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questa massima, che non manca tra loro chi creda colla solita empietà essere per questo appunto la Religione un puro parto dell'umana politica, la quale non potendo colle deboli provvidenze dell' uomo contenere le soggette persone nei respettivi doveri, ha chiamato in ajuto la Divinità, ai di cui sguardi nè può essere alcun mancamento nascosto, nè v' ha chi possa sottrarsi dal suo potere infinito. Nè la necessità della Religione in ogni civile adunanza è sentimento de' soli moderni scrittori e filosofi. Pensarono così anche gli antichi; e Platone chiamò la Religione sostegno della podestà e delle leggi, ed il vincolo dell' onesta disciplina; e Plutarco asserì essere meno difficile, che si trovi città senza suolo che la sostenti, che senza Religione che ne conservi l'unione ed il buon' ordine (a). Cessa, dice Cicerone (b), la fede nella società umana ed ogni giustizia, se si toglie Iddio dal mondo; e ripetono lo stesso Ugo Grozio (c), il commentatore del Pufendorfio (d), e quanti altri non hanno professato un pretto ateismo. L'autore delle novelle ecclesiastiche di Parigi non contento d'aver' adottato questa massima, l' ha anche munita di quest' efficacissima dimostrazione. La politica costituzione e il governo d'ogni Stato restano dalla Religione consagrati per modo, che mostrando per lei come un sigillo ed impronto della Divinità divengono più graditi ai popoli, e meno esposti alla violazione e disprezzo; e i doveri del cittadino divenuti anche doveri di chi professa la Religione acquistano nuova forza e diritto ond' essere adempiuti esattamente; ed appoggiato alla divinità perde gran parte della natia debolezza anche ciò che è parto dell'umana istituzione (e). Volete un saggio dell' infelicità, che per mancanza di questo sussidio incontra un'uomo mancante di un così salutare presidio ? ve lo somministrano tanti viaggiatori che talvolta si sono incontrati in que' selvaggi che vivono nascosti fra le selve della nuova Zembla e della nuova Guinea. Volete un'idea di ciò che può divenire una società colta ancora e civile, che perde la Religione? Ah che pur troppo ve la somministra la Francia! nè poss' io additarvela senza raccapriccio ed orrore. Ma che altro si poteva

(a) adversus Colotem. tom. 2. Oper.

(b) lib. 1. cap. z. de natur. Deor.

(c) lib. 2. cap. 20. §. 44. & 45. de J. B. & P.

(d) lib.7.c.4.5.& 8.t.2. (e) Nouvel.Ecclesiast.du 10.Juill. 1790.

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aspettare da quel libertinaggio e da quell' irreligione, che da qualche tempo avevano alzate colla maggior' impudenza le abbominevoli insegne in quelle amene contrade? Aveva il Clerch predetto in Olanda in un congresso, ch' ebbe coll' empio Collins ed altri liberi pensatori Francesi, le conseguenze funeste de' strani loro pensamenti, allorchè disse loro, che i Deisti rompono i legami più certi dell'umanità, insegnano a scuotere il giogo delle leggi, distruggono i motivi più inducenti alla virtù, e privano gli uomini di tutte le loro consolazioni (a). E noi le vediamo tutte, ahi con quanto rammarico! avverate in questo regno infelice, che per mancanza di Religione avendo spezzato il freno di que' sovrani e Pastori che lo reggevano con tanta prudenza e dolcezza, è caduto in mano di que' perversi amministratori che per questo difetto medesimo chiamerebbonsi anche da Platone (b) seditiosi viri, larvarumque ingentium praesides, imo larvae ipsae simiae maximae maximeque praestigiatores so phistarumque sophistae.

