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essere pienamente convinto? Non è questo un' averla accennata semplicemente, ma un' averla dimostrata a dovere e quel di più che si poteva addurre preso o dal comando che fa loro S.Paolo (a) di trattare i malvagi con asprezza ed imperò, o dalle riprensioni che fa S. Gioanni ai Vescovi di Pergamo e di Tiatira (b), perchè trascurati nell'adempire un così essenziale dovere, o dall'espressioni di Gesù Cristo medesimo, che reputa indegni del nome di Pastore quelli che non l'adempiono (c), o dalla pratica in fine d'ogni età e nazione, sarebbono state prove più luminose bensì e più moltiplicate, ma non necessarie a rendervene meglio informato, e a farvi comprendere quanto irragionevole sia e mal fondato l' erroneo sentimento di Febronio, che col Fleury chiama nuova l'asserzione di S. Tommaso, il quale nel libro contro Guglielmo di S. Amore insegnò, quod Papa habeat immediatam jurisdictionem in omnes Christianos (d). Deh! non m'obbligate di grazia a cose inutili in un' argomento sì vasto, nel quale appena avremo campo di toccare a dovere le più necessarie, e permettetemi piuttosto che con un'utile digressione vi somministri qualche lume, che può meglio scoprirvi l' indole e carattere dell' una e dell'altra podestà, e dileguare dalla vostra mente quelle tenebre, che con maliziose invenzioni e storte massime gli amatori del libertinaggio spargono per ogni dove per far sì che o si distruggano a vicenda o restino entrambe inoperose ed inutili. E' difficile tener dietro a tutte le invenzioni e ripieghi che usano per ottener quanto bramano; basterà però addurre i principali per iscoprirli e scansarli a dovere.

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Confondono costoro la podestà d' Ordine con quella di giurisdizione e al sapere che la prima non può nascere che immediatamente da Dio, il quale si serve bensì de' suoi ministri come ⚫ stromenti delle sue grazie e favori, ma egli è poi che opera immediatamente e principalmente nel compartirli, suppongono che succeda lo stesso anche nel conferimento dell'attuale giurisdizione, e parlano dell' una e dell' altra egualmente, sebbene nè siano in tutto la stessa cosa nè si comunichino per egual modo nè siano sempre indivisibilmente congiunte. Fatta questa confusione d'idee e di cose, non v'è sproposito che non autorizzino, non v'è de

(a) ad Tit. cap. 1. vers. 15. (b) Apocalyp. cap. 2. (c) Joann.cap.10.v.11. (d) Just. Febr. abreviat.cap.3. §. 8.

lirio che non ispaccino per incontrastabile verità. Ed infamano primieramente tutti i migliori canonisti e teologi, che la sola prima podestà d' Ordine riconoscono proveniente da Dio immediatamente, ma della giurisdizione parlando la dicono proveniente bensì anch'essa da Dio ma per mano del Romano Pontefice, che solo ha da Dio immediatamente anche la pienezza di quella giurisdizione che esercita per tutto il mondo cattolico. Scrittori di niun conto e molto pregiudicati diventano per queste sentenze ai loro sguardi i Tommasi, i Bonaventura, i Belarmini, i Verga, i Fagnani e cent'altri canonisti e teologi, che spacciano per ogni dove qual gente insidiosa che colle perverse loro chimere non tendono a meno che a detronizzare i Vescovi dal sublime grado loro, strappar loro l'augusta tiara dal capo e farli semplici ministri sussidiarj e luogotenenti e vicarj del Papa. Posta poi come domma di Fede l'origine della giurisdizione vescovile da Dio solo, non sono meno copiosi e facili nel dedurre da questo principio conseguenze stranissime di quello siano stati nella prima supposizione nell' infamare i contrarj. Non riconosce più in questo sistema alcun limite e dipendenza la podestà vescovile; e soggetta a Dio solo potrà bensì essere adoperata colpevolmente, nel qual caso sarà Dio stesso giudice di un simil reato, ma non mai inutilmente quanto al valore delle sue intraprese e non tra i soli confini della sua diocesi ma diviene indipendente ed attiva anche oltre i medesimi, e tanto si stende e dilata che non meno di quella del Papa abbraccia tutto il mondo cattolico, e non già nelle sole cose che risguardano la difesa della Religione, come al dire del Padre Mamachi (a) hanno creduto molti Presbiteriani e settarj, ma anche in ciò che concerne l'esteriore politica amministrazione, dal che si sono astenuti moltissimi de'Protestanti medesimi: e vogliono che anche presi individualmente i Vescovi siano giudici della Fede ed arbitri di tutte quelle leggi universali, che o dai Romani Pontefici dalla suprema loro sede o dal corpo episcopale adunato con lui anche ne' Concilj ecumenici sono state stabilite pel buon regolamento e governo di tutta la Chiesa. E questa è la podestà delle Chiavi, che dicono essere stata conferita non a S. Pietro soltanto ma a tutti gli Apostoli perchè passasse ne' Vescovi successori ; quest' è la vescovile podestà che i sagri Pastori habent in soli

