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disordinato parlare ed irreligioso operar di costoro; e la Religione e pietà resta talvolta più debilitata ed offesa da quelli, che col loro cattivo procedere fanno credere di poco apprezzarla, che dagli Eretici manifesti; nè dobbiamo noi dimenticarci del salutare avviso di S. Tommaso, che a renderci assai cauti nei nostri discorsi ci assicura che da sole parole improprie e disordinate nascono le eresie: ex verbis inordinate prolatis oriuntur haereses (a). La qual massima non ha solo nell' autorità di sì gran dottore il suo fondamento ma è anche appoggiata ad una lunga serie di fatti incontrastabili. A far nascere l'infame setta de' Nicolaiti contribuì moltissimo, giusta il parere di accreditati scrittori, il fatto imprudente di Nicolò, uno dei sette primi Diaconi, il quale, come attesta con Clemente Alessandrino anch' Eusebio (b), per rimovere da se la taccia di geloso espose la moglie agli sguardi di tutti; e bastò la sola negligenza dei Vescovi di Pergamo e di Tiatira, perchè si dilatasse moltissimo nell' Asia minore. E s'egli è vero ciò che racconta l'autore dell' ориscolo intitolato il velo alzato, del che per altro io non mi faccio malevadore, anche la formidabile settà de' Liberi Muratori non d'altronde avrebbe avuta l'origine, che da un' imprudente ragionamento fatto inter pocula da alcuni festevoli commensali di Londra. Aveva forse in tutti costoro l'imprudente parlare e procedere tutt'altro principio d' infedeltà; ma i fatti e le ommissioni colpevoli non ebbero bisogno della cattiva loro intenzione per produrre i pessimi effetti, che v' ho accennati poc' anzi. Che se tanto ha potuto il solo silenzio di chi per altro e temeva Iddio e non negava la Fede, anzi è dichiarato nell' Apocalisse pieno di Fede e di carità (c); se riuscì di tanta ruina un fatto inconsiderato di chi è chiamato nella sagra Scrittura (d) uomo di credito e pieno di sapienza e di Spirito Santo; se tanto possono le sole buffonerie, che non faranno le parole censurabili, e lo scandaloso procedere anticristiano di tanti Sospetti d'infedeltà, nei quali niente si scopre che riuscir possa di edificazione, e nelle pessime parole ed azioni dei quali quello che manca di chiarezza e forza per esprimere una manifesta empietà, si può con ragione attribuire a più raffinata malizia, che per tal mezzo insidioso e coperto cerca di meglio dilatare gl' interni errori, e di sedurre a inan salva?

(a) 2.2. quaest. 11. art. 2. (c) Apocalip.cap. 2. ver. 13.

(b) Hist. lib. 3.cap. 23. (d) Act.cap. 6. ver. 3.

Questo è il fare degli Eretici più maliziosi, dice S. Atanasio (a): Occultant animum...... ut deinde latenter in suam malitiam pertrahant ignaros; ed imitando il Diavolo loro padre, che sotto mentite spoglie ingannò Eva, essi sotto parole e fatti equivoci vanno tessendo inganni per insinuare nell' altrui cuore l'errore: Omnia secundum patrem suum Diabolum cum fraude instituunt; ut enim ille sub alienis vestibus fraudem molitur, ita isti vocabulum Ingeniti excogitarunt, ut sub specie benedicendi Dei dissimulanter adversus Dominum blasphemias suas tegant, easque sub hoc involucro aliis insinuent (b). Le maligne loro arti le troverete esposte con maggior diffusione presso Luca Tudense (c), ed in qualunque altro libro che ne descriva la storia. Vi basti per ora il sapere da me, che S. Girolamo sì bene informato delle pessime loro arti e finzioni diffidando di potere colla sua eloquenza esporre abbastanza quelle di coloro, che negavano la Resurrezione, scrivendo a Pammachio (d) con tale enfasi si esprime: non mihi dives Ciceronis lingua sufficiat, non fervens Demosthenis oratio animi mei possit implere fervorem, si velim Haereticorum fraudolentias prodere, qui verbo tenus Resurre ctionem fatentes animo negant. Il brevissimo saggio, che vi ho dato delle vicende e progressi dell' eresia gianseniana, basta a convincervi che non sono dissimili in questo conto i tempi nostri da quelli di S. Girolamo, e che ea nunc tempora sunt, come scrisse già l'ottimo Pontefice PIO VI. al piissimo Arcivescovo di Cagliari (e), ut non solum repellere apertas formidandasque hostium vires, sed et dolos insidiasque cavere quibus non minus illi valent, debeamus. Tendono insidie ed aguati gl'increduli, che non hanno ancora l'ardire almeno per la maggior par te di far comparire alla scoperta quell' ateismo o naturalismo che nascondono nel cuore ; e basta riflettere all' equivoche proposizioni, profani racconti, ironie e disprezzo che mostrano per le più lodevoli pratiche de' buoni Fedeli, per restarne convinto. Combattono poi alla scoperta tutti coloro, che scosso ogni fre

(a) Epist. ad Episc. AEgipti & Lybiae n. 9.
(b) Lib.de Syn. Nic. dec. num. 29.

(c) Lib. 3.pag. 156. edit. Inglostad. ann. 1612.
(d) Ep. 84. al. 65. ad Pammac.

