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cono di professare. Il solo volere scrivere con qualche precisione di tutti quelli, che nomina in un' annesso discorso il compilatore dei varj opuscoli, che sotto nome di Storia uscirono alla luce in Colonia nel 1759., vi stancherebbe fuori di proposito, e riuscirebbe a me molestissimo. Di tutti posso dirvi in generale, che in questa materia mostrano più odio e mal' animo che erudizione e perizia, ed hanno più arte e malizia per ingan nare che autorità e ragioni per convincere: in particolare poi io non parlerò che di quelli che reputo i più perniciosi, sebbene alcuni di questi siano forse meno colpevoli e maliziosi degli altri .

inci

In due classi divido tutti quest' infelici detrattori del tribunale. In una ripongo coloro, che ne hanno parlato per denza, oppure traviando dal loro scopo hanno cercato fuor di proposito motivi e pretesti per oltraggiarlo. Nell' altra metto tutti quelli, ch' hanno trattato di proposito di questo argomento o preso in tutta la maggiore sua estensione, o considerato in qualche determinata sua parte. Della prima classe io non parlo, e perchè sono così moltiplicati e frequenti, che non è possibile di tutti accennarli, e perchè meritano quel disprezzo, ch' hanno preteso di poter fare di un tribunale così rispettabile. L'istessa affettazione, colla quale vanno mendicando pretesti per moltipli car le ingiurie, li manifesta per appassionati e maligni. Nè credo voi sì debole, che possiate esser rimosso dall'antiche vostre massime da importune declamazioni, invenzioni maligne e racconti ridicoli, che ad ogni passo troverete in costoro. L'arte di screditar tutte le cose più serie e più rispettabili per via di derisioni ed insulti è divenuta ormai troppo nota, e non ha più forza di sedurre se non quelli, che hanno colla corruzione del loro cuore e perversità di costumi aperta un' ampia strada alla seduzione ed all' inganno. Haud obscurum est, direbbe di questo stile S. Cirillo (a), sermones illos delirantis & ab omni veritate destituti esse.

Meritano qualche maggior considerazione gli autori dell' al tra classe, i quali sebbene non dissimili dai primi nell' invenzioni e menzogne, pretendono nondimeno di appoggiare gli erronei loro sentimenti a sodi principj e concludenti dimostrazioni. Non sono le loro pretensioni meno insussistenti di quelle

(a) Lib. 2. contra Julianum.

dei primi: non possono però essere disprezzate del pari per la cattiva impressione, che sogliono fare in animi meno esercitati e meno pratici anche le cavillazioni e sofismi. Darò adunque di costoro in questa istessa lettera un breve saggio; e son sicuro che dalla stessa loro condizione e carattere resteranno, per la maggior parte almeno, screditati in modo presso di voi, che vi vorrà poco più perchè vi risolviate ben presto d'allontanarvi affatto dai loro sentimenti e delirj.

Sono questi per lo più Protestanti, i quali condotti da quello spirito privato, indivisibile compagno della tolleranza indiscreta che si disapprova dal tribunale, ed irritati altresì dall' argine sodissimo ch'hanno in esso trovato insuperabile ne' tanti luoghi dove hanno procurato di dilatare i loro errori, tutto hanno rivolto contro di lui il veleno di quelle sacrileghe penne, che s'erano già stancate invano contro i più sacrosanti dommi della cattolica Religione; e con una incoerenza propria solo di chi ad occhi aperti si mette a combattere la verità conosciuta hanno preteso di giustificare la tolleranza più scandalosa nel tempo stesso che accendevano roghi per abbruciare i Serveti ed i Monceri, alzavano patiboli per decapitare i Barnevalli, bandivano i Carlostadj, imprigionavano i Grozj, e nella Germania, nella Francia, nell' Inghilterra, nell' Olanda e altrove menavano quelle orribili stragi che narrano le storie. Successori ben degni anche in queste incoerenze ed eccessi degli antichi Eresiarchi, e specialmente de' perfidi Donatisti, ai quali rimprovera S. Agostino (a) le sevizie usate contro Marco, Restituto Marciano, Massiinino e tant' altri, ch'erano dichiarati pel buon partito, nel nel tempo istesso che non cessavano di lamentarsi di quella coazione discretissiina che usavano con esso loro i Cattolici o per difendersi, o per convertirli. Dopo le rivoluzioni dell' empio Lutero e di que' novatori indegni, che mossi dallo strepito di sì fanatico impostore lo hanno seguitato ed hanno diviso in tanto dissimili sette l'infelice Settentrione, tra quelli che con impegno maggiore e colle perverse loro produzioni hanno procurato di accreditare quelle massime che combattono il sagro tribunale dell' Inquisizione, io non trovo chi a ragione si possa antepor