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(a) Orig. lib. 4. §. 2.

dum, come si spiega S. Cipriano. Che confusione d'idee! che scompaginamento di cose che ruina universale di tutto il mondo cattolico! Non è necessario che siano qui riferiti a minuto tutti i disordini che derivano da si storte massime, perchè sono così evidenti che sa rilevarli chiunque le ascolta. E' però necessario che in tanta confusione di cose io separi il vero dal falso, il domma dall' opinione, dalla luce le tenebre, perchè possiate meglio schivare quell' insidie, che i novatori vanno coprendo con tante invenzioni e raggiri .

E vi ripeto in primo luogo che non può esser confusa nè nei Vescovi nè negli altri ministri ecclesiastici la podestà d'Ordine con quella di giurisdizione e regime: ed il Concilio di Trento che ha fulminata la scomunica contro chiunque dicesse che un Prete non ha bisogno che della sua consagrazione per assolvere validamente (a), ed ha dichiarato che un Vescovo canonicamente preconizzato dal Papa può esercitare la giurisdizione nella sua diocesi anche prima d'essere consacrato (b), ha tolto a tutti i Fedeli la libertà di confonderle. Ha poi l' Ab. Bolgeni nel suo, bel libro dell' Episcopato (c) portato tant' altre prove per confermare questa verità da non poterne più dubitare in alcun modo. Nulla direi dell' origine di questa giurisdizione, come di cosa nella quale trovo divisi i nostri canonisti e teologi in discordi pareri, se di questi stessi non abusassero i nostri avversarj per dedurre al solito le strane loro conseguenze. Niuna delle accennate opinioni è di Fede : e per quanto la prima sia sembrata all' immortal Lambertini (d) e sembri anche a me assai meglio fondata e più coerente all' espressioni di S. Ottato Milevitano, che dice di S. Pietro, che bono unitatis et praeferri Apostolis omnibus meruit, et claves regni Caelorum communicandas caeteris solus accepit (e), e di S. Leone il quale dello stesso S. Pietro assicura (f), che si quid cum eo commune caeteris voluit esse principibus, nunquam nisi per ipsum dedit quidquid aliis non negavit, e del Sinodo d' Aquileja, al quale presiedette S. Ambrogio, che della Chiesa di Roma dice, che inde in omnes venerandae communionis jura dimanant (g); l'altra però, che am

(a) Sess. 14. can. 11. (b) Sess. 23. can. 2. de Ref. (c) Cap. 7. num. 78.&79. (d) De Syn. lib. 1. cap.4. §.2. (e) De Schism. Donat. lib.7.cap. 3. (f) Ser.5.cap.2.& 3. (g) Coustant Epist. Rom. Pontif. tom. 1. col. 554.

mette non che il carattere vescovile ma la giurisdizione ancora da Dio immediatamente, e dopo molte dispute e contrasti è stata lasciata indecisa dal Concilio di Trento, può essere sostenuta tuttora senza notabile censura. Io non in' oppongo che all'abuso che ne fanno i moderni Giansenisti ed increduli a scredito di quelli che tengono l'opinione contraria strapazzati da loro senza pietà, come se spogliata avessero la vescovile giurisdizione della più nobile prerogativa che la rende d'ordine divino, e a danno della Religione e della Chiesa.