(e) Breve spedito li 3 1.Ag. 1793. che comincia In perlegendis.

no si sono armati contro di noi, e colla voce e colla penna e colla forza istessa combattono i nostri dommi e quelli che li sostengono, e dicono senz' alcun riguardo che più non è da soffrirsi il giogo insopportabile della cattolica Religione. Contro tutti costoro duopo è che si difenda la Chiesa; et omnis, come soggiunge il testè lodato Pontefice, intercludendus est aditus impiis eorum doctrinis, omnes repellendae perfidarum scientiarum fallaciae, ac interponendum est accurate que tuendum quoddam veluti vallum insitae in animis Religionis, et Dei timoris propugnaculum. Ma qual sarebbe la nostra resistenza e difesa, se paghi di abbatterli quando è giunta al sommo la loro impudenza soffrissimo in pace i meno solenni e perciò più pericolosi e dannevoli loro attentati?

Nè mi replicate, che anche il procedere contro di loro può riuscir male, perchè non si fa senza qualche pericolo d'ingiusta oppressione. La necessità di agire voi l'avete veduta abbastanza; e questo pericolo d' ingiusta oppressione resta escluso da quelle cautele e riserve, che prescrivono le leggi, le quali non permettono che i Sospetti di qualche errore siano trattati come eretici, se non quando confessano d'averlo abbracciato e in esso s'ostinano, e da prove evidenti e da legali disposizioni risulta contro di loro quella presunzione, che così persuada un giudice prudente della loro formale eresia e della loro ostinazione, che non ne possa dubitare per verun conto. Per quelli, che dopo le più diligenti ricerche non lasciano se non che lievi e mal sicuri sospetti d'infedeltà, non altre pene hanno riservate, che la purgazione canonica ed altre penitenze medicinali e discrete ad arbitrio. Ristretta fra questi confini la podestà di chi è destinato a castigare gli Eretici, è vano, credetemi, il concepito timore: e se non prestate fede alle mie parole, credetelo à S. Agostino, il quale ragiona spesso colle indicate cautele in questa materia, non altrimenti da quello che io ho fatto nell' altra lettera spiega anche altrove (a) la parabola della Zizzania, della quale tanto abusano i nostri avversarj: Ipse Dominus, dic' egli, cum servis volentibus zizania colligere dixit: Sinite utraque crescere usque ad messem, praemisit causam dicens: Ne forte cum vultis colligere zizania, eradicetis simul et triticum: ubi satis ostendit,

(a) Lib. 3. cont. epist. Parmen. c. 2. n. 13.

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cum metus iste non subest, sed omnino de frumentorum certa stabilitate certa securitas manet, idest, quando ita cujusque crimen notum est omnibus ut omnibus execrabile appareat, ut vel nullos prorsus, vel non tales habeat defensores, per quos possit schisma contingere, non dormiat severitas disciplinae, in qua tanto est efficacior emendatio pravitatis, quanto diligentior conservatio charitatis. In queste poche parole non solo tutti ha raccolti il santo Dottore i motivi, che possono rendere talvolta ragionevole la tolleranza tra noi, ma ha scoperto altresì quanto esser debba la severità dell'ecclesiastica disciplina, ove cessi ogni rischio e pericolo; ed il pretendere, che a qualunque possibile e non verisimile aggravio dell'innocente debba restarsene neghittosa e sospesa è lo stesso che contraddire all'indicata parabola, opporsi alle spiegazioni di tutti i più accreditati dottori, e render presso che tutti i delitti impunibili. Voi non siete disposto ad inghiottire paradossi sì strani; ed io pago d'avervi, come spero, disingannato anche su questo punto ripiglierò l'antico mio stile, facendo sempre uso del nome di Eretico, del quale si servono anche i nostri contradditori, e con pronte e sode risposte, che spero di poter dare alle metodiche e giudiziose vostre interrogami compiacerò sempre d'essere in caso di rinnovare quegli attestati di sincera stima ed affetto, per cui sono, e mi dico

zioni

LETTERA DECIMA

Si danno alcuni casi, nei quali gli Eretici possono essere tollerati ragionevolmente .

Al

TAI colpo hanno fatto in voi gli argomenti che persuadono la punizione degli Eretici, e vi sono sembrate così insussistenti tutte le ragioni che si adducono a loro discolpa e difesa, che pare quasi che abbiate preso a sdegno quelle riserve che v'accennai in fine dell' ultima mia, e pare che vi dispiaccia, che non tutti gli Eretici nè sempre debbano essere trattati egualmente. Ma calmate di grazia le collere, e richiamate tra giusti confini il vostro zelo; chè non è sempre la vendetta lodevole, neppur quando va a combattere il solo delitto e non per altro motivo perseguita il delinquente, che per odio della sua colpa e per desiderio di riuscire a lui stesso o alla società vantaggiosa. Vi sono delle piaghe al dir d'Ovidio che non devono essere curate, perchè (a) Curando fieri quaedam majora videmus Vulnera, quae melius non tetigisse fuit:

e Seneca, parlando con maggior precisione de' criminali giudizj, non permette che il giudice proceda e corregga, se non quando spera o l' emenda del reo, o il miglioramento o la sicurezza degli altri: Hanc legem in judicando sive corrigendo sequi debet, ut aut eum, quem punit, emendet, aut poena ejus coeteros meliores reddat, aut sublatis malis securiores coeteri vivant (b). In caso diverso il soffrire i maggiori delitti con quel genere di tolleranza, che non li favorisce ed approva, ma dissimula e tace, e li lascia impuniti solo perchè non possono essere castigati senza grave danno e pericolo, non solo non è cosa degna di riprensione, ma è ripiego assai prudente e lodevole, checchè ne abbiano scritto in contrario nell'empio loro Formolario del 1421. gl'implacabili Hussiti (c). Tollera così la podestà ecclesiastica i riprovati riti degli Ebrei, che ridondano in prova e conferma delle

(a) de Ponto lib. 3. ep. 7. (c) apud Cochlaeum lib.

5.

(b) Lib. de clementia. Histor. Hussitar. pag. 189. P

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