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suo culto, operino come hanno sempre fatto con quella libertà e cautela, che prescrivono le leggi, avrà sempre minor motivo di temere sì gran disordine, e potrà, se non altro, sperare che Iddio stesso, il quale non concupiscit multitudinem filiorum infidelium et inutilium (a), ma si è procurato colla sua Chiesa un popolo sectatorem bonorum operum, non sia per permettere giammai che la sua Chiesa riempiasi di finti credenti e d'ipocriti . Egli soccorrerà i colpevoli colla preziosa sua Grazia; e mentre l'esteriore magistero li istruisce ed illumina, ed il castigo li scuote ed agita, resteranno illustrate le loro menti dalla celeste sua luce, e nuove fiamme ed impulsi riceveranno dalla soave sua Grazia i loro cuori, onde meglio scoprire e riabbracciare con premura maggiore quelle verità che avevano abbandonate vilmente. Così furono arrestati, dice S. Agostino (b), nelle perverse loro strade gl' Isdraeliti, e stimolati a volgere il passo verso la terra promessa. Nacque così, com' egli soggiunge nello stesso luogo, la fede in S. Paolo; così si convertirono i Donatisti e gli Eretici poc' anzi indicati nell'Africa, nella Savoja ed in Francia, e tant' altri e antichi e moderni settarj ed increduli, che per brevità tralascio di nominare ed hanno la Chiesa ed i sovrani provveduto così con molta saviezza e coraggio all' onore di Dio, al bene proprio, alla pubblica e privata felicità d'ogni civile repubblica, ed hanno somministrato alla misera umanità ed alle deboli forze dell' umano arbitrio un nuovo e potente sussidio onde scuotersi dal suo letargo mortale e rimettersi sulla smarrita strada della salute.

Questo però sia detto considerato il delitto d'eresia in generale; perchè se considerar si voglia ne' casi particolari, io non penerò molto a concedervi che si debba usare qualche modera zione e riserva, perchè appunto non si ha da estirpar la zizzania quando il frumento è in pericolo, e come ci avvisa S. Agostino (c), praecipit Dominus ne frumenta laedantur, e come soggiunge il Vescovo Idelberto (d), debet cessare censura, cum solvitur unitas, charitas laeditur, pax vacillat. Tolti però que sti ostacoli il lasciare impunito un delitto sì grave è una colpevo

(a) Ecclesiast.c.7.v.22. (b) Ep.174.al.204.ad Donat.Haer. (c) lib. 3. contr. Parmen. cap. 1.

(d) lib.2. epist.22., & tom. 3. spicil. Dacherii pag. 451.

le ommissione, ubi fieri permittit ratio pacis, et non fit, ipsa negligentia culpam trahit, et in periculo consentiendi est per defectum corrigendi. Vide in questo pericolo S. Gregorio Nazianzeno il Patriarca di Costantinopoli, perchè col solito zelo non si era opposto alla soverchia condiscendenza che usava cogli Eretici l'Imperator Teodosio; e a scuoterlo dalla sua inazione così prese con rispetto non meno che con forza a riprenderlo: Si illis, parla degli Eretici, & ut pie sentientibus ea, quae sentiunt, docere libereque promulgare permittitur, quis non videt Ecclesiae doctrinam condemnari, perinde ac veritate ab eorum partibus stante? neque enim rerum natura fert duas de eadem re contrarias doctrinas veras esse. Quomodo igitur excelsus & praestans animus tuus ad tanti mali correptionem consueta Tibertate non uti sustinuit? Verum etiamsi nondum hoc factum est, nunc saltem inimitabilis numerisque omnibus absoluta virtus excitetur, ac scientissimum Imperatorem doceat, nihil ex reliquo ipsius erga Ecclesiam studium redditurum esse utilitatis si tale malum ad fidei sanae eversionem per eorum libertatem licentiamque praevaleat (a). Fonda egli, com' io ho fatto poc' anzi, le giuste sue rimostranze sul grave pregiudizio che può recare alla Fede una tolleranza indiscreta : ma prima di lui ed in una maniera anche più energica l'avevano accennato assai bene e S. Massimo e S. Girolamo, de' quali il primo assicura, che gli Eretici ubi quietem senserint, ibi rabiem suae levitatis exercent (b), l' altro riprende in Teofilo l'eccessiva parzialità che usava con costoro sulla vana lusinga che fossero per ravvedersi; super nefaria haeresi quod multam patientiam geris & putes Ecclesiae visceribus incubantes posse corrigi lenitate, multis Sanctis displicet, nedum paucorum poenitentiam praestolaris nutrias audaciam perditorum, & factio robustior fiat (c). Oh quanto diversi da quelli del Nazianzeno sono i sentimenti del Bartolotti, che spaccia con tutta franchezza, che major sanae conversionis spes affulget, si Etherodoxi in catholicam admittantur rempublicam, quam si a ca

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(a) Orat. 46. ad Nectar. Episc. Constantinop.

(b) Homil. 87. ad Rom.

(c) Epist.63. al. 63. num. 3.

