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to dell' augusto carattere di sagro Pastore; ma pure per quello zelo e spirito di cristiana carità, che deve animare tutti i Cattolici, mi credo autorizzato abbastanza per esercitare con voi lo stesso caritatevole officio: e guardatevi,vi dico ad alta voce, guardatevi dalle insidie di queste ingannatrici sirene! troncate ogni commercio con loro, e fuggitene anche l'aspetto! e giacchè avete sofferto a quest' ora qualche pregiudizio in questa parte, non vi esponete al cimento di far perdite più luttuose, e risparmiate a me il sommo dispiacere che provereí, se dileguate quelle svantaggiose apprensioni che hanno destato in voi contro il tribunale della Fede, mi trovassi in necessità d'istruirvi in cose ancora più rile vanti e più serie. Io non pretendo che appoggiate la vostra risoluzione alle cose che ho accennato fin qui assai leggermente ed in generale. Solo desidero che vi fidiate per ora del sincero amor mio, che parla per vostro bene, e vi avvisa del grave rischio in cui siete, ma non può convincervi con una sola lettera. Non andrà molto che nello scoprimento delle nere calunnie e nella solu zione dell' artificiose fallacie, che i vostri dubbj e quesiti mi daranno campo di manifestare e di sciogliere con maggior precisione, conoscerete assai meglio quanto ragionevole sia l'impegno che ho d'allontanarvi da pascoli così contagiosi ed infet ti ed in attenzione dei pregiatissimi vostri comandi colla maggiore effusione di cuore mi dichiaro intanto

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LETTERA SECONDA

Non è cosa inconveniente, che alcuni dei libri, che
impugnano il S.Officio, siano stati condannati dal
supremo tribunale del S. Officio medesimo.

Vi ha recato gran meraviglia l' aver letto nell' altra mia, che

la maggior parte dei libri che disapprovano il S. Officio siano stati proibiti per decreto del S. Officio medesimo: e pare a voi, che non dovendo alcuno esser giudice nella propria causa, toccava a tutt' altri il condannarli. Così la discorrevano a un dipresso i Luterani e Calvinisti, come osserva il Natale (a), contro le determinazioni della S. Sede e del Concilio di Trento; e non cer cavano altro con tal ripiego, com' egli soggiunge, che di sottrarsi alle meritate condanne; nè ad altro tendevano i loro lamenti, che a distruggere ogni giudice delle controversie nella Chiesa di Dio, ed a confondere il Pastore colle Pecore, ed i Superiori coi loro sudditi e dipendenti. Mi guardi il cielo dal sospettare in voi idee sì stravolte e maligne. Ho però voluto di ciò avvertirvi, perchè conosciate, quanto sia facile a chi sprovveduto delle necessarie istruzioni si mette a discorrere di punti così rilevanti e difficili l' inciampare in errori già riprovati, o pensare almeno e parlare in maniera di far sospettare, che non si disapprovano quanto basta.

Per verità il vostro scrupolo non interessa molto la nostra causa, nella quale della condanna parliamo delle persone, non de libri, tra le quali passa un gran divario. Quella non si matura che per via di giuridiche testimonianze di chi sa quello che è accaduto: questa non adopta che un' accurato diligentissimo esame del senso che o hanno per se stesse, o ricevono paragonate colle antecedenti e conseguenti e collo scopo dell' autore le parole del libro. Quella va a terminare in castigar le persone, che restano convinte d' aver' esternato in qualche modo o con parole o con azioni indegne la loro incredulità: questa non ha per lo più altro

(a) Hist. Eccl. saecul. XVI. dissert.-12. art. 16. ...

scopo che quello di levare dalle mani de' Fedeli un pascolo micidiale ed infetto senz' inoltrarsi a castigarne gli autori. Giacchè però avete toccato questo punto ai dì nostri interessantissimo, non voglio lasciare d'istruirvi alcun poco anche su di questa materia, e vi ripeto in primo luogo, che voi non dovete stendere il vostro dubbio in guisa che abbracci ogni giudizio in materia di Fede, e giunga a negare alla Chiesa ogni podestà di condannare gli errori, che le si oppongono, e di proscrivere i libri che li difendono. Troppo vi accostereste in tal guisa alle massime testè accennate dei Protestanti: e non so qual mai lasciar potreste alla Chiesa legittima podestà, se le negaste quella di pascere il divin Gregge col pascolo salutare delle divine istruzioni, e di allontanarlo dal nocivo e venefico, che somministrano i libri cattivi, che, a parlar colla frase di S. Agostino (a), minutis et subtilibus verborum stimulis animas terebrant, et tanta calliditate circumveniunt, ut deceptus quisque nec videat nec intelligat unde decipitur. Quantunque mancasse alla Chiesa la podestà di castigare gli Eretici, non potreste mai negare ad essa quella di pascere i Fedeli. Il più impegnato regalista non ha ardire sì grande, se non è anche scoper tamente Eretico; è l'autore delle Osservazioni Fisolofiche stampate per la seconda volta in Londra nel 1785., quantunque dichiarato nemico d'ogni podestà ed impugnatore acerrimo anche della discreta e legittima intolleranza, pure confessa che non si può negare ai Pastori del cristianesimo questo diritto che loro essenziale: le christianisme étant une fois admis on ne peut méconnoître ce. droit d'enseigner et de corriger ce qui lui est essentiel qui en fait une institution utile, raisonable et nécessaire (b). Ma per pascerli utilmente non è solo necessario d'istruirli in quelle verità che sono state rivelate, ma conviene allontanarli altresì da que' pascoli infetti, che somministrano gli Eretici e novatori coi libri loro: e sarebbe una ripugnanza insoffribile il pretendere che la Chiesa potesse separare dal ceto de Fedeli quelli che abbandonano la Fede, e non potesse poi levare dalle loro mani quei libri e quelle massime che si spargono per pervertirli. Che direste voi di un principe, che intento a punire tutti i rei d'omicidio, non si prendesse poi alcuna premura d'impedir lo spaccio di quel veleno, è la delazione di quell'armi, ch' esser sogliono i mezzi più efficaci e comuni

(a) Ser. 87. de Tempore.