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Convengono anche moltissimi nel sostenere, che giova assai più al bene della civile repubblica, che vi sia una sola Religione, di quello che siano i suoi membri divisi nei discordi pareri di contrarj riti, cerimonie superstiziose e falsi dommi. E sebbene il Bartolotti in vece di riconoscere nei varj errori, che in se raccoglie una repubblica, in cui abbiano asilo diverse sette ripugnanti e contrarie, quelle nocive zizzanie spine pungenti ed amare lambrusche che hanno accennate con disapprovazione i santi vangeli ed i primi nostri istitutori, altro non veda con Solimano signor de' Turchi, che una moltitudine di vaghissimi fiori che per la loro varietà adornano con molta legiadria ed eleganza un'ameno giardino; pure mosso forse dall' assurdità di così strana immaginazione, pare che si ricreda altrove (c); ed in fine confessa, che nella diversità di sentimenti in materia di Religione evvi nascosto un certo seme di disunioni e disturbi, che può cagionare danni gravissimi nella società, se mancano gli opportuni provvedimenti per preservarnela. E questo suo ultimo sentimento non è soltanto coerente alla bella massima

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di Giusto Lipsio (a), uno dei maggiori politici ch' abbia vantato il secolo xvi., il quale con Mecenate presso Dione (b) proibisce a chi veglia alla pubblica tranquillità ogni tolleranza in questo genere, e dice con gran senno, eos, qui in divinis aliquid innovant odio habe, & coerce; ed alle ben fondate riflessioni del Varillas (c), il quale nell' impegno, che hanno sempre con non minor' astuzia che vanità mostrato gli Eretici d'unire per questo mezzo i discordi pareri, altro non vede che un malizioso pretesto inventato da loro per dilatare e moltiplicar maggiormente le dissensioni e gli errori ; ma corrisponde anche ai più noti dettami della ragione, la quale scopre ad un semplice colpo d'occhio, che la Religione riuscir deve per necessità tanto più forte a contenere i seguaci nei rispettivi doveri, quanto maggiore è il numero e la forza di quelli, che colla voce, coi fatti s'uniscono a mantenerla in vigore ed in credito, e tanto più feconda di dissensioni e contrasti, quanto più crescono i contraddittori e violatori delle sue massime. Non v' è cosa più utile all' esterior pace e tranquillità dello Stato che l'unione degli animi ne' medesimi sentimenti. Cosa non v'è, che più la turbi de' discordi pareri in materia di Religione. Dall'essere i primi Fedeli un' anima sola e un cuor solo in Gesù Cristo risultò nella Chiesa di Gerosolima quell' armonia ammirabile, che descrive S. Luca (d). Da discordi pareri in questo genere nati sono contrasti orribili non solo nell' intere città e nazioni, come tra i Giudei e gl' Israeliti un tempo fra loro amicissimi, e divenuti irreconciliabili allora solo che alzarono al

tare contro altare, ma nelle istesse private famiglie senza ch' abbia potuto servire d' alcun lenitivo o l'autorità del capo che le governava, o la congiunzione del sangue, o la comune abitazione. Da qui ebbero origine le discordie tra Isacco ed Ismaele nella famiglia d' Abramo; da qui nacquero i dispareri tra Giacobbe e Labano nella Mesopotamia; e per questo ebbe Mosè a contendere con Safora nel viaggio d'Egitto.

(a) Politicor. lib. 4. cap. 2.,& advers. Dialogist, de una Religione.

(b) lib. 52. num. 36.

(c) Hist. des revolut. arriveés dans l' Europe en matiere de Relig. (d) Act. cap. 4. vers. 33.

