Obrázky na stránke
PDF
ePub

LETTERA SETTIMA

Sono insussistenti e debolissimi i motivi che si adducono
dai novatori per preservare gli Eretici
da ogni reato e castigo.

Anche

nche dopo le molte e sode ragioni da me addotte per dimostrare la reità dell' Eretico è giustissima l'istanza che mi fate per sapere a quali fondamenti appoggiano i Tollerantisti il sentimento contrario: chè non è stato da molti applaudito il costume de'Socratici, i quali dalla sola evidenza di una parte prendavano motivo di giudicare senza curarsi di ascoltare le ragioni dell'altra. Queste, benchè deboli e contrarie alla verità già dimostrata, devono essere sentite e per togliere ogni motivo di lagnanza all'avversario e per rendere se non più evidente almeno più copioso e più circostanziato il giudizio. E questo è appunto il bene che aspetto dalla breve esposizione e confutazione che sono per fare di quelle ragioni, che portano i nostri contraddittori per preservare da ogni castigo l'ereticale perfidia. Udiste già dalle passate mie lettere gl' inutili sforzi che fanno per cassare dal ruolo dei più enormi attentati l'eresia: udite ora per quante e quanto lubriche e malagevoli strade cercano di sottrarre gli Eretici dal meritato castigo o in tutto anche da quelli dell'altra vita, o in parte da quelli almeno che aspettar si possono in questa dall' umana legislazione. Procurano di conseguire il primo intento con immaginare in Dio e nelle ragionevoli creature cose insussistenti e ridicole: procurano l'altro col fingere in noi una libertà di pen. sare e parlare ripugnante ugualmente. Di questa parlerò a parte in un' altra lettera, che spero di potervi spedire nel venturo ordinario: vi dirò nella presente qualche cosa sull'indifferenza che suppongono in Dio relativamente a qualunque sorta di culto, e sull'ignoranza che suppongono in noi invincibile per trovare anche in noi qualche difetto che nelle nostre infedeltà ci favorisca e discolpi.

Non è il primo sistema una nuova scoperta del secolo illuminato, ma un'antica invenzione, colla quale sin dal nascere della Chiesa presente procurarono gli Fretici di scansare il meritato castigo. Apelle famoso eresiarca l'inventò nel secondo se

colo dell' era volgare; ma non ebbe allora il felice incontro che ottenne dappoi. Ebbe qualche vantaggio e progresso tra i Manichei; ma poi da tutti abbominato cessò di sussistere ben presto ed appena restò la memoria dell' Indifferentismo in poche storie, che tramandarono ai posteri la notizia della storta e ripugnante maniera di pensare de' suoi autori, che quanto più crebbe la luce del santo vangelo, tanto meno fu trovata degna non che d'approvazione, ma di confutazione e risposta. Comparve così assurda ed inverisimile agli occhi di S. Agostino, che dopo d' aver riportato sulla fede di Filastro ch'era stata insegnata da certo Retorio (a), quod ita, soggiunge egli, est absurdum, quod mihi incredibile videatur (b). Non è meraviglia dunque che un'opinione si strana cadesse in tale dimenticanza, che dopo i primi suoi inventori e propagatori si trovi appena per molti secoli chi ne abbia fatta menzione. Era riserbato ai tempi a noi più vicini, fecondi di vizj non meno che di errori incredibili, il riprodurla alla luce qual prezioso parto della moderna libertà di pensare, e dopo gli accennati Manichei Quintino Sartore Piccardo fu il primo che la rinnovasse fra i suoi nel secolo precedente allo scorso, ed insegnasse loro che Dio si compiace per ugual modo di tutte le Religioni e sebbene non avesse egli molt' approvazione e fortuna, fu però ciò non ostante il suo errore per opera di David Giorgio Fabro così propagato in appresso, che Floremondo Remondo ci assicura (c) aver avuto ai suoi tempi molti seguaci in Olanda ed in Frisia, e che se non era adottato da molti in Inghilterra, serviva però bene spesso di qualche lenitivo e conforto alle coscienze di quelli, che tuttora sentivano i rimproveri dell' abbandono già fatto della cattolica Religione. Con questo mezzo strambissimo Quintino s'aprì la strada a maggiori progressi, ed al crescere della irreligione e del mal costume l'Indifferentismo e la tolleranza si dilatò per ogni dove in tante guise, e tal riportò dall' empie penne di Spinoza, Tollando Collins, Belio, Voltaire e di varj altri Protestanti ed increduli vantaggio e favore, che trova ormai incauti seguaci per ogni dove, e pare che lo zelo istesso de' più fervorosi Fedeli abbia nel combatterli perduto anch'esso alcun poco dell' antico suo coraggio e vigore (d).

