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sta una ricerca non dirò religiosa, ma ragionevole ? Qual principe terreno ha mai accettato da qualunque suo suddito le ingiurie per complimenti, le disobbedienze per attestati di filiale venerazione e rispetto ed in luogo di sommissione ed ossequio le ribellioni ed insulti? Penseremo noi di un Dio perfettissimo ciò, che sarebbe un' ingiuria apertissima il solo sospettarlo d' un principe il più inetto e vizioso che viva sopra la terra?

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Ma tardi m' avvedo d'essermi riscaldato fuor di proposito e diffuso di troppo nel confutare un sistema così difettoso e bestiale, che non è facile il decidere da qual lato zoppichi maggiormente. Di questo non più: passo ora a cercare se aver possano dalla loro ignoranza quell'ajuto, che non hanno potuto trovare all'ombre di una sapienza e bontà infinita . E qui devo in primo luogo con ingenuità confessarvi, che si può dare ignoranza invincibile delle verità della cattolica Religione. Lo snaturato Ottentotto, che nulla ha mai udito della cattolica Religione, un' incolto villano, che nulla ha mai inteso dire delle definizioni del Concilio di Trento sulla giustificazione degli empj e sul merito del Giusto, non pecca se le ignora: e per quanto chiari siano i motivi di credibilità, che accompagnano quelle sicure ed infallibili verità, che la Chiesa ha proposte da credere a tutti i Fedeli, non essendo però queste per loro stesse evidenti, nè dovendo ognuna essere conosciuta e creduta da tutti esplicitamente, ne viene in seguito che nè quegli pecca nulla cercando delle cattoliche verità, nè pecca il villano se non sa, e talvolta ancora contraddice materialmente a qualche verità rivelata che non è mai giunta a sua notizia, purchè sia disposto a tutte crederle con fede esplicita qualora le scopra, e tutte di fatti le creda implicitamente. Non crediamo, dice S. Paolo, se non siamo istruiti nelle cose di Fede; ed alla grazia interiore, che illumina e move, è necessario che s'accoppj la grazia esteriore, che persuade ed insegna; e può bensì mancar talvolta, dice S. Tommaso (a), o l'una o l'altra in pena de' precedenti peccati, ma non può mai esser punibile per la sua infedeltà chi non crede ciò che ignora invincibilmente. Accordo anche di più, e vi confesso ben volentieri con S. Agostino (b), che la maggior

(a) 3.contra Gentes c.161.,& in Esa.c.5. (b) de Gençsi ad Lit. lib.7.cap.9.n.13.; & epist.120.al.222. ad Consentium cap.3.n.13.

