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d'averne decretata e stabilita la convenienza, non mai si stende a fulminare ed eseguire le più forti e terribili; questa è lenità e clemenza, che può convenire alla Chiesa, non quella che vorrebbero sostituirvi i nostri contraddittori, la quale dissimula il male, è ad ogni danno insensibile, si perde in una vile inazione, e mostra d' approvar ciò, che merita ogni risentimento e rimprovero. Dio stesso, che non alletta solo ed istruisce colle sue grazie, ma mortifica e spaventa colle tribulazioni e castighi ha incoraggita la Chiesa a mischiare colla dolcezza di madre anche il paterno rigore; e fra tanti esempj, che Gesù Cristo ha lasciati di moderazione e clemenza, non ha mancato di darne alcuni di risentimento e rigore per premunirla contro tutte le ciance e cavillazioni de' suoi impugnatori. V'ho accennati altrove la severità usata cogli Scribi e Farisei, ed i flagelli impugnati contro i profanatori del tempio; aggiungo adesso, che se nell' atto istesso che si accinge a prestare a tutto il genere umano i tratti maggiori di sua amorevolezza e bontà, consegnando se stesso qual mansueto agnelletto al furore degli empi per la salute di tutti, atterrò a scampo e difesa de' sbigottiti discepoli i furibondi sgherri preparati a sorprenderlo; rimproverò i discepoli difettosi; ed abbandonò il perfido Giuda in braccio delle sue furie, perchè e in vita e dopo morte ne facessero strazio; non v'è chi possa a ragione pretendere, che la mansuetudine, che aveva poco prima con tanto calore raccomandata ai discepoli stessi, sia così schiva d'ogni temporal coazione, che non ne soffra alcuna connessione e consorzio .

In non dissimil guisa, come v' ho detto altrove (a), tempera la Chiesa colla dolcezza il rigore; ed ora mansueta e paziente spedisce inermi tra gl' Infedeli i suoi ministri, e colla predicazione li invita alla Fede non d'altro premurosa che o d'acquistare nuove pecorelle al sagro ovile, o d'accrescere i suoi trionfi col sangue de' suoi figliuoli; ora minacciosa e severa difende ne' paesi cattolici le timide pecorelle, e spaventa colla pastorale sua verga i lupi rapaci, o troppo perniciosi e protervi li abbandona ai più rigorosi castighi: non d'altro anche in quest'incontri sollecita, al dire di S. Agostino (b), che di procurare l'emenda delle pecorelle smarrite, o far sì che non sussistano ad altrui danno e

(a) Lett. 10. (b) lib. cont. mendac. ad Cresent.cap.1.NUM, 1.

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ruina: ut quid enim, dic' egli, eos (gli Eretici) tanta cura ve. stigare atque indagare conamur, nisi ut captos in apertumque productos, aut etiam ipsos veritate doceamus, aut cerie veritate convictos nocere aliis non sinamus ? Risparmia anch'essa il castigo dove può vincere colla persuasione e dolcezza, come Gesù Cristo allontanò le fiamme incenditrici da que' Samaritani, che i discepoli volevano inopportunamente abbruciare. Ma se questo fatto mostra, che il risentimento non è sempre lodevole chi può credere per questo che l'abbia voluto escludere in ogni incontro? Ciò che pensa S. Agostino di questo fatto l'avete inteso in un altra mia lettera. Sentite ora come bene accordi S. Ambrogio (a) colla piacevolezza del Redentore l'imprudente allora, ma però non ingiusto in se stesso nè sempre riprovabile rigor degli Apostoli: Quod discipulos increpavit, quia ignem super eos descendere gestiebant, qui non receperant Christum, ostenditur nobis, non semper in eos qui peccaverint, vindicandum, quia nonnunquam amplius prodest clementia tibi ad patientiam, lapso ad correctionem; pas sando poi a scusare ne' discepoli la stessa loro imprudenza: Nec discipuli peccant, dic' egli, qui legem sequuntur : sciebant enim et Phinees reputatum ad justitiam, quia sacrilegos interemerat, et ad preces Eliae ignem descendisse de Coelo, ut Prophetae vindicaretur injuria. Fu di questa assai più imprudente ed impropria la condotta di S. Pietro nello sguainare la spada contro i soldati, che assalirono il Redentore ; e fu per ciò che a ragione venne da lui ripreso anche più aspramente ma il non averlo egli obbligato a deporre quella spa da, che poco innanzi aveva assunta di suo ordine, e e l' avergli anzi comandato, che la conservasse presso di se nel fodero come cosa di sua pertinenza e diritto, che altro significa, al dire di Pietro Bertrando Seniore Vescovo d' Ambrune e di Pietro Rugerio Vescovo di Sens, che furono poi il primo Cardinale, l'altro Papa col nome di Clemente VI., e tanto scrissero nel secolo decimoquarto in difesa della giurisdizione ecclesiastica, che altro significa, dissi, se non che conveniva anche a lui il dar di piglio talvolta a temporali castighi, sebbene far lo dovesse non senza maggiore considerazione e riserva, e non mai con vibrare

