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Ammirerete nei sovrani que' valorosi campioni, che sono destinati dalla provvidenza divina a prestare al regale suo trono l'opportuno soccorso. E lasciando alla Chiesa quel privativo diritto, che ha ricevuto da Gesù Cristo di giudicare delle cause di Fede, e quella discreta coazione, che è inseparabile da ogni vera giurisdizione esteriore, giacchè jurisdictio sine modica coercitione nulla est (a), nè stenderete la mansuetudine della Chiesa a quelle pene, che disdicono alla maggior perfezione dello stato degli Ecclesiastici, nè l'autorità de' sovrani a quei giudizj, che ripugnano alla loro condizione e carattere. Ma questo è appunto ciò, che vi ha recato molt' apprensione, e vi fa temere che una tale distinzione di giudice e di esecutore e non convenga per se stessa all'unità della causa, e provveda assai male al decoro del principato, che di sovrano qual'è diviene nello stesso suo Stato ora spettatore ozioso delle esecuzioni altrui, quando le pene sono miti, ora pedissequo e mero esecutore de' giudizj ecclesiastici, quando portano seco la mutilazione o la morte. Ma non sono questi scrupoli che sogni e chi mere non meno vane e ridicole delle dileguate sinora; e svaniranno ben presto poichè vi avrò dimostrato in altra mia, che il nostro sistema s' accorda bene egualmente colla mansuetudine che conviene alla Chiesa e colla maestà de' sovrani e l' unità della causa. Vi costa poco l'aspettare un'altro ordinario per ricevere una più chiara ed importante istruzione su questi punti rilevantissimi. Conservatevi intanto in buona salute, e siate certo che non lascierò mai di essere quale mi protesto

(a) L. 5.ff. de Officio ejus, cui mandata est jurisdictio.

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LETTERA DECIMANONA.

Quale e quanto decorosa incombenza attribuisca la Chiesa alle podestà secolari nelle cause di Fede.

Non preme meno alla Chiesa la sussistenza della temporal

podestà de' sovrani che la conservazione della propria e se questa è da lei procurata con ogni diligenza, perchè parto illustre di quella Sapienza infinita, che l'ha stabilita nel mondo a ristoro della misera umanità quella merita tutta la sua attenzione, perchè destinata da Dio a giovarla e proteggerla: quindi è che si è mostrata mai sempre instancabile non solo nella propagazione e conservazione di se stessa ma anche nella difesa di quei diritti che al principato appartengono: e non è mai nata alcuna eresia a danno della secolar podestà, che non si sia presa la cura di condannarla; e niun' Eretico ha mai vibrato contro di lei alcun colpo, che non abbia cercato di ripararlo colla sovrana sua autorità e potere : ed ha in ogn' incontro dimostrato assai chiaro con quanta sincerità abbia nel Concilio Lateranense adottata la massima del Pontefice Pasquale II., il quale scrisse a Basilio Re di Gerusalemme, che non voleva che la dignità della Chiesa fosse di alcun discapito all'autorità de' sovrani: Nolumus pro ecclesiastica dignitate principum potentiam mutilari. Nacquero nel declinare del 13. secolo i Beguardi, ed a debilitare l'autorità della Chiesa non meno che de' sovrani insegnarono, che i Cristiani perfetti non erano più soggetti all'obbedienza di alcuna podestà umana: e pronto accorse a condannare l'errore il Sinodo Viennense (a), e molti di loro furono assoggettati in seguito al meritato castigo. S'avanzò più oltre Wicleffo nel 14. secolo, e disse, che nullus est dominus civilis, nullus est Praelatus, nullus est Episcopus, dum est in peccato mortali; e che populares possunt ad suum arbitrium dominos delinquentes corrigere: ma sono note le condanne, che riportarono i suoi errori nel Concilio Costanziense e l'autore istesso, quan

(a) Clement. Ad nostrum 3. de Haereticis.