Niuno de' canonisti e teologi, che ammettono la vescovile giurisdizione proveniente immediatamente dal Papa, la crede e chiama da gran tempo d'istituzione puramente umana, nè riconosce ne' Vescovi una semplice luogotenenza e vicariato: e se tra gli antichissimi qualch' uno si trova che siasi servito di così inesatte espressioni, è da attribuirsi piuttosto a quella sicurezza, colla quale sciolti dalle insidie di tanti novatori che sono nati dappoi potevano parlare allora senza pericolo d' essere intesi malamente, che ad errore che avessero nell' animo. Tutti i teologi e canonisti di qualche nome dicono adesso che più assai di una semplice delegazione e vicariato esprimono le parole di S. Paolo (a), che raccomanda ai Vescovi la cura del Gregge che è stato da Dio alla loro autorità affidato, e quelle di S. Pietro (b), che chiama di loro pertinenza quella porzione del Gregge, della quale devono aver cura, e quelle in fine di Gesù Cristo medesimo (c), che distingue i veri pastori, che guardano la propria greggia, dai semplici mercenarj e ministri che custodiscono l' altrui. E tutti dicono che sebbene tale podestà di giurisdizione non nasca ne' Vescovi da Dio immediatamente, come quella del Papa e la loro stessa podestà d'Ordine, non è però sussidiaria e di pura delegazione, ma ordinaria e propria del loro carattere, e che dev'essere esercitata a nome proprio non a nome del Papa, fuori dei casi ne' quali agiscono come suoi delegati speciali e sono così lontani dal riconoscere ne❜ Vescovi un' autorità o puramente umana o di semplice delegazione e vicariato, quanto sono lontani dal confondere col mercenario il pastore, il ministro col Principale e l'ordinaria podestà colla delegata e precaria e direbbono anche di più, se non temessero le conseguenze che dedur sogliono i nemici della S. Sede

(a) Act.20.ver.28. (b) 1.Petr.4.ver.2. (c) Joann.c.10.vers.4.

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da qualunque espressione, detta ad esaltamento e gloria della podestà vescovile, per sollevarla contro quella stessa sorgente da cui deriva. Il solo non essere stata disapprovata sinora autenticamente quell' opinione che la fa nascere immediatamente da Dio udiste già quali funestissime conseguenze ha prodotto nella storta logica di costoro a danno della purità della Fede e dell' unità ed armonia ammirabile del regno di Gesù Cristo Della purità della Fede, che non resta meno oltraggiata da chi impugna qualch' una delle sue incontrastabili verità che da chi ha l'ardire di annoverare tra queste le opinioni che non appartengono. Dell'unità della Chiesa, che coll' accennata indipendenza ed estensione della vescovile podestà di più perfetta e più ben sistemata società qual' è veramente viene cambiata in un caos della più disordinata anarchia. Neppur Gersone, quel grande encomiatore e sostenitore intrepido della vescovile podestà, ha avuto l'ardire d' inoltrarsi cotanto, e descrivendone l'estensione e natura, status, dice (a), praelationis episcopalis habuit in Apostolis & successoribus usum & exercitium suae potestatis sub Petro & successoribus ejus tanquam sub habente vel habentibus plenitudinem fontalem episcopalis auctoritatis, unde & quoad talia minores Praelati subsunt Episcopis quibus usus suae potestatis quandoque limitatur vel arcetur & sic a Papa posse fieri circa Praelatos majores ex certis rationabilibus causis non est ambigendum. Esclude in questo luogo Gersone quell' indipendenza che i novatori nemici implacabili dell' ecclesiastica unità pretendono di dover' inferire dall' immediata divina origine, che attribuiscono alla giurisdizione de' Vescovi. Ma che dovrà poi dirsi di quell'ampiezza ed estensione di podestà e di quella dispotica autorità, che accordano loro sopra quanto v' ha di più utile, venerabile, universale e costante nel cristianesimo ?

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So che o nasca dal Papa o da Dio immediatamente, la loro autorità è divina e che competono a lei diritti originarj e primigenj, senza dei quali non sarebbono i Vescovi che ministri sussidiarj e Pastori di nome: e vedete quanto io voglia stendere questi primigenj ed originarj diritti. Quant'è necessario ed opportuno al reggimento e governo della loro diocesi, quanto

(a) de Stat. Eccles. consid. 3. de stat. Praelat.

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