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tholico arcentur consortio (a)! Voi però non sarete si buono di preferire quest' impostore ai testè citati gran Santi e maestri, e convinto dai sodissimi loro fondamenti sarete fermissimo nel credere che l'introdurre gli Eretici dove non sono è lo stesso che spargere perniciose zizzanie ove cresce vigoroso l'eletto frumenil permetter loro il pubblico culto dove non l'hanno è lo stesso che alzare altare contr' altare ed infaccia dell' Arca del Signore ergere il profano simulacro di Dagon, ed il graziarli anche nel civile commercio, dove non sono in possesso di goderne, di tutte quelle prerogative e favori che accorda ai Fedeli la dominante cattolica Religione de' sovrani è lo stesso che frapporre scandali ed ostacoli alla virtù de' Fedeli, la seduzione alle giuste massime che spargono i ministri evangelici, e rendere i buoni sentimenti ed esempj de' pii Cattolici tanto meno efficaci nell'edificazione degli altri Fedeli, quanto saranno più ripetute e frequenti le pessime dottrine e i viziosi costumi de' favoriti settarj. Abbiamo sicuri esempi di conversioni ammirabili nate dall' intolleranza e dai rigori . Sole cadute deplorabilissime ed universali prevaricazioni ci somministra in Germania ed in Francia la soverchia condiscendenza usata coi miscredenti. Qual nuova improvvisa luce è discesa a rischiarare le confusissime. idee della mente del Bartolotti, e lo ha persuaso che dalle stesse cagioni siano per seguire in appresso effetti contrarj? Ah la luce non è questa che spargono chiarissima le Scritture ed i Padri ed evvi ben giusto motivo di sospettare che quella sia, in cui, al dire di S. Paolo, si trasforma l'Angelo delle tenebre per ingannare i presuntuosi e meno cauti. Io per me, che sono disposto a non discostarmi da quelle, sebbene venisse un'Angelo ad istruirmi diversamente, disapproverò sempre gl' improv vidi sentimenti del Bartolotti , e dirò coi più assennati scrittori che la tolleranza indiscreta ch'egli sostiene non può convenire nè può essere approvata che dai Protestanti e da qualunque altro Eretico , che appoggiato ai lumi bugiardi del suo spirito privato non è mai sicuro di pensar bene, e non può rimproverar con franchezza al discorde compagno la falsità de' suoi detti, nè minacciarlo con sicurezza degli eterni castighi. Tutto è conforme ai loro storti principj, ai quali hanno contraddetto

(a) Esercit. pag. 119.

con troppa incoerenza e ingiustizia i Gommaristi persecutori . Se l'ammette senz' urgenti motivi un Cattolico, la Fede del quale è appoggiata alla divina veracità e promessa ed è resa oltre ogni misura credibile; un Cattolico, che sa da Dio medesimo che la sua Fede è un seme, da cui solo possono spuntare frutti di eterna vita; un Cattolico infine, cui viene prescritto di pensare non che alla propria ma anche all' altrui salute, non manca solamente ai doveri di quella Religione che professa, ma anche al buon senso, che non è mai pigro nel porgere gli opportuni ripari non che ai proprj ma anche ai mali altrui, e là somministra più pronto il soccorso ove il pericolo è maggiore. Non lo dispensa da questo dovere la libertà ch' hanno i colpevoli di rovinarsi; che anzi lo stimola a maggiormente soccorrerli: non lo distoglie il timore di non poter soddisfare a dovere; chè la provvidenza divina non esige da lui se non ciò che è in suo potere e non lo spaventa infine il pericolo di sbagliare; chè non isbaglia mai colpevolmente chi opera colla dovuta moderazione e cautela. Ed ecco dissipate le nubi, che la malvagità de' novatori ed increduli aveva inalzate per oscurare quella verità che sorge maestosa e sussiste sopra l'immobil base delle più sode dimostrazioni: ed ecco somministrato anche a voi un nuovo attestato di quel sincero affetto che mi fa essere

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LETTERA NONA.

Anche i Sospetti di eresia possono esser chiamati
in giudizio, e puniti.

Quello che ho scritto finora di tutti coloro, i quali abban

donano la Fede che hanno professata esteriormente, inteso col la dovuta proporzione regge ottimamente o si parli di Eretici manifesti, o di quelli che con parole e fatti irreligiosi risveglia no qualche sospetto d'infedeltà: e come vane sono state dimo strate tutte le scuse e pretesti che adducono i Tollerantisti per discolpare i primi e sottrarli dal meritato castigo, così sono vane e ridicole se vengono applicate a scusa e difesa degli altri. Sarebbe un precludere ogni strada allo scoprimento di que ste volpi insidiose, se, come pensano il Boemero (a) ed il Fleury (b), non fossero i tribunali in libertà di andarne in traccia tosto che ne abbiano qualche indizio o sentore e si ha nel Codice di Giustiniano (c), che Haereticorum vocabulo continentur, et latis adversus eos sanctionibus succumbere debent, qui vel levi argumento a judicio catholicae Religionis et tramite detecti fuerint deviare. Voi però non ne siete convinto abbastanza: e sebbene siate con me convenuto, che il delitto d'eresia non debba in molti casi andare impunito, sembra per altro che, per non esporre i tribunali ad un' aperto rischio di confondere gl'innocenti coi colpevoli, e di estirpare insieme colle zizzanie anche il frumento, vogliate involgere i puri Sospetti di un sì enorme delitto in quella universale tolleranza, che ho disapprovata nell' altre mie, e restringere l'autorità di chi veglia alla difesa e custodia del santuario a combattere quei soli nemici, che a faccia scoperta l'assalgono, e si dichiarano Eretici manifesti. Così l'ha pensata, non ha molto, anche l'autore della storia del dritto pubblico ecclesiastico francese (d): ma non la pensa così chi ha a cuore l'onor di Dio, la salvezza dell' anime ed il bene delle cattoliche società. Ponderate di grazia con maggiore attenzione gli stabiliti principj; e non vi dimenticate di

(a) Ved. le note all'Istit. di Fleury. (b) Stor. discors. 7. (c) L. 2. C. de Haeret. & Manich. (d) tom. 2. lib. 1. diss. 7.

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