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proscritta nell' Appendice dell' Indice del Concilio di Trento il Protestante Usserio, il Tuano ai Protestanti sì favorevole e così facile a ricopiarli, l' opera intitolata Relazione dell' Inquisizione di Goa, le Memorie della corte di Spagna ed altri libri o proscritti o di niun credito; e quel ch'è peggio adotta i principj e le massime di questi, e non per altro consulta i primi che per iscreditarli e combatterli.

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Da queste fecciose sorgenti hanno attinto le loro acque tutti coloro che hanno scritto dappoi: e come il Limborch colle sue opere non ha fatto altro che riprodurre le antiche querele degli Apelliani, dei Donatisti, dei Priscillianisti, dei Valdesi ed Hussiti, dei principali capi dell' infame riforma e di quanti altri Eretici si sono rivoltati a mordere pazzamente quel freno che li rendea meno liberi a delirare; così egli è stato seguitato o in tutto o in parte almeno da Gioanni Locke in varie lettere sulla tolleranza e nel suo Cristianesimo Ragionevole proscritto in Roma nel 1737., da Gioanni Clerch nell' infami note all' opere di S. Agostino condannate dal S.Officio di Roma nel 1734., da Gerardo Noodt nella condannata dissertazione de Religione ab imperio jure gentium libera (a), dal Marsollier nella Storia dell' Inquisizione riprovata dalla congregazione del S. Officio di Roma i 29. maggio 1693., dall' autore delle Considerazioni sopra le lettere di Carlo III. registrate fra i libri proibiti dal S. Officio di Roma a 7. luglio 1711., da Pietro Bayle nel commentario (b) proibito dalla congregazione del S. Officio i 12. settembre 1794., da Pietro Giannone nella Storia civile di Napoli in modo speciale vietata il 1. luglio 1723., dall' autore delle Memorie per servire alla storia dell' Inquisizione condannate anch'esse dal S. Officio nel 1739.. da Giovanni Barbeyrac nel Trattato della Morale de' Padri, dall' autore anonimo, che nel 1752. produsse i suoi commentarj sopra la Bolla di Paolo III. Licet juxta, che riportarono da Roma la meritata esecrazione, e dal compilatore di varj opuscoli che sotto nome di Storia dell' Inquisizione furono pubblicati colle stampe di Colonia nel 1759., e da varj altri: e si è in tal modo continuata la serie degli impugnatori e ne

(a) Oper. omn. tom. 1.

(b) Commentaire philosophique sur ces paroles de l'Evangile Contraint les entrer.

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mici della ragionevole intolleranza dai primi secoli della Chiesa, nei quali gli Eretici non hanno lasciato di alzar la voce contro le forti maniere che sin d'allora s'usavano da lei per metter freno al loro furore, sino al disgraziato Apostolo della tolleranza Voltaire, che si è voluto da tutti gli altri distinguere colla vivace e spiritosa maniera di screditare e deridere il tribunale dell' Inquisizione. Dopo le infami produzioni di costui, non più i soli tenebrosi scritti de' principali capi e promotori della riforma, o la sola storia di Limborch ed il commentario del Bayle, ma anche questo ateista sfacciato somministra gradito pascolo a chi desidera di segnalarsi nell' accennata obbrobriosa carriera : ed altri prendono dai primi le storte massime, i favolosi racconti ed i fallaci sofismi, coi quali procurano di spalleggiare la cattiva loro causa, come il compilatore degli accennati opuscoli, il Raynal nella sua Storia Filosofica, il Bartolotti, che colle stampe di Vienna promulgò la sua Esercitazione sulla tolleranza l'anno 1782. e fu proibita dal S. Officio di Roma nel 1785., e l'autore del libro stampato nello stesso tempo in Firenze, che con un mal concertato accozzainento di fatti per lo più favolosi e sempre alterati ha preteso di dare una storia generale e particolare dell' Inquisizione di Toscana col titolo Fatti attinenti all'Inquisizione e sua storia generale e particolare di Toscana; e sarebbe stata con più di verità intitolata Serie di calunnie e persecuzioni inventate e promosse contro l'Inquisizione di Toscana: altri poi copiano da Voltaire le buffonerie, i motti pungenti e le più screditate menzogne, colle quali piace loro di adornare le proprie indegne operette, e sono quelle Gazzette Annali, Giornali, Novelle e Foglietti periodici, che tanto disonorano ai tempi nostri le stampe d'Italia e Francia, e che sono riuscite a tanti incauti di gran pregiudizio e ruina.

