Convien dire che abbiate trovata assai volte ripetuta l' impu tazione d'inumano e crudele a carico del tribunale del S. Officio, o che l'abbiate almeno veduta effigiata a colori assai vivi, se a fronte della vantaggiosa opinione, che ha destata in voi il giusto e vero ritratto, che ve ne ho fatto, vi lasciate uscir dalla penna, che non può negarsi che sia stato talvolta e si conservi tuttora alquanto severo: e sebbene voi cercate di scusarlo colle circostanze de' tempi e colla gravità dei pericoli, le quali esigono talora asprezza e rigore; non lasciate però di crederlo tuttora suscettibile di maggiore moderazione e dolcezza. Io non debbo lasciarvi in quest' inganno e perchè questa è una calunnia tanto più insussistente, quanto più ripetuta, io m'impegno a dimostrarvelo colla maggior evidenza. E vi dico in primo luogo, che convien distinguere dalla crudeltà il rigore; e se quella è sempre viziosa, perchè eccede i limiti della giustizia, non lo è sempre questo, che li rispetta con tanta premura, che ne conserva ogni apice: e non sono pochi i casi, nei quali si verifica ciò, che scrisse S. Agostino a Vincenzo (a), che meliora sunt vulnera amici, quam voluntaria oscula inimici; melius est cum severitate diligere quam cum lenitate decipere.......& qui phreneticum ligat, & qui lethargicum excitat, ambobus molestus ambos amat. Voi stesso avete accennato poc' anzi la maniera, colla quale possono essere giustificati gli antichi rigori, se pure son veri: ma io non ho bisogno di questo ripiego; perchè, come ho detto, parlo non dell'antico ma del tribunale presente, e lo considero non secondo i fatti particolari, che si dicono accaduti, ma secondo le generali sue regole e massime fondamentali, che ha sempre osservate con gelosia; ond' è che per altra strada prendo ora a mo (a) Ep. 9. al. 48. cap. 2. num. 4. strarvi, che non soffre una tale eccezione; e mi dica pure chi ha l'ardire di sostenere il contrario in qual maniera eserciti la crudeltà, ch' io son pronto a dargli la conveniente soddisfazione. E' egli crudele nell' impor pene eccedenti la gravità del delitto, o nel modo di procedere inumano e crudele? Nell' una e nell' altra guisa voi dite, che viene a lui rinfacciata la crudeltà: e le ultime storie, quella cioè di Colonia e di Firenze, non con tente d'avere colle parole esagerata quest' inumana fierezza, l'hanno voluta delineare anche in alcuni rami, ne' quali si mettono sott' occhio e quegl' infelici, che vengono abbruciati, e quei miserabili, che sono assoggettati ai tormenti per poterli abbruciare. Io però non so conciliare tanta fierezza colla costante massima della Chiesa di trattare gli Eretici con quella maggiore possibile dolcezza, che è conciliabile colla comune salvezza e tranquillità della Chiesa. L'affettazione stessa, colla quale si procu ra dagli accennati storici di persuaderla a forza d'invenzioni e di rami, capaci di sorprendere i soli ignoranti e deboli, mi persuade che la cosa sia assai diversa da quello, che dicono; e credo questa una delle solite calunnie inventate per iscreditarlo. Che se si volesse ascrivere tanto rigore non al tribunale supremo, ma ai soli Inquisitori Domenicani, ai quali pare che vogliano restringerlo in ispecial modo il Fleury ed il Van-Espen, e con maggiore impudenza ancora il tante volte summentovato commentatore della Bolla di Paolo III., dirò che questo ancora mi sembra incredibile; si perchè i Domenicani non sono uomini dissimili agli altri, come anche perchè nelle occorrenze questi più degli altri hanno dati contrassegni evidenti di moderazione e dolcezza. Per darvene qualche prova non vi rammenterò le preghiere, che non interpose indarno S. Domenico per liberar dalla morte alcuni impenitenti, de' quali aveva motivo di credere che si sarebbero poi ravveduti; nè la premura, colla quale il P. Matteo Ory (a) si adoprò e in Parigi e in Roma per liberar S. Ignazio da quelle ingiustissime vessazioni ed accuse, che lo molestavano . Fu il primo un tratto d'illustrazione e provvidenza straordinaria, che non poco serve a dimostrare le naturali disposizioni di quelli, che sono succeduti nella sua carica: ed era troppo bella in S. Ignazio la luce delle sue eroiche virtù per non cattivarsi l'amor dell'uo mo anche più inumano e selvaggio. Masterrò altresì dall'accen- (a) Stor. di Francia all'anno 1544. (b) Echard. Scriptores &c. ad ann. 1256. (c) Histoire de France tom. 