(a) Exposit. Evang. sec.Lucam lib. 7.n. 27.

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egli stesso un mortal colpo ? Christus non dixit Petro, quod expelleret a se talem gladium, sed reponeret in vaginam penes se servandum in vagina, ut daret intelligi, quod talis stas si sit penes Ecclesiam, tamen ejus exercitium, quantum ad causam sanguinis, in nova lege vult esse in manu judicis laicalis secundum nutum vero & imperium penes sacerdo- · tem (a) sentimento giustissimo, che avevano appreso da San Bernardo, le parole del quale io ho riportate altrove. Il Dizionario storico degli autori ecclesiastici, stampato in Venezia nel 1768. da Gaspero Storti, dice che, ben lungi dall' impugnarle, Pietro Rugerio sostenne le pretensioni di Pietro Cugneres nemico implacabile ai tempi di Filippo VI. della giurisdizione ecclesiastica ma questa è una delle solite e frequenti imposture di questo libro; e quanto foss' egli fin d'allora impegnato a sostenere i diritti della Chiesa lo dimostrano il Baluzio (b), Ziegelbaver (c), e la stessa risoluzione del Re, che fu tutta favorevole agli Ecclesiastici .

A che stancarci però per ricercar prove e ragioni che dimostrino quanto sia conciliabile colla coazione e rigore l'ecclesiastica moderazione e dolcezza, quando i nostri medesimi contraddittori non ne possono dubitare, se pure vogliono in qualche cosa essere coerenti aloro stessi? Negano essi bensì alla Chiesa il diritto d' infliger pene temporali; chè quest' è che più d'ogni altra cosa interessa la loro causa; ma non quello di punire gli Eretici colla scomunica, che non li turba gran fatto: e sebbene anche di questa moltissimi ne parlino a capriccio, e chi la vuole privata solamente almeno per cert' uni, chi l' ammette pubblica ristretta però alla sola privazione de' sagramenti e participazione del culto pubblico, chi la vuole dipendente chi libera; tutti però convengono nel confessarla una vera pena e v'è tra loro chi tanto ne amplifica la gravità che la paragona ed antepone alle più gravi e terribili. Ammettono adunque costoro anche ne' tribunali ecclesiastici la coazione, e sono costretti a confessare per virtù de' loro stessi principj che è conciliabile coll' ecclesiastica lenità e dolcezza, se pure non fanno professione d'essere

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(a) Biblioth. PP. tom. 4. pag. 877. edit. Paris. 1644.

(b) Note alle vite de' Papi pag.783.

(c) Stor. letterar. de' Benedettini pag. 189.

