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bracciare coll' ajuto di Dio quelle verità, che non hanno abbandonate che per ignoranza e sorpresa. Che se in tempi tanto infelici, ne' quali poco resta a sperare a chi parla in difesa delle antiche mas sime, rimarranno anche in questo deluse le mie speranze, io non mi pentirò mai d'aver procurata la pubblicazione di quest' Opera, sicuro che non riuscirà sempre inutile egualmente. Verrà un tempo, e non è forse lontano, che moltiplicati i disordini e scosso il mondo da una più lunga sperienza di tanti guai, conoscerà finalmente che si sono questi accresciuti a misura che si è scostato dagli utili insegnamenti e pratiche de' suoi primi istitutori e maestri, e volendo somministrare qualche riparo ai suoi mali, non troverà altro miglior mezzo che quello di richiamare l'antico abbandonato sistema: e sarà bene allora che si vegga raccolto in queste lettere ciò, che i nostri Maggiori hanno praticato e prescritto in difesa della cattolica Religione. Parmi che colla stessa fiducia S. Agostino (a) scrivendo a Vincenzo Rogatista abbia preso a mostrare, ch'era giusta la coazione e punizione degli Eretici: ed io a chiunque avrà in mano la presente apologia ripeto con lui; Habes Epistolam prolixiorem fortasse quam velis. Esset autem multo brevior, si te tantum in respondendo cogitarem. Nunc vero etiam si tibi non prosit, non puto nihil eis profuturum, qui eam legere cum Dei timore et sine personarum acceptione voluerint.

Le prime 23. lettere di quest' apologia prendono di mira que' Tollerantisti indiscreti, che senza ragione

(a) Epist. 93. al. 48. n. 53. tom. 2. pag. 191.

vol motivo vogliono spogliata d'ogni difesa la cattolica Religione, e non mai soggetta ai castighi la più enorme empietà. Le altre 18. combattono alcuni altri, che, incapaci di opporsi con forza e di agire direttamente contra i diritti incontrastabili, che ha la Chiesa, di punire gli Eretici, si volgono furibondi contra quel metodo, che usa da tanti secoli nel tribunale del S. Officio per castigarli, e, come i cani arrabbiati quel sasso che li percuote, così mordono costoro quel tribunale, che con gran senno ha innalzato la S. Sede per frenare la loro irreligione e baldanza, senza riflettere da qual' alto principio derivi la sua attività e vigore. Dispiacerà forse a qualcuno l'uso frequente che si fa in queste lettere di libri e. proibiti e contrarj, dalla lettura de' quali vorrebbe pure l'autore distorre il suo amico; nè mancherà chi desideri in esse uno stile più elegante e bizzarro . Ma gli uni e gli altri cambieranno sentimento tosto che quelli si faranno a riflettere con S. Ireneo (a), che vera est sine contradictione probatio, quae etiam ab adversariis ipsis signa testificationis profert ; e questi considereranno, che non disdice assolutamente uno stile facile e piano ad un famigliare amichevole carteggio, e che giova anche talvolta, come riflette Minuzio Felice (b), alla più spedita e sicura cognizione e scorgimento del vero; Et quo imperitior serhoc illustrior est ; quoniam non fucatur pompa facundiae et gratiae, sed, ut et justi regula, sustinetur :

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mo,

(a) Lib. 4. contr. Haeres. cap. 14.

(b) Octavius tom. 3. Bibliot. Patrum pag. 245.

