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cattoliche verità, così si soffrono da alcuni governi le immondezze delle pubbliche meretrici per preservare dall' insidie e pericoli le donne oneste; e così finalmente in tutti gli Ordini e Stati si dissimulano con grande avvedutezza i delitti più gravi, quando per la loro qualità o per altre incongrue circostanze non possono essere castigati senza pericolo. In queste contingenze hà prescritto il Redentore, come v'ho detto più volte, di non estirpare con importuna sollecitudine il gioglio per non danneggiar le ariste; e ad impedire i mali maggiori chiama S. Agostino in soccorso della impraticabile severità la indulgente carità ut majoribus malis sanandis charitas sincera subveniat (a). Anche il delitto d'Infedeltà è soggetto alle comuni vicende ; e per quanto le molte sue reità lo rendano meritevole della più pronta e severa vendetta, può e deve ciò non ostante andar talvolta impunito. I suoi meriti li avete scoperti nell' altra mia : sentite ora in quanti casi possa andar esente nei tribunali esteriori dal meritato castigo: e a scanso di quella troppo gagliarda apprensione che ha cagionato in voi e la gravità del delitto, di cui si tratta e la moltiplicità de' danni immensi, che nascono da lui e che io vi ho esposti nelle precedenti mie lettere, permettetemi che dopo d'avervi stimolato sull' esempio di S. Paolo, che animò la bontà di Tito ad un discreto rigore contro gl' indegni abitatori di Creta, increpa eos dure, permettete, dissi, che procuri ora di frenare in voi l'eccessivo trasporto del vostro zelo, esortandovi a soffrirne qualch'un'altro in multa patientia, come appunto, al dire di S. Tommaso (b), praticò S. Paolo istesso parlando de' meno indocili abitatori d'Efeso collo zelante e fervoroso Timoteo.

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Non una, voi ben lo sapete, è la condizione degl' Infedeli . Nascondono alcuni nei cupi seni del cuore i loro errori senza manifestarli al di fuori: spiegano altri con fatti e parole quell' Infedeltà che chiudono nell'animo; e questi possono esser divisi in due classi, una delle quali comprende tutti quelli, che non sono mai stati battezzati, come i Maomettani ed Êbrei, l'altra i battezzati, o nati siano questi ed allevati da parenti Eretici, o educati cattolicamente; dei quali i primi furono bensì ammessi nel grembo della Santa Madre Chiesa, ma non ne hanno mai profes

(a) Epist.185.ad Bonifacium n. 45. (b) ad Tit.cap. 1.lect.3.

sati i dommi e misteri, gli altri li hanno già appresi e professati prima di abbandonarli o in parte, se sono Eretici soltanto, o del tutto, se si dichiarano apostati. Come in ognuno di costoro è diversa la condizione e malizia, e non tutti sono soggetti del pari alla podestà della Chiesa; così non tutti devono esser trattati in egual modo, e secondo la diversità della colpa e la varietà delle circostanze d'ognuno è da usarsi diversa dose di tolleranza e castigo. Usurperebbe i diritti della Divinità, che ha riserbata a se stessa la penetrazione de' cuori, chi chiamar volesse al tribunal contenzioso coloro, che senza darne alcun segno al di fuori hanno nell'interno dell'animo abbandonata la Fede: e siccome non avrebbero alcun fondamento le ardite ricerche, così non potrebbero che riuscire di grave danno e disturbo. Jamais la loi civile et ecclesistique n'a autoritè de recherches dans l'interieur de conscience, come notò assai bene l'Ab. de Bonnevalle deputato del Clero di Parigi nella sua protesta (a). Devono dunque per necessità andare impuniti in qualunque foro esteriore quegl' Infedeli, dei quali abbiamo parlato in primo luogo; e la loro colpa, che è gravissima, non può ricevere il meritato castigo che da quel giudice sapientissimo, il quale penetra i segreti del cuore umano, e con più pesante sanzione compensa i disordini, i quali non giunge a scoprire, perchè imperfetta e debole, l'umana legislazione. Altra cura non è riservata alla pubblica podestà sopra costoro, che quella di procurare la loro conversione per mezzo di opportune istruzioni e fervorose preghiere, le quali squarcino quel velo, che li accieca, e chiamino sopra di loro quelle più forti grazie, che sono necessarie per ammollire il loro cuore ed affezionarlo di nuovo alle verità rivelate. Nè altra cura si prende di loro il tribunale del S. Officio, checchè n'abbia detto in contrario calunniando al solito il disgraziato Voltaire (b).