(a) de Haeresib. n.72. (b) de Haeresib. n. 90. (c) lib. 2. c. 16. (d) Gazzaniga Prael. Theol. tom. 1. p. z. dis. 2. c. 6.

[ocr errors]

Non si scosta abbastanza da quest' errore il Signor Giovanni Bartolotti, che nella sua Esercitazione sopra la tolleranza, dopo d'averlo disapprovato espressamente, col pretesto di non volere invadere i diritti della Divinità lascia in dubbio nel capitolo terzo, se debbano o no essere condannati nel dì del giudizio quegli Eretici che non si ravvedono. Da questo dubbio non v'è chi non s'accorga, che nasce in seguito anche l'altro favorevole agl'indicati settarj, se sia o no cosa indifferente per salvarsi il credere da Cattolico; e che il Bartolotti per un' affettato rispetto, che dice di professare alla Divinità, contraddice alla stessa Divinità, che si dichiara disposta a condannare chiunque non crede (b), e contraddice ad una delle fondamentali verità della cattolica Religione. Non esprimono, è vero, le sue parole quel positivo Indifferentismo dommatico, di cui ho parlato finora; ma ne ammettono uno scettico non meno falso e ripugnante del primo, e che può riuscire tanto più pernicioso quanto più uniforme alla dominante maniera, che usano i libertini, di screditare con vani dubbj e timori le più incontrastabili verità. In una parola il Rousseau dice: J'entends dire sans cesse, qu'il faut admettre la tollerance civile, non la theologique. Je pense tout le contraire. Je crois qu'un homme de bien dans quelque Religion qu'il vive de bonne foi peut être sauvé (c). Il Bartolotti lo lascia in dubbio col vano pretesto di non saperlo decidere, e toglie al sistema colle sue sospensioni quella deformità che a lui procaccia la troppo ardita ed assoluta asserzione del disgraziato Rousseau. Preso però o nell' uno o nell' altro aspetto io non vedo come il sistema degl' Indifferentisti possa piacere ad altri fuori che a quegl' increduli, che intenti a rendere inutile il freno della Religione, o bramosi di sceglier fra tante quella che più si confà colle malnate loro passioni, o non disapprovano alcun' errore per oscurare quel vero che potrebbe riuscir loro di disturbo e molestia, o approvano tutte le Religioni per non ammetterne alcuna. Ve la sentite voi di delirar con costoro ? e per non soffrire il tribunale del S. Officio, che castiga quelli che colle loro bestemmie offendono Iddio, siete disposto a credere plausibili e veri, o almeno innocenti e scusabili tutti gli spropositi, che hanno saputo inventare

(a) Marcì c. 16. v. 16.

(b) Lettr. de la Montagn. a Mons. l' Archeveque de Paris.

L

[ocr errors]

e Maometto e Confucio, i Gnostici ed i Manichei? Neppur Cicerone tuttocchè involto fra le tenebre del gentilesimo, ha saputo digerire paradosso sì strano (a); ed accennando le varie opinioni riferibili al divin culto prodotte da varj filosofi e tra loro ripu gnanti e contrarie, è di parere che possano bensì esser tutte false, siccome parto dell' umana invenzione dell' umana invenzione, ma non mai che possa esserne vera più d'una quorum opiniones cum tam variae tamque inter se dissidentes, alterum fieri profecto potest, ut earum nulla, alterum certe non potest, ut plus una vera sit. Che se poi, false come sono, vi azzardate di sospettare, che si compiaccia Iddio della loro medesima falsità, come si com piace delle giuste e magnifiche idee che della Divinità risveglia la vera cattolica Religione, e andar debba per questo l' incredulo immune da ogni colpa e castigo; riflettete un poco quale strana opinione e concetto formate di lui, che è la stessa verità, pienza e bontà, e quanto poco convenga ch' un' essere così fetto approvi il falso, e lo prenda per vero, e reputi oneste quelle operazioni che sono per se stesse cattive, e si compiaccia egualmente de' laidi riti di Maometto e dei puri e castissimi de' veri Cristiani, dei crudeli sagrificj del Messico e dell' incruento de'nostri altari, delle oneste azioni per ultimo e virtuose che si conformano all' eterna sua legge è delle viziose e deformi che la offendono.