tunque già trapassato: nè fu diverso il trattamento che ebbe ancor vivente Gioanni Hus, che tra gli altri avea rinnovato il primo degli accennati spropositi. Fu dallo stesso Concilio condannato anche il sentimento di quelli che insegnavano essere lecito ad un privato l'uccidere il Tiranno; e questa condanna fu approvata e confermata da Paolo V. (a). Non meno pronti di lui si mostrarono Alessandro VII. ed Innocenzo XI. nel proscrivere molt' altre censurabili proposizioni di que' rilassati Casisti e scandalosi Quietisti, i quali asserivano o che non peccava il popolo che senza ragione ripudiava la legge del principe, o che non era obbligata ad altro una persona spirituale che a prestare ai suoi Superiori un' obbedienza esteriore e non potevano questi comandare la manifestazione del loro interno nel foro esteriore. E non paga poi la Chiesa d' avere presidiata la maestà del trono col celeste suo magistero, ha steso altresì in più incontri l'au torevole braccio a suo sostentamento e presidio, e cogli usati suoi fulmini e castighi non solo negli accennati incontri ma in molti altri ha spaventati tutti coloro che si sono sollevati per disturbarla. Parla di questi il Tommasino (b); e sono noti i solenni anatemi vibrati dal Sinodo Costantinopolitano contro i ribelli dell' Imperator Costantino; l'impegno preso dal Concilio Turonense per consolidare i popoli nell'obbedienza di Carlo Magno; e la scomunica fulminata dal Sinodo d'Acquisgrana contro chiunque avesse mancato alla fedeltà che aveva giurata a Lodovico Pio; e l'assunto preso dal Concilio Tullense per richiamare all' obbedienza di Carlo Calvo Salomone usurpatore dell' Aquitania; e quanto fece in fine e quanto s'adoprò senza mai stancarsi la Santa Sede, perchè non ricevesse alcun discapito il giovine Re Carlo il Semplice dal Re Eudone, che aveva intrapresa un' ingiusta invasione del regno di Francia, e con tant' altri assistiti da lei mai sempre col senno e colla mano allorchè venivano minacciati ingiustamente. Lo vide Eleonora Regina d'Inghilterra, e fu così persuasa di quest' incontrastabile verità, che fra le maggiori sue angustie non trovando altro rifugio che quello che le faceva sperare la sagra autorità del supremo Gerarca del cristia nesimo, animata dalla più soda speranza di conseguirlo esclamò

(a) Constit. 241. Bullar. Rom. tom. 5.part.4.pag. 170, (b) V. & N.E. D. part. 2. lib. 3. cap. 93.

scrivendo a Calisto III., nonne Petro Apostolo, & in eo vobis` omne regnum omnisque potestas regenda committitur? Benedictus Deus, qui talem potestatem dedit hominibus ! Non Rex, non Imperator, aut Dux a jugo vestrae potestatis eximitur (a).