Questa medesima incombenza è quella che Gesù Cristo ha lasciato agli Apostoli e loro successori per rapporto agl' Infedeli, che non hanno mai ricevuto il Battesimo. Sono anch'essi benchè mostrino al di fuori la loro Infedeltà riservati al giudizio di Dio; e se ha la Chiesa il dritto di predicar loro il Vangelo, se ha la pubblica podestà forza e dritto di raffrenarli come nemici quando arditi congiurano a danno della cattolica

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(a) Ecole de Politique par M. Dugour tom. 8. pag. 165. (b) Enciclop. art. Inquisition.

Religione, e può anche vessarli come colpevoli quando troppo indiscreti rovesciano le primarie verità dell'esistenza e provviden za di Dio, la libertà dell' uomo e la moralità dell' azioni umane, che formano la base fondamentale d'ogni Religione non me. no che d'ogni società, nel qual caso accordano anche Ugo Grozio (a) e Pufendorfio (b), che chi ha diritto di esigere da loro che vivano ragionevolmente, può anche e deve pretendere che abbandonino il loro troppo irragionevole e pernicioso ateismo: non può però la Chiesa sforzarli ad abbracciare quelle cattoliche verità, che non si conoscono che per via della rivelazione; e si esporrebbe alla giusta disapprovazione, che incontrò nel Sinodo Toletano IV. il pio Re Sisibuto, chi con buono zelo ma non convenevole violenza ne procurasse per questa strada la conversione. Gesù Cristo nello spedire gli Apostoli a predicare il Vangelo a tutte le genti e nazioni non altro impose loro, che di annunciarlo, nè di altra forza li corredò che di quella di segnalati prodigj, che ne persuadono la verità; ed a chi avesse ricusato malamente di ascoltarli, ed a chi avesse consentito con docilità ai loro ammaestramenti, non altra pena o ricompensa fe ce intimare, che quella che sarebbe stata loro destinata dal Cielo: Euntes in mundum universum praedicate Evangelium omni creaturae: qui crediderit et baptizatus fuerit, salvus erit; qui vero non crediderit, condemnabitur. Cosi leggesi in S. Marco (c). Non anderà la loro alienazione ed infedeltà impunita, ma non dobbiamo noi farne adesso l'inopportuna vendetta. E sebbene non mi siano ignote le violenze usate contro i persecutori della Chiesa e della cattolica Religione e da S. Epimaco è da S. Teodora e da S. Ignazio e da varj altri illustri personaggi, delle quali parlano il Surio (d) e i Bollandisti (e); e sappia che non fu per questo chi ne fece uso riputato indegno del pubblico culto dalla pietà de' Fedeli; e mi ritornino spesso alla memoria e le gloriose imprese de' Leviti emulatori dello zelo del buon Giosafatte e le coraggiose geste di Marco Aretusio, del Diacono Cirillo, di Marcello d'Apamea, di Teofilo Alessandrino e di Giorgio Vescovo d'Alessandria, delle

(a) de Imper. Summ. Potest. cap. 7. num. 6. (b) de Jur. Nat. tom. 2. lib. 7. cap. 4. §. 8.

(c) cap. 16. v. 15. & 16. (d) 131. ottobre nella sua vita. (e) I 29. Maggio e 17. Giugno negli atti rispettivi.