(a) Epist. 105. al. 166. ad Donatist. n. 34. tom. 2.pag.225.

re a Girolamo Mario autore del sedizioso ed empio libro intitolato Tractatus de arte & modo inquirendi Haereticos Venne alla luce al primo urto che soffrì la nuova setta dagl' Inquisitori Tetzelio e Prierate, e fù stampato colla falsa data di Roma nel 1553. e colla mentita approvazione dello stesso Prierate e de' Cardinali della S. Inquisizione, i quali mossi da tanto ardire ne promulgarono la meritata condanna insieme coll' altr' opera intitolata Eusebius captivus, che espone già messe in pratica le false e calunniose regole fissate in quello, ed i principali dommi della cattolica Religione urta e calpesta. Ma non lasciò per questo di rinnovarne la stampa in Londra Ricardo Chiswel nel 1690. con altri opuscoli di non dissimile calibro, proibiti anch'essi dalla Congregazione suddetta con ugual forza e giustizia.

Dopo costui non vedo chi più dell' apostata Marc' Antonio de Dominis abbia adottati in questa parte i pessimi sentimenti de' Protestanti, il quale ne' libri vi. e VII. della proscritta sua Repubblica Ecclesiastica non solo tenta di rovesciare i principj fondamentali, sopra de' quali si regge un così utile edificio (a), ma prende ad ingiuriarlo e combatterlo direttamente con quell' armi medesime ch' erano state usate prima di lui, e ch' hanno maneggiato si spesso quanti altri sono insorti ad oppugnarlo dappoi. Fra Paolo non ha in tutto seguito l'orme indegne di questo dichiarato nemico della cattolica Religione; non lo ha però disapprovato in tutto: e nell' infelice storia, che fa dell' Inquisizion di Venezia toglie anch' egli alla Chiesa un tribunale sì sagrosanto per tutto ridurlo alla sola giurisdizione dei sovrani, e procura di restringerlo e debilitarlo per modo che meno conferir possa all' intento di difendere da ostili invasioni la cattolica Fede. Egli nutre così la malnata pro pensione che ha sempre avuto pe' sentimenti de' novatori: ed io non dubito punto che Marc Antonio de Dominis, come della favolosa storia del Concilio di Trento, così si sarebbe fatto ben volentieri editore della storia dell' Inquisizione del suddetto Sarpi, se non fosse stata nascosta per qualche tempo fra le mani di pochi. Non vide la luce che nel 1630. colle stampe di Ginevra, varj anni dopo la morte d'entrambi.

(a) Lib. 6. cap. 5. num. 168. e 172.