e l'autore, che non ha avuto altro in mente che la difesa delle cattoliche verità, potrà rispondere a quanti pedanti vorranno prendersi l'incomodo di criticarlo in questo ciò che disse S. Agostino a Cresconio grammatico (a), che minus nos laborare debemus de regulis derivandorum nominum, quando, sive hoc sive illud dicamus, intelligitur sine ambiguitate quod dicimus, quorum non in expolitione sermonis, sed in demonstratione veritatis est major intentio. Chiara in vero risplende la verità in queste lettere, qualunque sia lo stile che la presenta e spero che tu, cortese Lettore, si per ricavarne quel frutto, che ne ha riportato l'amico corrispondente, se le leggerai e senza prevenzione e acceso di quel buon desiderio d'essere illuminato, che in un' affare interessante non meno la Religione che lo Stato deve animare ogni buon cittadino e fervoroso Cristiano. Nè ti rincresca l'incontrarti talvolta in qualche espressione alquanto aspra e pungente: chè l'autore è stato incoraggito ad usarle dallo stesso S. Agostino, fida sua scorta in quest' apologia, il quale assicura (b), che si contagio invaserit, divinae disciplinae severa misericordia necessaria est. Qual sia il presente contagio, e quanto radicato in tant' Infedeli già tel dissi poc' anzi; ed ora ti fo sapere con Claudiano, che

Ulcera possessis alte suffusa medullis

Non leviore manu, ferro curantur et igne.

(a) Contr. Cresconium. (b) Retract. lib. 2. cap. 3.

INDICE

DELLE LETTER E.

.i4.

LETTERA I.

Importanza dell' argomento, e breve critica di alcu

ni libri, che disapprovano la punizione degli Eretici ed il tribunale del S. Officio.

LETTER A II.

pag.

Non è cosa inconveniente, che alcuni dei libri, che impu gnano il S. Officio, siano stati condannati dal supremo tribunale del S. Officio medesimo.

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LETTERA III.

I

pag.

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Chi abbandona la Religione cattolica dopo d' averla abbracciata commette un vero delitto.

LETTERA IV.

pag. 25

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L'Eretico disturba assaissimo anche la civile società. pag. 48

LETTERA V.

LETTERA VI.

LETTERA VII.

Il delitto d'eresia merita severo castigo.

pag. 68

Sono insussistenti e debolissimi i motivi che si adducono dai novatori per preservare gli Eretici da ogni reato

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Continuazione dello stesso argomento, e vanità d'altre scuse e pretesti che vengono addotti per sostenere l'im punità degli Eretici.

LETTER A IX.
TER

Anche i Sospetti di eresia possono essere chiamati in giu

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Si danno alcuni casi, nei quali gli Eretici possono essere tollerati ragionevolmente.

LETTER A XI.

Non le sole spirituali, ma anche le pene temporali sono proporzionate ed opportune nella punizione degli Ere

tici.

LETTER A XII.

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pag. 130 Niuno de' Padri e degli antichi dottori ecclesiastici si è mai opposto a quella discreta coazione temporale che difendiamo.

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LETTER A
TERA XIII.

pag. 144

Anche la pena di morte è opportuna e giusta allorchè trattasi

di Eretici impenitenti.

LETTERA XIV.

Anche dopo morte gli Eretici formali possono essere con

dannati senz' ingiustizia.

LETTER A XV.

Appartiene alla Chiesa il castigare gli Eretici.

LETTER A XVI.

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pag. 166

pag. 173

Continua lo stesso argomento, e con nuove prove si mostra che conviene alla Chiesa la podestà d'infliger pene anche temporali ne' delitti di Fede.

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Il diritto che ha la Chiesa di castigare gli Eretici con pene anche temporali non fa cambiare stato al suo spirituale governo.

LETTER A XVIII.
TTER

Il castigare gli Eretici non pregiudica alla mansuetudine, che conviene alla Chiesa.

LETTERA`XÌx.'

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Quale e quanto decorosa incombenza attribuisca la Chiesa alle podestà secolari nelle cause di Fede.

LETTER A XX.

L'esecuzione delle pene maggiori riservata ci sovrani nelle cause di Fede non li disonora, ma serve loro di ornamento e decoro.

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Qual parte abbia nelle cause di Fede la suprema podestà del Romano Pontefice.

LETTERA ̊XXII.

La suprema podestà del Papa non esclude l' ordinaria podestà ch'hanno i Vescovi di castigare gli Eretici. pag. 253

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