quali parlano e la Sagra Scrittura e le ecclesiastiche storie di Rufino, di Socrate, di Teodoreto e Sozomeno, e d'alcune delle quali è stata dimostrata la convenienza e giustizia da Giulio Firmico Matercolo a Costanzo e Costante, e da Temistio a Valente, pure non è questa la norma, che è stata proposta dalla provvidenza divina da seguirsi cogl'Infedeli comunemente. Con questi esempj ella ha inteso di accennare con istraordinarie ispirazioni ed imprese il diritto assoluto che aveva accordato alla Chiesa di difendersi da ingiuste aggressioni, e l'assoluto potere che ha riservato a se stessa di servirsi d'ogni mezzo e stromento per abbattere l'empietà e vendicare i suoi torti: ma non ha mai inteso di segnare la via ordinaria che batter dovevano i Fedeli per dilatar la sua gloria. Fu questa suggerita da lei colle sue istruzioni nelle accennate parole, e coll' esempio di Gesù Cristo che chiamò con un semplice sequere me i primi discepoli, e disapprovò lo zelo indiscreto di chi con poco plausibile trasporto impetrar voleva il fuoco dal Cielo per punir coloro, che ricusavano di accettarlo. Nè è in nostra libertà il batterne un' altra: e se vi sembra talvolta che uomini savj e forniti d'ogni cristiana pietà abbiano deviato da questo diritto sentiero, dite pure francamente che o non meritano approvazione se l'hanno fatto a capriccio, o non sono nè imitabili nè criticabili se sono stati mossi da straordinarj impulsi del Cielo. A scanso poi d'ogni sbaglio e sorpresa è sempre da riflettersi che altro è l'obbligare gl' Infedeli ad abbandonare le prave loro superstizioni e brutali costumi, altro il costringerli ad abbracciare quelle verità che eccedono le forze dell' umano intendimento; altro è il combatterli allorchè si oppongono alla libera predicazione del Vangelo, altro il punirli quando ricusano d' abbracciarne i dettami; altro l' obbligarli a desistere dall' ingiuriar la natura ed il Creatore altro il costringerli a professare la Fede cattolica. Si può nel primo caso usare della forza, se qualch' incongrua circostanza non lo dissuade; chè non a piantar solamente e ad edificare è disceso il divin Verbo tra noi, ma anche a sradicare e svellere, giusta la frase del profeta Geremia (a), quanto v'era di depravato e venefico. Non si può nell' altro caso; chè tutto esser deve parto di quell' aura lene e soave, che tocca e diletta dolcemente, e per

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(a) cap. 1. vers. 10.

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le vie ammirabili delle interiori illustrazioni e movimenti segreti della mente e del cuore tutto vivifica e perfeziona. E se caddero infranti al solo comparir del Redentore i simulacri d'Egitto, e furono costretti ad un'involontario silenzio quant'altri erano più loquaci e seducenti nell' Europa e nell' Asia, non si cominciò però il nuovo edificio del divin culto che colle amorose istruzioni del Redentore, nè si chiamarono gli Apostoli alla sua sequela che con un semplice invito, nè si procurò il pianto delle Maddalene che per interni impulsi di compunzione e d'amore, nè si intraprese la conversione del mondo che per via della predicazione e della Grazia. Non si volle insomma parto di umana forza e dominio, ma della libera volontà di ciascuno quel primo sagrificio solenne col quale umilia l' incredulo e mente e cuore al giogo soave de' divini ammaestramenti e precetti.

Su queste giustissime tracce, segnate già dal celeste suo Sposo, e seguite fedelmente dai primi promulgatori del santo Vangelo, ha sempre la Chiesa regolati i suoi passi; e lasciate le sanguinose vie della violenza e dell' armi all'infame setta di Maometto, che non trova se non nella forza la speranza del suo ingrandimento, e più sollecita nel suo nascere di coltivare que'primi germogli di cristiana pietà, che dovevano poi crescere e dilatarsi per tutta la terra, che di svellere quell' inutili piante che l'ingombravano e che sarebbero poi state sradicate più utilmente in арpresso, riservò lo sviluppamento di sua giurisdizione nella maggiore ampiezza a que soli tempi ed a quelle sole circostanze nelle quali previde che riuscir doveva vantaggioso al suo intento nè prima nè poi cercò mai la dilatazione del regno di Dio per altra strada che per quella della predicazione apostolica, che battuta con ogni lena e fervore dai primi suoi propagatori non cessa tuttora d'essere la più frequentata e gradita ai suoi più zelanti e fedeli ministri, è la sola raccomandata dalla S. Sede allorchè trattasi di convertire gl' Infedeli. Ne sono un'autentica prova e quei dotti predicatori, che di solo apostolico zelo armati destinarono Nicolò III. (a) e Gregorio XIII. (b) a raccogliere e riunire all' ovile di Cristo i miseri avanzi della riprovata Sinagoga; e que' zelanti missionarj, che la grand' opera

(a) Const. Vineam in fin.direct.Eymeric.p.53.edit. roman.1587. (b) Const. Sancta Mater p. 74. tom. 4. part. 4. Bull. Rom.

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