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Per convincervi dell' infedeltà di codeste guide malnate bastar potrebbe la disapprovazione che quasi tutte hanno meritato dai tribunali di Roma; ma le scredita anche più quella impudenza incredibile, colla quale osano spacciar con franchezza o le più detestabili eresie, o le più sospette e pericolose opinioni, o le calunnie almeno le più maliziose e notorie. E' vero che non tutti quelli che si sono preso finora la libertà di scrivere contro del S. Officio sono Eretici ed increduli: ma oh quanti ai tempi nostri infelici si chiamano Cattolici e non lo sono! oh quanti ingannati da insidiosi libri dei veri Ere

tici hanno senz'avvedersene trascritto per ignoranza le loro mas sime già condannate! oh quanto v'è da riprendere ne' libri di questi se-dicenti Cattolici ! Io posso assicurarvi che non ne ho trovato sinora un solo (e ne ho letti moltissimi), il quale se non è infetto di qualch' errore contrario espressamente alle cattoliche verità, non si mostri almeno troppo affezionato a certe opinioni, che proibite da Roma per la loro novità ed opposizione che hanno con le più sode e comuni massime di tutti i Fedeli appena possono pretendere d' essere tollerate in paesi cattolici. Gli Eretici hanno fatto nascere la disapprovazione del S. Officio da aperte eresie, negando ogni giurisdizione, podestà e visibilità alla Chiesa. I Cattolici la derivano da opinioni non sane che restringono la podestà suddetta, e non si scostano abbastanza dall' indicate eresie, o spiritualizzandola in maniera, che poco vi resti di esteriore e visibile, o caricandola d'ingiuste dipendenze e legami. E qual conto crederete voi di poter fare di simili autori che adottano sentenze non giuste, bevono ad infette sorgenti, e si vantano insomma di esser Fedeli, ma disapprovano furiosamente il tribunale della Fede? Quanto a me io li avrò sempre per autori assai pregiudicati e pericolosi e stimerò il pericolo tanto maggiore quanto men chiaro si manifesta in essi quello spirito di novità è superbia e quel fermento d'errore, che ha sempre prodotto i maggiori disordini nel cristianesimo. Fuggiteli anche voi e perchè una vana lusinga di trovare in loro qualche verità sconosciuta non vi seduca, a quanto ho detto sinora a loro disapprovazione e censura aggiungo adesso che parlando del tribunale del S. Officio nulla contengono che non ispiri grossolana ignoranza e falsità apertissima resa evidente e palpabile dalle stesse loro contraddizioni. Tutti convengono nell' obbrobrioso disegno di screditarlo; ma nella scelta de' mezzi si smentiscono a vicenda, e pochi incontransi uniti ne' sentimenti medesimi. E così appunto doveva accadere; chè non può la menzogna essere coerente, come scrisse Lattanzio (a); haec mendaciorum natura est, ut cohaerere non possint. Allorchè parlano dell'origine del tribunale, chi a Nestorio, chi ad un sinodo di Verona, chi alla politica de' romani Pontefici, chi alle crociate, chi l' attribuisce ad altre occasioni e principj, co