parte degli Eretici, anzi che tutti sono ignoranti nelle cose di Fede: ed è non picciol segno della loro ignoranza la loro infedeltà, Omnes Haeretici, qui Scripturas sanctas in auctoritate recipiunt, ipsas sibi videntur sectari, cum suos potius sectentur errores; ac per hoc non quod eas contemnunt, sed quod eas non intelligunt, Haeretici sunt. Non saresti mai divenuto Ariano, o caduto, saresti di leggieri risorto se non fossi stato imprudente, scriveva Lucifero Calaritano a Costanzo: Si fuisses prudens, numquam sacrilegus fuisses repertus; deinde correptus sacrarum Literarum auctoritate temetipsum hominem praebuisses. E vi dico in generale con Tertulliano (a), che nemo sa, piens est, nisi Fidelis. Ma che perciò? Qual vantaggio credono quindi di poter ricavare dalla loro o dall' altrui ignoranza i Tollerantisti indiscreti per isminuire la colpa della loro eresia, se non è meno colpevole la loro ignoranza dell' errore istesso, che ammettono con pertinacia? Sono essi forse come i selvaggi e gl'idioti testè accennati che nulla hanno udito della cattolica Religione, e nulla hanno mai inteso narrare delle più minute definizioni della Chiesa, sicchè abbiano qualche scusa se nulla credono, o se tutti non sanno gli arcani di questa Religione? E non sono anzi quelli, che troppo curiosi d' investigare le cose superiori all' umano intendimento ricusano di prestar fede alla Chiesa che parla, e vogliono col solo loro scarsissimo intendimento essere interpreti ed arbitri della rivelazione non meno che dei divini misteri? Una così temeraria ignoranza sarà senza colpa? E mentre basta qualunque dubbio o sentore del proprio sbaglio perchè l'errore non resti invincibile, potendo di leggieri o con molti plicate ricerche o coll' altrui assistenza deporlo chi non lo ama, resterà poi invincibile in costoro, ai quali l'errare in cose sì gravi e così rilevanti non costa meno di uno sforzo continuo, col quale resistono alle divine ispirazioni e grazie interiori che procurano di conservarli fedeli, alla voce autorevole della Chiesa, la quale e parla e grida senza cessare giammai contro chi l'abbandona, ed ai rimorsi stessi della loro coscienza, che non lasciano d'ammonirli e rimproverarli in mille guise? Quale sarà mai, se non è questa, ignoranza crassa, affettata e colpevole? quella ignoranza cioè di cui Innocenzo XI. ha definita la colpa, condannando

(a) Praescript. cap. 3.

col suo decreto dei 2. marzo 1679. la proposizione: ab infidelitate excusabitur Infidelis non credens ductus opinione minus probabili: proposizione giudicata anche dalla Chiesa di Francia falsa, assurda, perniciosa, erronea e indegno parto della troppa liberta del capriccioso opinare. Che se non è senza colpa un tal' incredulo, come potrà andarne immune l'Eretico, che mosso non da apparenti congetture e probabili fondamenti contraddice alle verità che non giunge, è vero, a scoprire con chiarezza, ma che ha approvate una volta ed ha scoperte credibili ad evidenza? Chi senza cagione non si soggetta alla legge del suo sovrano pecca, come decise Alessandro VII. (a) ed il Clero di Francia, che chiamò l'opposto errore sedizioso e contrario alla dottrina degli Apostoli e di Gesù Cristo. E dopo che l'uomo ha riconosciuto nel sovrano il diritto di disporre di tutto ciò che è conducente al ben pubblico, non potrà alcun privato, a giudizio del Bartolotti medesimo (b), riassumere senza colpa la natìa sua libertà e trasgredir le sue leggi; e sarà innocente chi non ascol ta la voce di Dio? ed anche dopo che Dio ha conferito ai sagri Pastori il diritto d' interpetrare e proporre ai Fedeli le verità rivelate, ed egli ha promesso di ascoltarli, potrà egli pretendere d'interpetrarle ed esporle a suo modo? e lo farà con buona fede senza colpa anche quando sa che la Chiesa insegna diversamente? Se si trattasse di verità suscettibile di quell' evidenza e chiarezza, che sforza l'intelletto all' assenso, mendicar potrebbono costoro dall'oscurità de' misteri qualche apparente pretesto del loro procedere, sebbene riuscirebbe loro assai difficile il persuadere ai savj, ch'essi solo sono i veggenti, e che tutti gli altri che credono sono in errore e palpano fra le tenebre: ma trattandosi di verità ch' essere non possono tra noi evidenti, perchè al dir di S. Paolo (c), fides est sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium, sono del tutto inescusabili; e l'ab bandono, che fanno delle verità che professa la Chiesa cattolica non può nascere che da vizio della loro volontà, che sorda alle divine chiamate e indocile a quell' autorevole istruzione che la illumina, piega l'indifferenza in cui si trova l'intelletto umano in questi incontri alla parte peggiore, e lo deter

(a) die 24. septembr. 1665.