sa

per.

Bast' avere le prime idee dell' onestà e del vero, e non ignorare affatto ciò che porta seco il concetto di una perfezione infinita per comprendere la mostruosità dell' indicato sistema considerato in se stesso, il quale comparve così deforme agli occhj stessi de' Protestanti, che molti di loro non ebbero difficoltà di contare tra gli Atei Cristiano Tommasio, che negava essere peccato l'eresia formale. Egli diviene poi così deforme se venga adottato da coloro che sanno e confessano che Dio ha parlato all' uomo ed ha prescritto al medesimo la maniera colla quale vuol' essere onorato, de' quali noi intendiamo di parlare specialmente, che dar non si possono mostri più orribili di questi, non istravaganza di opinare più ripugnante in se stessa ed alla Divinità più ingiuriosa. Imperciocchè qual può esservi mai empio di quello maggiore, che ammette la divina rivelazione, e non si cono

(a) lib. 1.cap. 2. de Natura Deorum.

sce in dovere di seguitarla? e chi può essere nelle espressioni più incoerente e più ingiurioso all'Altissimo di chi ha l'ardire di spacciare come inutili i più segnalati favori di un provvisore sapientissimo, e lui stesso per menzognero e fallace, come quello che si è protestato in mille incontri d'odiare con infinita avversione quell' azioni, che non lascia poi di lodare e di gradire assaissimo? Accetta è vero un principe con sovrana clemenza le varie maniere che vogliono usare le diverse nazioni per onorarlo; ma non quelle che abbia egli stesso vietate; non quelle che invece di onorarlo, l'oltraggiano: e quest' esempio quant'è vale vole a difender dagli sciocchi motteggi de' suoi calunniatori il saggio consiglio della Chiesa Romana, che con cerimonie e riti accidentalmente dissimili offre nelle diverse lingue e nazioni un giusto e doveroso culto all' Altissimo, tant'è lontano dal confermar quell' ampiezza e contrarietà di culto, che approvano gl' Indifferentisti : i quali non parlano di soli riti e cerimonie diverse ma tutte savie e divote, che a detta del Muratori (a) tanto sono lontane dall'oscurar la gloria della cattolica Religione, che anzi contribuiscono assai bene a far risaltare la sua estensione e bellezza: Tantum abest, ut deformitatem in Religione pariat, ut potius ejus pulchritudinem spectabiliorem efficiat ; ma parlano di dommi e massime essenziali, che sfigurano con tanti, e si manifesti errori da non poter essere che detestati da una sapienza e bontà infinita. Parlano di Dio, e stabiliscono che non ha provvidenza; parlano di Grazia, e conchiudono che non è necessaria; parlano di sagramenti, e dicono che sono inutili; parlano della Chiesa, e la riducono alla condizione di un meschino collegio d'ogni giurisdizione sfornito e d'ogni legittima esteriore podestà; parlano in fine del promiscuo commercio dei sessi, delle simonie, delle usure, ed in vece di rigettarle come turpissime cose e cattive, le lodano ed approvano, e vanno per tal modo di mano in mano rovesciando ogni pietra e sostegno del celeste edifizio. Non è questo un discordare nci riti, ma nella sostanza: ed il cercare se possa Iddio compiacersi di questi errori non è un cercare se egli possa aver gusto di essere onorato in diverse maniere, ma se possa gradire d'esser con false immaginazioni ed azioni turpissime oltraggiato all' estremo. E sarà que

(a) Lib. 1.de ingenior, moderat. in Religionis negocio cap. 15.

« PredošláPokračovať »