non

come negli errori così nelle incoerenze immutabili. Che se a scanso di una così gagliarda opposizione volessero ricorrere all'ordine e specie diversa di queste pene, non profittano di molto, nè migliora d'aspetto la loro incoerenza. La diversa indole e natura delle pene spirituali e temporali lasciar possono bensì il campo d'esaminare se è possibile che ambe provengano nella stessa maniera dalla spirituale podestà della Chiesa, com ho fatto io nelle precedenti mie lettere, ma non permetterà mai che si dubiti se una piuttosto che l'altra sia conciliabile coll' ecclesiastica moderazione, alla quale se non si oppone l' asprezza di quelle pene che spogliano fuomo de' ricchi tesori del Cielo, molto meno si può opporre quella che toglie al corpo quella naturale libertà, integrità e tranquillità che desidera. In somma convien che l' intendano anch' essi i pietosi nostri avversarj, e confessino con S. Agostino, che aliud est charitas severitatis, aliud charitas mansuetudinis : una quidem charitas est, sed diversa in diversis operatur (a). Coi caparbj e rivoltuosi Eretici essa è risoluta e severa per odio che porti alle persone, ma perchè ama il loro ravvedimento e disapprova l'errore; cogl' ignoranti e pentiti è misericordiosa e paziente, perchè più non teme il danno d'alcuno e si compiace del loro ravvedimento e va così cangiando stile e maniere, secondo ch'esige il bisogno, senza cangiar mai natura e sembianze. Non persequitur, scriveva Pelagio Papa a Narsete (b), nisi qui ad malum cogit; qui vero malum vel factum jam punit, vel prohibet ne fiat, non persequitur iste, sed diligit. Chi fu più mite di Mosè, che nelle proprie ingiurie punto non si alterò e pose in dimenticanza se stesso per ottenere il perdono al diletto suo popolo ? questa sua dolcezza e carità ammirabile però non impedì che per salvare la maggior parte e placar lo sdegno dell' oltraggiata Divinità non eseguisse sopra molti Idolatri le più severe vendette. Chi di S. Paolo più benigno e pietoso, che si fece tutto a tutti per guadagnarli ? eppure minacciò a quelli di Corinto i più severi castighi, acciecò il mago Elima, e consegnò l'Incestuoso in mano dei Demonj perchè ne soffrisse i trattamenti più dolorosi. Ma dopo gli esempi di Gesù Cristo,

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che ha unita in se stesso un' inalterabile moderazione e dolcezza coi più giusti risentimenti, non è da addursi altr'esempio : e dobbiam confessare coll' istesso Coccejo nelle note a Grozio (a), dove scioglie appunto quest' istesso argomento, che come Iddio sa congiungere colla misericordia le più severe vendette così ha saputo unirle anche in noi senza che ne risulti alcuna inconvenienza e disordine. Sane Deus misericors manet, etsi justitiam exerceat,& nocentes puniat. Magistratus igitur, qui vices Dei gerit, salva misericordia, & in veteri testamento punire crimina potuit, & in novo foedere potest.

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Nè vi faccia specie, torno a ripeterlo, quella maggiore piacevolezza, che, come si è detto, conviene alle persone ecclesiastiche: chè rende la dolcezza e lenità maggiore, ma non dissimile a quella degli altri Fedeli; e le conseguenze, che deve avere la sua maggior perfezione voi le dovete imparare non dagli eruditi moderni, che non sanno quel che si dicono, ma dalla Chiesa, che è colonna, firmamento e maestra di verità. Questa ha giudicato, che niun genere di pena è incompetente al delitto di eresia : e nei due Concilj Lateranensi III. e IV. (b) ha stabilito, che la sola intimazione ed esecuzione delle cruente e capitali disdice all' ecclesiastica lenità. Queste sole azioni adunque e queste pene dovete voi riputare improprie di quella maggior perfezione, che aver deve ne' tribunali della Chiesa l'ecclesiastica moderazione; non quel discreto rigore che l'abilita non che alle spirituali ma anche a determinate pene temporali. Che razza di bontà e misericordia sarebbe mai questa, esclama qui acconciamente con Origene nel suo decreto Graziano (c), che perdona ad uno per metter tutti in pericolo? quae est ista bonitas, quae est ista misericordia, uni parcere, & omnes in discrimen adducere?

Ridotte le cose a questi termini, tutto sarà coerente e ben' ordinato; e voi adottandole rispetterete così nella Chiesa quella maestosa sovrana, che al dir de' Profeti, nelle giuste sue collere divien terribile , come un' esercito preparato a combattere .

(a) Lib. 2. cap. 2. §. 11.

(b) Conc. Lateran. III. cap.26. de Haeret., Conc. Later.IV. cap. 3. de Haeret. tom. 13. Concil. Labb.

(c) Dist. 45. can. 17. Sed illud.

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