Non meno irreligiosa ed erronea di queste, ma assai dissimile nella struttura e nello stile si è l'altra produzione, che fu pubblicata sullo stesso argomento colle stampe di Colonia nel 1681. col titolo d'Inquisizione processata, e fu condannata dal S. Officio di Roma i 14. aprile 1682. In quelle l'apostasia e l'irreligione degli autori unita alle aperte falsità, che spacciano arditamente, scemano di molto quel credito, ch'essi hanno procurato di conciliar loro coll' erudizione, e collo stile assai colto. In questa tutto collima a renderla deforme e dispregevole. Delle prime vi posso dire con verità, che nulla contengono che non sia favoloso e sofistico: di questa non so che vi dire, perchè nulla contiene che sia decente e soffribile. Il ridicolo autore si vanta d'avere scritto un'opera storica ; e nulla dice di vero che possa appartenere alla storia dell'argomento che ha per le mani. Si vanta di voler dir cose delle quali non si potrà mai giustificare il tribunale del S. Officio; e nulla dice che in qualche modo al S. Officio appartenga, ed abbia bisogno delle nostre giustificazioni. Pretende di disingannare i lettori; e si contenta che questo capo d'opera, confessato da lui capace d'attediare chiunque colle lunghe sue dicerie e collo stile abbietto, sia confuso cogli altri, e prima di esser letto sia condannato a quella obblivione e disprezzo, che merita per mille titoli. Ecco come parla al lettore nel presentare a' suoi sguardi questo nobil parto del suo raro talento, ed io l' espongo colle stesse sue parole, perchè bastano queste sole a scoprirne il carattere : Che se tu stimi che l, abbassar gli occhi su questo libro sia un' avvilire il tuo merito ti prego di accumularlo almeno con gli altri cittadini del tuo museo, affinchè col zero del suo valore accresca il numero alla plebe più minuta degli altri tuoi libri: così egli. Non si può dare sciocchezza maggiore di questa meschina operetta; nè può sedurre che un'in

sensato.

Anche il Trattato delle leggi contro gli Eretici, che uscì alla luce in idioma inglese nel 1682. e fu poi riprodotto in lingua francese colle stampe di Ginevra nel 1725., le favolose memorie della corte di Spagna e d'Inghilterra della contessa d' Aunoy la Relazione dell' Inquisizione di Goa attribuita al Delon e proscritta dal S. Officio di Roma i 29. maggio 1690., e varj altri opuscoli stampati sul declinar del secolo XV11. parlano della punizione degli Eretici con molta irreligio

ne, falsità e disprezzo: e mi duole assai di dovere annoverare tra questi l'abbate Fleury, che in varie sue opere, e specialmente nei Discorsi sopra la storia, e nelle Institutions au Droit Ecclesiastique condannate i 21. aprile 1693. aprile 1693. non si è scostato abbastanza dalle perverse massime di si deformi esemplari.

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Quello però che con un libro di più vasta mole e con più raffinata malizia ha procurato di screditarlo è stato Filippo Limborch, il quale memore dell' ingiuste violenze che il suo partito de' Rimostranti aveva sofferto nel Conciliabolo di Dordrekt e non ancor sazio d'averne e coll' edizione della lettera di Gaspare Barleo pubblicata da lui colle stampe d' Amsterdam nel 1684. (a), ed in altre maniere mostrata la sua disapprovazione, volle rinnovare i rimproveri di quella intolleranza indiscreta scrivendo contro il tribunale dell' Inquisizione, che fuor d'ogni ragione immaginò non dissimile dall' irregolari conventicole de Gommaristi, e nella voluminosa sua storia che diede alla luce colle medesime stampe nel 1694., scrisse contro di esso con quella prevenzione e mal' animo che è proprio di chi grondante di sangue ha a fronte il nemico dal quale viene con gran forza e vigore incalzato, con quei pregiudizj che sono proprj di un Eretico Rimostrante, e con quell' impostura in fine e malafede che esigeva la qualità della causa che aveva a trattare. Egli mostra nella sua storia così poco d'esattezza e criterio, che anche l'autore dell' altra storia del tribunale dell' Inquisizione, che uscì alla luce colle stampe di Colonia nel 1693., quantunque assai pregiudicato anch'esso e tutto intento a premer l'orme infelici di così tenebroso esemplare, non ha potuto a meno di non disapprovarlo in più luoghi e Moshemio istesso (b) confessa, che non si è servito che di scrittori di second' ordine e di poca accuratezza. Si vanta, è vero, Limborch nella prefazione d'aver consultato l' Eimerico, il Pegna, il Simanca, il Paramo il Zanchini e varj altri scrittori ottimi in questo genere; non lascia però d'unire a questi anche Fra Paolo Gonsalvo Montano autore dell' operá intitolata Inquisitionis Hispanicae Artes &c.

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(a) Praestant. virorum Epist. Ecclesiasticae & Theologicae &c. Fides imbellis sive Epist. Pamenetic. ad illustrissimos & potentissimos confaederatarum Provinciarum Ordines pag. 582. (b) Istituz. Istor. Jaer. 13.

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