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(b) Sect. 13. pag. 59.

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per eseguire un così orribile eccesso? Provvederebbe egli abbastanza al buon regolamento e alla sicurezza e tranquillità dello Stato? o, consistendo il buon' ordine d'ogni ben sistemato governo nel prevenire ed impedire i delitti piuttosto che nel punirli, non lo giudichereste voi un principe affatto sconsigliato ed improvvido? Ora sappiate che questo disordine appunto succederebbe nella Chiesa di Dio, se tutta occupata a distruggere quei nemici insidiosi, i quali colle cattive massime ed azioni procurano di danneggiarla, punto non si curasse di svellere e distruggere quell' immonde zizzanie, che spargono coi loro libri per soffogare l'eletto frumento, e sollecita a castigar quelli, che con passeggiere parole divulgano massime contrarie alla cattolica Religione, non potesse poi a chi le stampa arrecare neppur la discreta molestia di veder proscritti i proprj libri, che, a giudizio dello stesso Teofilo Raynaud,esigono più sollecito ed efficace riparo: si parvum collocutorem, dic' egli, qui perpaucos una opera potest inficere, devitandum studiose esse in confesso est, quia corrumpunt bonos mores colloquia mala, quanto certius est, devitandum esse authorem mali operis, qui simul infinitos potest corrumpere (a)?

Una tolleranza così indiscreta è sempre stata alienissima dallo spirito del cristianesimo: e non sì tosto intraprese S. Paolo l'apostolico suo ministero in Efeso, che riportò il bel frutto di veder abbruciati i libri di coloro, qui fuerant curiosa sectati (b), e furono nel Sinodo Niceno abbruciati i libri d'Ario; quelli di magia nel sesto e ottavo Sinodo, e S. Cipriano e Gelasio e Simaco e Ormisda fecero lo stesso con quelli de' Marcioniti e di quanti altri Eretici capitavano loro alle mani. Nè mai si mostrarono difficili nel secondare le giuste insinuazioni di tanti Padri e dottori que' prudenti sovrani, che ne appresero l'importanza e bisogno. E sebbene non possa convenir' ai medesimi, che l'esame de' libri satirici sediziosi ed osceni, non di quelli che trattano di dommi e massime appartenenti alla cattolica Religione (c), delle quali non può esser giudice che la Chiesa; pure non che permesso ma anche plausibile e voluto dalla Chiesa istessa è il costume, che han sempre seguito i migliori sovrani di ajutare anche in questo i giudizj

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(a) De malis & bon. libris partit. 1. erot. 1. num. 6.

(b) Act. 19. num. 19.

(c) Albici de Inconst. p. p. cap. 30. num. 129. e 164.

C

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ecclesiastici. Furono promulgati appena dai sagri Pastori i solenni anatemi e contro i rispettivi errori e contro gli autori, che il gran Costantino consegnò alle fiamme i libri d'Ario, Teodosio e Valentiniano quelli di Nestorio, Valentiniano e Marciano i libri d'Eutiche e d'Apollinare; i libri superstiziosi Onorio, e Teodosio; e di tutti gli Eretici finalmente già condannati i libri tutti che riusciva loro di ritrovare Arcadio, Onorio e Giustiniano; e perchè niuno sfuggire potesse le diligenti ricerche de' loro ministri, e Costantino e varj altri imposero la pena di morte a chi avesse avuto ardimento di occultarli e queste leggi ebbero poi tal forza presso tutti i Fedeli e furono così religiosamente Osservate, che la totale mancanza, in cui siamo, di tutti i libri dei primi Eresiarchi non può attribuirsi ad altra più efficace ca gione, che al timore salutare ch'esse infusero nell'animo de' Fedeli non meno che degli Eretici.

Nè mi dite che i libri, de' quali si parla, non sono tutti di Eretici, nè sono mai così perniciosi e cattivi, che non abbiano qualche cosa, che può servire ad utile e conveniente istruzione; poichè io accordandovi tutto, sebbene molti di loro nulla abbiano che non sia cattivo e dispregevole, tanto sono lungi dal concedervi che debbano essere risparmiati per questo, che anzi sono d' opinione che meritino appunto per tal cagione più sollecita riprovazione e condanna. Un leggitor' inesperto si ab bandona più facilmente ad un libro cattivo di un' insidioso Cattolico, che a quello di un' Eretico, e ne sugge con più avidità a pieni sorsi il veleno: e quel poco di buono, che un libro cattivo ha misto a tanto di guasto e pestifero, non è una luce che istruisce, ma un lampo che abbaglia e copre la deformità del restan te per renderla meno sensibile. Con quest' arte appunto, dice S. Gregorio (a), gli Eretici ingannano i meno cauti, e nascondono fra le cose buone le malvage per far loro in tazze dorate inghiottire il veleno; Habent hoc Haeretici proprium, ut malis bona permisceant, quatenus facile sensui audientis illudant. Si enim semper prava dicerent, citius in sua perversitate cogniti, quod vellent, minime persuaderent . Rursus si semper recta sentirent, profecto Haeretici non fuissent; sed dům fallendi arte ad utraque deserviunt, & ex malis

(a) Lib. 5.Moralium num. 28.

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