2. ann. 1431. ce, che essendo in procinto di essere dichiarato Eretico forinale dall' Inquisizione di Spagna, mostrò ai penetranti suoi sguardi colle replicate contraddizioni in vece di un' Eretico un meschino ignorante, e trovò nel pietoso suo cuore il più amorevole e valido difensore (a); e la pietà in fine usata dal P. Commissario Maccolani col Galileo, con impetrare da Urbano VIII. il trasporto di lui dal disagiato ritiro del S. Officio al delizioso soggiorno della villa Medici: tutti questi e cent' altri fatti incontrastabili, io dico, che si potrebbero addurre di Domenicani portati alla moderazione e clemenza, presso un giusto ed imparziale estimator delle cose bastar potrebbero a smentire la calunnia, che si volesse loro addossare, d'essere troppo rigorosi e crudeli: ma non bastano nel tribunale degli inesorabili nostri contradditori, i quali, guidati dall' empio Voltaire, col solo nome di Tommaso Turrecremata, uomo, al dir del Paramo (b), ipsis Pontificibus, tum Regibus valde gratus atque dilectus.... admirabili judicio praeditus, prudentia insigni, egregia parsimo nia, singularique virtute praeditus, e del quale i più accreditati scrittori, al dire dell' Echard (c), hanno parlato mai sempre con somma lode, ma ch' essi spacciano per l' uomo più cru dele del mondo, pretendono d' aver diritto di tradurre tutti i Domenicani per inumani e crudeli. Sono troppo ostinati nel sostenere la loro cabala; ed ha un bel dire Innocenzo IV. nella Bolla, che comincia Inter alia, data nel 1248. (d), che ha scoperta opportunissima la loro prudenza e destrezza per sostenere un si difficile impiego; In Inquisitione facienda contra Haereticos eorumdem Fratrum solertiam novimus plurimum opportunam; e può ripetere mille volte il Suarez (e), che stre nui propugnatores Fidei ex hoc Ordine tamquam ex equo trojano profecti sunt ad destructionem munitionum ab Ecclesiae hostibus oppositarum; che non cesseranno mai costoro di tradurli per indiscreti e crudeli: e per confermare questo loro ingiustissimo sentimento adottano quante calunnie e menzogne rac (a) de Loc. theol. l. 12. c. 9. contano le favole più screditate, ed inventano quante può mai ideare falsità e chimere il livore e la cabala più maliziosa . N'abbiamo una prova evidente in ciò che narrano dell' Inquisitore Roberto , uno dei primi e più celebri sostenitori del nostro tribunale. Di lui ha scritto falsamente Matteo Paris (a), (o piuttosto così hanno scritto gli Eretici interpolatori della sua storia i quali non saprei indovinare per qual fatale combinazione siano stati con sì poca avvedutezza seguitati in questa parte dallo Spondano (b) e da Odorico Rainaldo (c)) ch' egli fu un' Inquisitore crudele e che per l'eccessivo rigore non la durò molto nell' impiego, e fu condannato a perpetuo carcere. Basta questo ai nemici del tribunale per collocarlo nel numero dei barbari persecutori, ed in vece d'inferire, com'era dovere, dal supposto castigo che dunque il tribunale non è per indole e sistema crudele, deducono dalle sognate crudeltà del ministro ch' egli è inumano. E non è molto che una delle vostre gazzette avanzò tant' oltre i rimproveri, che prese a criticare il Pontefice, perchè aveva con troppa moderazione castigata la di lui crudeltà. Di questo grand' uomo troverete una valida difesa nel Bollario Domenicano (d): e dalla nota alla Bolla Dudum di Gregorio IX. imparerete, che fu uomo di molta integrità e saviezza, e di tal valore nel malagevole impiego di difendere la cattolica Religione, che meritò d' essere animato dallo stesso Pontefice a ritenerlo quand' era in disposizione di esentarsene. Ma che monta ciò presso costoro? Matteo Paris lo chiama crudele: questo basta perchè si creda tale, e si giudichino insussistenti le sue discolpe, ed ingiusto quel Papa, che, supposto ancora che l'avesse condannato a perpetuo carcere, lo avrebbe ca stigato con troppa moderazione. Così si fanno essi malevadori delle favole più insussistenti, quando giovano al loro intento, e con una incoerenza inaudita prendono la difesa ora della moderazione, ora del rigore, come più torna loro in acconcio. Nulla vi dico dell'abuso, che fanno a pregiudizio di tutti i Domenicani, del fatto crudelissimo che viene attribuito a Frà Gia como Clemente: chè è troppo facile il persuaderselo. A nulla (a) Hist. Angl. ad ann. 1236. (b) ad ann. 1235. num. 1. (c) ad ann. 1238. num. 52. (d) tom. 1. pag.81, |