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me si può vedere scorrendo l'opere di Fr. Paolo, Noodt, Fleu ry, Mausolier e d'altri autori consimili. Quando della sua decadenza, altri ne incolpa la gelosia de' Vescovi e de' sovrani, come Fr. Paolo, altri l'essere in mano de' Regolari, come il commentatore della Bolla di Paolo III., altri la prepotenza e crudeltà de' suoi amministratori, come il Giannone, altri la sua istessa costruzione e sistema, come l'autore della Storia del dritto politico ecclesiastico francese. V'è chi lo chiama ingiusto perchè la Fede è libera: ma il Noodt ne rileva anzi l'ingiustizia dalla necessità in cui suppone che si trovino gli uomini di creder ciò che sembra loro credibile. Se ascoltate l'autore de' Fatti attinenti, non è mai stato il S. Officio in Germania e ne' Paesi bassi: e Fr. Paolo dice che faceva strage d'eretici in Lamagna anche prima che fosse introdotto in Venezia. Presso il menzionato Limborch S. Domenico è stato un missionario crudelissimo; e Voltaire lo ripete più volte nell' esecrande sue opere. Se leggete il libro de Fatti &c., è stato un missionario dolcissimo. Il primo dice che non si devono usar cogli Eretici che l'armi della pazienza e dottrina. Il compilatore delle varie storie col suo fido Acate Fr. Paolo prova che devono essere perseguitati colla forza de' sovrani, e che è stata questa la pratica di tutti i tempi. Pietro Giannone ve de la Chiesa che inflige pene temporali anche nel nono secolo (a); ma il Van-Espen lo nega espressamente, e vuole che solo nel duodecimo sia incominciata una tal pratica (b). Guai a voi se a provare la giustizia della punizione degl' increduli portate gli esempj de' religiosissimi Re d'Isdraello; gran parte de'nemici del S. Officio vi spaccia per ignorante e strambo. Pietro Bayle però accorda che l'argomento ha una gran forza (c). Fossero almeno aloro stessi conformi dopo che sono stati in questi e cent' altri punti così discordi tra loro! Ma a renderli più screditati e spregevoli si aggiunge l'essere anche ripugnanti alorostessi. Loda il Fleury nel discorso 6. §. 12. con S. Tommaso le guerre intraprese dai Cattolici contro i Pagani della Prussia e Livonia in difesa della propria Religione: le disapprova nel §. 14., dove insegna che in affari di Religione tutta la violenza dev'essere dalla parte de' suoi

(a) Stor. del regno di Napoli lib. 3. e 6. cap. ult. (b) Jur. Eccl. part. 3. tit. 11. cap. 1.

(c) Riccinius in not. ad cap. 13. lib. 5.V.P.Monetae p. 3. V.2.

nemici, e che i Fedeli non hanno da fare maggior resistenza di quella che fanno le pecore assalite dal lupo. Sentite, Gerardo Noodt come s'avvolge bene anch' egli nel laberinto delle sue contraddizioni. Fonda egli il suo sistema di tolleranza indiscreta sulla sfrenata libertà che ha l'uomo di regolarsi a suo modo in affari di Religione; e poco dopo, come v'ho accennato testè, spaccia l' infedeltà per un vizio inevitabile della natura, e dice che il prendersela contro gli Eretici è lo stesso che caeco irasci, quod non videat, claudo, quod non incedat rectus qut manco, quod non sit integer (a) Anche il Bartolotti si è segnalato in questa carriera, e ammette al cap. 4. pag. 172. che i primi che inventano gli errori possano essere castigati; ma nella pagina seguente nega a chicchessia la podestà di sforzar le coscienze. La facilità poi colla quale si contraddice il Voltaire, non ha biso gno d'essere rilevata da me; chè già l' hanno fatto il Nonnotte ed il Genne per modo, che non so come si trovi ancora chi abbia il coraggio di nominare su questo argomento un' autore così impudente e falsario. Ma io v annojo di troppo seguitan do la serie di sì copiose contraddizioni. Bastano le addotte sin, qui, e sono più che sufficienti a farvi comprendere il pericolo, al quale vi esponete leggendoli, e il poco frutto che potete sperare da si pericolosa lettura: e siate pur cauto in questa par te, che non lo sarete mai troppo. Aveva già predetto S. Paolo (b), che sarebbero venuti tempi pericolosi, nei quali erano per insorgere uomini seipsos amantes, elati, superbi, blasphemi, proditores, voluptatum amatores magis quam Dei, semper discentes & nunquam ad scientiam veritatis pervenientes, haben tes quidem speciem pietatis, virtutem autem ejus abnegantes, corrupti mente, reprobi circa fidem. Ci avvisa l'immortal PIO SESTO (c), che i tempi son questi, e con sommo zelo esorta tutti i Patriarchi e Vescovi ad opporsi a tanta infezione, levando dalle mani de' Fedeli que' libri perniciosi, per mezzo de' quali procurano gli empj di sovvertirli: A finibus vestris improbam contagionem depellite, venenatos libros ab oculis Gregis magna vi et sedulitate extorquete. Io non sono fregią,

(a) Diss. de Relig. ab Imp. J. G. lib.
(b) Epist. 2. ad Timoth. cap. 3. v. 2.
(c) Epist. Encycl. sub die 25. decemb. 1775.

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