Senza vagare però per le storie della più rimota antichità, quello che hanno fatto ai dì nostri l'Arcivescovo di Cagliari, il Vescovo d'Alghier e varj altri Vescovi di diversi Stati e nazioni per conservare ai rispettivi sovrani ubbidienti e soggette le loro diocesi, e quanto ha fatto e fa tuttora coll'autorità, col consiglio e con ogni più efficace maniera di religiosi sussidj l'instancabile zelo di PIO SESTO per richiamare alla smarrita tranquillità la misera Europa, sono prove incontrastabili della molta propensione e rispetto che nutre la Chiesa per tutti i sovrani. So che le cure paterne dei nostri Pastori non hanno oggi l'esito felice ch' ebbero un tempo quelle di Celestino III. a favore dell' Imperatrice Costanza (b), di Sisto V. a pro della nobiltà Genovese di Gregorio XIII. a difesa del gran Maestro di Malta (c), e di molti altri Ecclesiastici a conforto e vantaggio di principi e na zioni perseguitate: il divario però non è da attribuirsi nè a mancanza di zelo nei protettori, nè a languore e debolezza di quegli officj che s' interpongono a comune vantaggio. Tutta la debolezza e mancanza risulta dall' indisposizione e non curanza di chi deve ascoltarli e questo è il guadagno che hanno procurato colle loro maldicenze e schiamazzi alle cattoliche società i falsi politici, ed è questo il frutto che ne hanno riportato i sovrani coll' ascoltarli. Debilitato ne' popoli il buon concetto che professavano in addietro all'autorità della Chiesa, e con questo anche l'attaccamento alla Religione, non può più fare i colpi suoi soliti l'ecclesiastico ministero, ed i sovrani e i popoli privi di sì forte sussidio forz'è che cedano all' insidie e violenze de' scaltri loro persecutori; ed una fatale sperienza ha fatto loro conoscere quanto sia vero ciò che sulla scorta del Pontefice Clemente VIII. e del Cardinal Beluga disse il bravo confutatore degli errori e calunnie contro la Chiesa e la sovranità, scrivendo che non può lungamente man

(a) Apud Baronium ad ann. 1195. num. 8.

(b) Piatti Stor. de' Papi tom. 7. sez. 12. pag. 40. (c) Leti vita di Sisto V. lib. 4.

tenersi in vigore la podestà dei Re, la tranquillità dei regni, l' obbedienza de' popoli e la purità della Religione ove s'intacchi la giurisdizione ecclesiastica, s'atterri l'autorità della S. Sede apostolică, non si presti ai ministri di Dio il dovuto rispetto, e finalmente a Dio non si renda quello che a Dio appartiene (a).

Ma tutto va bene, voi ripigliate non ben persuaso della costante volontà della Chiesa di sostenere e difendere i sovrani diritti, tutto va bene, ed è certissimo che è stata loro talvolta utilissima : chi può negare però che non se ne debba concepire gran gelosia e sospetto a fronte di tanti aggravj che la pubblica podestà ha ricevuti in tant' altri incontri, e dell' abituale avvilimento che fa della sovrana sua maestà, con pretendere d'averla sempre o spettatrice inoperosa delle più miti, o vile e mera esecutrice delle maggiori vendette? Sono questi i dubbj che tra varj altri voi mi avete proposti nell' ultima vostra, ed io mi sono riservato di sciogliere in questa; e debbo farlo con tanto maggior diligenza quanto più mi stringe la fatta promessa, e quanto esser possono più seducenti e vistosi i motivi dai quali vengono spalleggiati.

Non aspettate però da me, amico carissimo, che riandando le cose già dette voglia in questo luogo ripetere e dimostrare di nuovo quanto fuor di proposito vengano esagerati dai falsi politici gli aggravj fatti dall' ecclesiastica alla secolar podestà. Questi o non sono veri, e non possono recar pregiudizio alla nostra causa; o sono veri, e tutt'altro dimostrano che la malvagità di un potere, che inalzato da Dio nelle cattoliche società non può essere che ordinato al comun bene: e sarebbe cosa veramente ridicola l'attribuire gli sbagli ed aggravj nati dall'ignoranza e malizia di qualche amministratore a quella podestà, di cui egli ha abusato, quando non ha mancato giammai la Chiesa di disapprovarli altamente, e di usare i mezzi più efficaci per evitarli. Ella fece sapere a tutti i sovrani per bocca del Concilio Lateranense, come testè vi ho detto, che non voleva che la loro autorità riportasse alcun discapito dall'autorità della Chiesa. Si protestò colla voce di S. Gelasio Papa (b) d'aver bisogno del loro soccorso, perchè Gesù Cristo aveva disposte le cose per modo, ut & christiani Impera

(a) Avvertimento al lettore tom. 1. pag. 15.
(b) Collect. Concil. Harduin. tom. 2. pag. 934.

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