Obrázky na stránke
PDF
ePub
[blocks in formation]

La tolleranza è quella voce soave, che con maggior frequenza risuona à dì nostri sulle labbra degli Amatori del Secolo e se ne vuole tanto dilatata la pratica, che non v'è costume sì strano, non sì viziosa operazione, non sistema di vivere così sregolato ed improprio, che venga escluso dalle cortesi accoglienze di così amorevole protettrice. Deve per lei un buon Capo di casa permettere che usanze vane e dispendiosissime mode sconcertino l'economia della famiglia. Ha il padre a soffrire, che l' indocile gioventù, invece di occuparsi utilmente in lodevoli studj, si perda in viziosi amoreggiamenti e bagordi. E v'è fin' anche chi pensa, che debbano i Superiori spogliarsi per lei di quel giusto zelo, che è inseparabile dal loro carattere, e che provvede si bene alla pubblica ed alla privata tranquillità : e chi ozioso trascura d'impiegare i talenti, che ha ricevuti da Dio, a vantaggio della famiglia e della patria; e chi si perde in giuochi viziosi ; e chi sfrenato trascorre in mille eccessi, e porta per ogni dove la dissolutezza e lo scandolo, deve essere tollerato.

Quello però, in che si vuole occupata con premura maggiore questa tolleranza indiscretà, è la miscredenza: nè, a mio credere, senza grande accorgimento

#

X

e malizia. Permessa l'infedeltà, ch'è la più copiosa sorgente d'ogni disordine, vedono costoro qual' ampia strada si apra al loro libertinaggio, e sanno altresì che, resa questa impunibile, non vi può essere più alcun' altro eccesso, che si esponga con coerenza e ragione al rigore di quelle spade, che Dio ha posto in mano di chi presiede per atterrirli. Quindi è che a promovere la tolleranza degl' Infedeli hanno rivolte le premure maggiori ; nè li vogliono risparmiati, come fanno i prudenti Vescovi e sovrani, allora solo che una vera necessità o convincente motivo lo esiga, ma li dichiarano per loro stessi in ogni maniera impunibili, e a loro difesa propongono i sofismi più insidiosi, usano le arti più raffinate, ed alzano i più strepitosi clamori. Ed ha un bell'insegnare S. Gioanni (a) alla virtuosa sua Eletta, che chi disprezza la dottrina di Gesù Cristo non merita amichevoli trattamenti: Si quis venit ad vos, et hanc doctrinam non affert, nolite recipere eum in domum, nec ave ei dixeritis; ch'essi anche in affari di Religione li riconoscono tutti per confidenti e fratelli, ed ammettono all' amichevole loro corrispondenza e Luterani, e Calvinisti, e Sociniani, e Giansenisti, e quant' altri settarj ed increduli hanno saputo produrre i secoli detti da loro illuminati: e quella discreta intolleranza, che è stata in ogni tempo la fida custode ed il sostegno maggiore della Religione e del buon costume, è condannata dagli umanissimi novatori moderni o ad una perniciosa inazione, o a volgere tutta la sua attività a distruzione e ruina de' più lodevoli stabilimenti del cristianesimo.

(a) Epist. 2. v. 10.

Una perversione e disordine tanto incredibile, che a troppo vivi colori rappresenta à dì nostri quell' abbominevole desolazione, che ridusse un tempo il buon profeta Ezechiele (a) a sciogliersi in calde amarissime lagrime, è disapprovato anche adesso da que' veri dotti, che affezionati alle sode massime de'nostri antichi maestri compiangono la cecità de' moderni sedicenti illuminati e filosofi, e da que' buoni Fedeli, che non si sono lasciati sedurre dalle costumanze profane e dagli allettativi ingannevoli della dominante empietà. Ma tacciono i primi, e credono inutil cosa e pericolosa il cimentarsi con una immensa turba d'ignoranti e prezzolati scrittori, che a scredito del secol nostro si moltiplicano senza fine, e scrivono senza alcun ritegno d'onestà e di ragionevolezza : ed i secondi non credono di poter giovare in altra guisa alla buona causa, che coll' esternare il loro rammarico coi sospiri e col pianto. Ma s'ingannano entrambi; ed i primi non riflettono, che le calunnie e beffe degl' insipienti meritano tutto il disprezzo, e che un libro ben fatto può screditare le sciocchezze e le ciance di mille libri perversi: gli altri non conoscono la forza e della cristiana virtù, della quale non può un'empio sostenere con intrepidezza l'aspet to, e della divina clemenza, la quale seconda talvolta il coraggio e le preghiere di pochi per condurre a' cristiani doveri le menti più cieche e le volontà più ostinate e ribelli. Io non la penso così: e sfornito come sono di quella dottrina e pietà, che ammiro in essi, non ho voluto lasciare di op