(b) cap.2. Esercit.sopra la tolleranza. (c) ad Hebr.c.11.v.I.

mina a dissentire non da altro mossa che dal vile e basso amor proprio, che la distoglie dal vero superiore, e reale per affezionarla all' apparente e sensibile: e quella funesta sorgente, che diffonde a larga mano fra noi le più enormi scelleratezze, sparge anche la dominante infedeltà, che è d'ogni altra la più ese

cranda ed orribile.

Ammetta pure chi vuole in coloro, che non credono, qualch' inavvertenza e sorpresa, che ne diminuisca la colpa; ch'io in chiunque ha creduto una volta o è informato abbastanza di ciò che crede la Chiesa cattolica riconoscerò sempre nella loro infedeltà quel vizio di volontà, che basta a render l'uomo colpevole di qualunque delitto; e li crederò tanto più viziosi e riprensibili, quanto sarà maggiore l'impegno che mostreranno i loro aderenti per discolparli. E se voi avrete la flemma di riandar col pensiero la nascita e progressi di tutti gli errori, se la storia vi rammenterete di tutti gli Eretici, conoscerete assai bene che que sta è la maniera, colla quale l'uomo volontariamente s'accieca nell' abbandonamento delle cattoliche verità, e che sono questi i passi che dà per divenire Eretico. Non crede perchè non vuole; e nasce la prava sua volontà da positiva alienazione dalle celesti e soverchio attaccamento alle cose fallaci e terrene: lo confesserebbono gli Eretici stessi, e ripeterebbono anch'essi coi Donatisti, dei quali parla S. Agostino (a), hoc esse verum sciebamus, sed nescio qua consuetudine tenebamur, oppure, nesciebamus hic esse veritatem, nec eam discere volebamus; e ridurrebbono per tal modo tutti i loro errori piuttosto a vizio di volontà che alla innocente persuasione, se meno bugiardi nelle loro proteste volessero scoprire con sincerità quelle segrete mire, che chiudono nel profondo del seno. Ma non è da sperarsi una sola verità da chi si ostina nell' errore; e quella superbia, che, al dir di S. Paolo (b), lo fa deviare dal retto sentiero, lo distoglie dal confessare altresì la malizia del suo sbaglio, che non potrebbe divisa da un vero e sincero pentimento non ridondare che in propria confusione ed obbrobrio. Voi, che la Dio mercè non siete nello stato di costoro, a questi nuovi lumi che avete ricevuti ricredetevi da que' pregiudizj, di cui vi possono aver caricata

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la mente guide infide ed ingannati maestri; ed invece di riconoscere nell' Eretico o un'uomo religioso e divoto, che colle sue empietà onora il Signore, come pretendono i Latitudinarj e gl' Indifferentisti, o uno di quegl'infelici selvaggi, che meritano compas

sione per la pena che soffrono, ma non rimproveri per quell' infedeltà che non istruiti professano, e di quei poveri ignoranti che sbagliano materialmente, riconoscete in lui que' perfidi e sconsigliati libertini di Giobbe (a), che chiudono avvedutamente gli occhj per non vedere la luce, o quello sciagurato del Salmo (b), che noluit intelligere ut bene ageret, oppure qualch' uno di que' furiosi giganti, de' quali parla S. Ireneo , e dice che gonfi di una vana ed instabile gloria si ergono contro Dio ed il vanto si arrogano di saper più di lui (c), e scoperta ancora la verità con espressa malizia la disapprovano: e dite pur con franchezza che il loro delitto è tanto maggiore, quanto più ampie e copiose sono le sorgenti, dalle quali deriva la mostruosità del loro abbandono, e merita tanto maggior castigo, quanto sono più frivole ed insussistenti quelle ragioni e quei pretesti che adducono i loro protettori per esentarneli. Ho soddisfatto adesso quanto basta al primo quesito. Scioglierò l'altro nell' ordinario venturo, come ho promesso; e sarà così continuato in me il piacere di sempre più dimostrarmi qual sono

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