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Ma non più, chè la cosa è troppo evidente; ed il ridicolo pensamento del Bartolotti, che non ha avuto ribrezzo di dare un Turco per malevadore de' perniciosi suoi deliri neppur tra i Turchi può ritrovare quella sussistenza ed asilo, che si va ideando e voi lo potrete rilevare assai bene leggendo il bel ragguaglio 64, che dà del suo Parnaso Trajano Boccalini nella prima centuria. E' da cercarsi piuttosto, se come la Religione è necessaria alla sussistenza d'ogni civile repubblica, e nuoce alla sua tranquillità e sicurezza se viene divisa da nojosi contrasti di opposti riti e pareri, così tra tutte sia la sola cristiana Religione la più plausibile; ed avutosi il necessario riguardo alle varie comunioni, nelle quali questa è stata divisa dai male augurati settarj, se tra queste quella sola Re ligione, che ammette e professa la comunion de' Cattolici, sia alle civili società la più vantaggiosa: e qui ancora non trovo quanto alla prima parte gran difficoltà e contrasto. Vedo in primo luogo che è cosa assai chiara ed ammessa di comune consenso e dagli antichi suoi apologisti e dai moderni più esperti giureconsulti e politici, che fra tutte le Religioni non v'è la più conveniente alla umana ragionevolezza ed alla civile repubblica della cristiana presa nella maggiore sua estensione ed ampiezza. Lo ha dimostrato ampiamente Eusebio (a) e Teofane Arcivescovo di Nicea (b) tra gli antichi, e tra i moderni Bos suet nella sua Politica cristiana, Armando di Conty nel Disinganno de' Grandi, e il Pufendorfio (c) e il Budeo (d) ed il Presidente di Montesquieu (e) e varj altri, i quali godono presso i nostri avversarj non piccol nome. Nè merita risposta lo sciocco delirare di Pietro Bayle (f), il quale nega essere la cristiana Religione utile allo Stato perchè finge di non saper combinare colla sua tranquillità l'obbligo che hanno i Cristia ni di render bene per male, di amare i nemici e far del bene

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(a) lib. 1. de Praeparat. Evang. cap.

(b) apud Possevin. tom. 2. Apparat. Sacr.
(c) conc. della Pol. colla Crist. Relig.
(d) Conc. della Relig. Crist. collo stato civile.
(e) Esprit des loix liv. 24. chap. 3.
(f) Divers. Cogit. art. 141.

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a chi li odia. Non sarebbe egli restato in così vergognosa ignoranza, se avesse letto la lettera di S. Agostino a Marcellino (a), dove mostra la convenienza di un tal precetto, e non dalla sola natura e sistema delle civili società ma dal consenso ancora de' più illustri Gentili, e dai successi delle città idolatre ne scopre l'utilità ed il merito; e confuta altresì con gran forza la sciocca opinione di coloro, che attribuiscono, come fa ai dì nostri Eduardo Gibbon, la decadenza dell' Impero Romano alla professione della Religione Cristiana .

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L'utile che alle civili società da essa deriva, se sia da tutti i suoi membri nelle principali sue massime almeno custodita fedelmente, è così manifesto, che lo stesso Voltaire, quel gran maestro e capo de' moderni libertini ed increduli, non ha potuto a meno di non confessarlo in qualche maniera, e scrivendo ad Urania dice, che se il Vangelo è un' errore, è tale errore, che felici rende gli uomini. Nicolò Macchiavelli (b), Vinnio (c), Rousseau (d) ed altri si sono anche inoltrati di più, e specificando minutamente i vantaggi che ne ha riportati il genere umaad essa attribuiscono la moderazione che usano adesso i vincitori coi vinti e conquistati paesi; ad essa la schiavitù ormai del tutto abolita, e la povertà tolta a quel disprezzo in cui gemeva presso i Gentili e geme tuttora presso i Cinesi non cristiani (e), e sollevata all' onore della comune fratellanza in Gesù Cristo; ad essa i costumi più umani e civili introdotti nel mondo; la notabile diminuzione di que' suicidj e di quell'abbominevoli laidezze, che con tanto eccesso regnavano ai tempi del gentilesimo (f); e ad essa in fine la più soda autorità ch' hanno i governi presenti, e la loro maggior sicurezza e perizia: e riducendo il Montesquieu (g) dopo Polidoro Virgilio (h) a sommi capi tutti i vantaggi, che la società ha riportati dalla Religione cristia

(a) Ep. 138. al. 5. ad Marcellin. num. 15.

(b) Dell' arte della guerra lib. 2.

(c) Comm. in Inst. Imp. lib. 1. tit. 2. & tit. 5.

(d) Emil. ou de l' Education tom. 3.

(e) Opusc. Critici del March. Eugenio Guasco opusc. VI.

(f) Pallavicin. Difesa del Pont. tom. 3. l. 3. cap. 5.

(g) lib. 24. cap. 3. Esprit des loix.

(h) lib. 8. de Ar. Inventorib. cap. 7.

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