità degli uni e degli altri, ma ci ha incoraggiti altresì a procedere contro di loro senz' alcun riguardo o timore: e non potiamo noi sbagliare seguendo le traccie di un condottiere così giusto e così autorevole. Nè ci deve ritardare dal molestare i Giansenisti anche tra gl' insidiosi loro aguati qualche meno rea espressione che copra ed involga in un coll'errore il loro delitto; ch'egli stesso il Pontefice nella medesima Bolla ci avvisa a diprezzarla, perchè è troppo nota la malizia, colla quale captionum suarum laqueos persaepe student subdolis verborum involucris obtegere ut inter discrimina sensuum latens error lenius influat in animos, fiatque ut corrupta per brevissimam adjectionem, aut commutationem veritate sententiae, Confessio, quae salutem operabatur, subtili quodam transitu vergat in mortem.

gran

Ho detto che sono alieno dal moltiplicare i Sospetti senza ragione e riserva ; e questa cautela è necessaria a scanso della perturbazione che succederebbe ne'varj tribunali esteriori, se ad ogni delitto si volesse affiggere la taccia di una tale suspicione. Dà, non v' ha dubbio, ogni colpevole qualche sentore d' infedeltà; chè non si può trasgredire alcuna legge senza far cenno di negare l'autori tà del legislatore, la quale non può esser negata senz' errore. Sottentrano però le circostanze a purgarne moltissimi da questa tac

cia: e parlando d'azioni cattive, che non sono ereticali a primo aspetto, non permette Alfonso da Castro (a), che si dia ad alcuna questa qualifica, se non viene sostenuta come lecita dai più ostinati Eresiarchi, e presa qual distintivo della loro setta . Temo però che questa regola troppo generale ed incerta non rischiari il punto abbastanza; e più che alle opinioni e riflessi di privati scrittori io presto fede ai sacri canoni ed alle costituzioni apostoliche, le quali nell'accennare le sospette, e distinguerle da quelle azioni e parole malvaggie, che sono immuni da ogni ragionevole sospetto d'errore hanno prescritto a quelli di Fede ed ai delitti comuni i convenienti confini . Modellate anche voi su queste norme infallibili i vostri giudizj; e non lasciando immune dalla meritata accusa e castigo non che gli Eretici ma anche quelli, che sono dai sagri canoni dichiarati sospetti d' infedeltà, e assoggettati al tribunale della Fede, avrà l'irreligione quel freno, ch' esigono i primi e più insidiosi suoi attentati, e senza mancare alla Fede la necessaria e più conveniente difesa, avranno i legittimi tribunali in che occuparsi con sicurezza e con lode.

Ma non sono, voi dite, Eretici manifesti quelli, che non destano che puri sospetti d'eresia: e si corre gran rischio perseguitandoli di prender di mira un qualche Fedele, e di sradicare insieme colla zizzania anche il frumento. Ma ditemi, è poi del tutto innocente chi dà colle parole, e coi fatti sospetto di essere Eretico, quantunque creda da buon Cattolico? ed il molestarlo con quella moderazione che prescrisse Innocenzo III., ed è poi divenuta la norma di tutti i tribunali ecclesiastici, non esclude forse ogni pericolo d'ingiusto gravame? Ea est, dic'egli (b), in fovendis virtutibus et vitiis extirpandis a Praelatis Ecclesiarum servanda discretio et circumspectio adhibenda, ne vel inter nascentium densitate spinarum enormiter frumenta laedantur, vel insuper seminatarum zizaniarum evulsione triticum evellatur. In abscindendis etiam et curandis corporibus infirmorum sic oculi diligentia praecedere debet manus officium, et ferrum digitus praevenire, ne si cauterium adhibeatur incaute, non tam partes infirmas non sanet, quam sanas infirmet, quod tanto diligentius in mentis languoribus est ser

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vandum, quanto animam novimus corpore digniorem, & spiri tualia carnalibus praeponenda. Dopo sì grandi cautele e riser. ve niun luogo rimane al pericolo che insieme colla zizzania resti sradicato anche il frumento, e voi vi potete acquietare..

Quanto alla reità di chi dà sospetto d' essere Eretico quantunque creda cattolicamente, io la giudico così manifesta, che non abbisogni di lungo discorso per essere rilevata. Siccome al dire di S. Bernardo (a), Longe plus nocet falsus Catholicus quam si verus appareret Haereticus; così più d'un vero Eretico nuoce talvolta chi affetta esteriormente o dà qualche segno d'infedeltà. E a parlar giusto, dopo il solenne abbandono della Fede Cattolica, e la manifesta esteriore protesta d'averla abbandonata, colpa non v'è più grave di quella che commette un Fedele, che opera e parla in maniera da farsi credere Eretico, il quale ha il comando da S. Paolo di astenersi non che dal male, ma anche da ogni sembianza di male: ab omni specie mali abstinete vos. O egli manca per pura inavvertenza e inesattezza nell' eseguire i cristiani doveri; ed è colpevole di una notabile negligenza: o manca per raffreddamento e indebolimento di quella forte adesione, che aver deve un Cattolico alla sua Religione; ed è ancora maggiore la sua colpa: o manca in fine perchè ha perduto la Fede; e l'eccesso è tale, che voi stesso non ardite di sottrarlo dal meritato castigo. Nel primo caso merita una correzione, che lo renda più diligente e più cauto nell' avvenire; nel secondo duopo è che venga istruito e soccorso con salutari rimedj, e rimosso dal pericolo, in cui si trova di perder la Fede; nel terzo poi dev'essere o ricondotto pentito sullo smarrito sentiero, o abbandonato pertinace al meritato castigo. Il solo pericolo di sradicare in un colpo colle immonde zizzanie l'eletto frumento ha fatto insinuare da Gesù Cristo agli Apostoli (b) di permettere, che crescano insieme sino alla messe; ed io v'accordo ben volontieri che qualora sussista, convien tollerare non che i Sospetti ma anche gli Eretici manifesti. Ma se cessa questo pericolo, come avviene per lo più trattandosi di cattoliche società, il pericolo che resta col lasciarlo crescere, di vedere soffocato dall' immondo gioglio il frumento, in vece di risparmiarlo per vani timori ci deve rendere anzi più pronti e solleciti nello sradicarlo. Non è esprimibile il danno, che sovrasta ai buoni dal

(a) Ser. 65. in Cant. (b) Matthaei 29. ver. 30.

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