(a) Ezech.cap. 8.

pormi in qualche modo a questo torrente devastatore; e non potendo colle mie ho procurato di somministrar qualche rimedio al comune contagio colle forze altrui.

Non è molto che mi sono capitate alle mani alcune lettere scritte ad un'amico vacillante e dubbioso da uno di quelli, che la Dio mercè non sono restati attaccati dai pregiudizj dell' universale infezione, le quali sostengono con gran vigore e la podestà della Chiesa di castigare gli Eretici, e la giustizia e decoro del tribunal della Fede: ed avendole credute opportune all'intento, con gran premura ne ho sollecitata l'edizione; e tanto più volentieri ho risoluto di pubblicarle, quanto le ho trovate più ben ragionate e discrete, come quelle che alle più sode dismostrazioni uniscono nella scelta delle sentenze tale moderazione e cautela, che, senz' accostarsi ad estremi viziosi, nè aprono con una connivenza colpevole troppo facile la strada all' empietà, nè la chiudono affatto con quel soverchio rigore, che può render talvolta la stessa virtù men rispettata e men bella. E gridino pure quanto vogliono e sanno i furibondi increduli, ed usino pure gl'impauriti Cattolici quella riserva e circospezione che credono; che io fra tanto strepito di malvagie opinioni e sistemi crederò sempre cosa mal sicura e nocevole il tacere, e dirò sempre con S. Agostino (a), che la costanza e il coraggio di chi combatte per la verità maggiore esser deve dell'ardire e dell' ostina

(a) Epist. 89. al. 176. n. 1.

zione degli Eretici, ed usando le stesse sue parole ripeterò sempre ad alta voce, che se pertinacia insuperabiles vires habere conatur, quantas debet habere constantia, quae in eo bono, quod perseveranter atque infatigabiliter agit, et Deo placere se novit, et procul dubio non potest hominibus prudentibus displicere?

Non è già ch' io creda di poter vincere colla presente apologia un solo di coloro, che se la prendono furiosamente contra chiunque si mova alla difesa del santuario e del trono, e più non sentono alcun freno di Religione e di onestà. Impresa ell' è questa troppo superiore alle forze dell' umano magistero; e sfornita com'è la Chiesa al presente di varj e molto opportuni temporali sussidj, de' quali con tanto vantaggio fu adorna in tempi meno infelici di questi, e resi gl' increduli dal loro stesso numero più ostinati e fermi nella loro empietà, non ci resta altro mezzo

onde

cooperare al loro disinganno, che quello di raccomandarli al Signore, perchè li illumini, e colla forza della sua Grazia, la quale, come in tanti libri insegna S. Agostino, sa vincere e piegare al bene le volontà più ripugnanti e ribelli, li affezioni a quelle verità, che ricusano con pertinacia di venerare. Non succederà lo stesso con molti altri meno pregiudicati e cattivi; i quali non essendo debitori dell' avversione che hanno a quell' intolleranza discreta e a quel santissimo tribunale, che l'autore ha avuto in animo di sostenere, alla propria malvagità, ma piuttosto all'altrui maldicenza e calunnie, è da sperarsi che meglio informati siano per ricredersi, e scoperta che abbiano al lume di una apologia ben fatta ingiustizia della loro alienazione, siano per ab

« PredošláPokračovať »