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facciano tre, ma molto di rado. Se poi essa repetizion di oda si fa dopo la divisione, dicemo la Stanzia aver Versi. Ma se la repetizione non si fa avanti la divisione, dicemo la Stanzia aver Fronte; e se essa non si fa dappoi, la dicemo aver Sirima, ovvero Coda. Guarda adunque, Lettore, quanta licenzia sia data ai Poeti, che fanno Canzoni; e considera per che cagione la usanza si abbia assunto si largo arbitrio; e se la ragione ti guiderà per diritto calle, vedrai, per la sola dignità dell' autorità essergli stato questo, che dicemo, concesso. Di qui adunque può essere assai manifesto a che modo l'arte delle Canzoni consista circa la divisione del canto, e però andiamo alla abitudine delle parti.

CAPITOLO XI.

Della abitudine della Stanzia, del numero de' piedi e delle sillabe, e della distinzione de' versi che sono da porsi nel componimento.

A noi pare, che questa che chiamiamo abitudine,' sia grandissima parte di quello, che è dell' arte; perciocchè essa circa la divisione del canto, e circa il contesto dei versi, e circa la

Rammento, che qui ed altrove abitudine sta a significare disposi

zione, od anco, come dicevano gli aristotelici, relatio ad aliquid.

sistit quapropter diligentissime videtur esse tractanda. Incipientes ergo dicimus, quod Frons cum Versibus et Pedes cum Syrmate sive Cauda, et quidem Pedes cum Versibus in Stantia se habere diversimode possunt: nam quandoque Frons Versus excedit in syllabis et carminibus, vel excedere potest; et dicimus, potest, quoniam habitudinem hanc adhuc non vidimus. Quandoque in carminibus excedere, et in syllabis superari potest, ut si Frons esset pentametra, et quilibet Versus dimeter, et metra Frontis eptasyllaba, et Versus endecasyllaba essent.1 Quandoque Versus Frontem superant syllabis et carminibus, ut in illa quam diximus :

« Traggemi della mente Amor la stiva. >>

Fuit hæc tetrametra Frons tribus endecasyllabis, et uno eptasyllabo contexta: non etenim potuit in Pedes dividi, cum æqualitas carminum et syllabarum requiratur in Pedibus inter se, et etiam in Versibus inter se. Et quemadmodum dicimus Versus superare posse carminibus et syllabis Frontem, sic dici potest, Frontem in his duobus posse superare Versus: sicut quando quilibet Versus esset duobus eptasyllabis metris, et Frons esset pentametra, duobus endecasyllabis et tribus eptasyllabis contexta. Quandoque vero Pedes Cau

1 L'inciso va ordinato ed inteso così: et metra, idest carmina, Frontis, essent eptasyllaba, et carmina Versus essent endecasyllaba. Pel significato della voce Versus vedi la

nota 1 alla traduzione.

Questa Canzone di Dante non è finora stato possibile ad alcuno di ritrovarla, e lo dissi già nelle Illustrazioni al Canzoniere, pag. 334.

1

relazione delle rime consiste; il perchè appare, che sia da essere diligentissimamente trattata. Dicemo adunque, che la Fronte coi Versi, ed i Piedi con la Sirima, ovvero Coda, e parimente i Piedi coi Versi possono diversamente nella Stanzia ritrovarsi ; 1 perciocchè alcuna fiata la Fronte eccede i Versi, ovvero può eccedere di sillabe e di numero di versi; e dico può, perciocchè mai tale abitudine non avemo veduta. Alcune fiate la Fronte può avanzare i Versi nel numero dei versi, ed essere da essi Versi nel numero delle sillabe avanzata; come se la Fronte fosse di cinque versi, e ciascuno dei Versi fosse di due versi, 2 e i versi della Fronte fossero di sette sillabe, e quelli del Verso fossero di undici sillabe. Alcuna altra volta i Versi avanzano la Fronte di numero di versi e di sillabe, come in quella che noi dicemmo :

Traggemi della mente Amor la stiva. »>

Ove la Fronte di quattro versi fu di tre endecasillabi e di uno eptasillabo contesta; la quale non si può dividere in Piedi; conciossiachè i Piedi vogliano essere fra se eguali di numero di versi, e di numero di sillabe, come vogliono essere fra se ancora i Versi. Ma siccome dicemo, che i Versi ponno avanzare di numero di versi e di sillabe la Fronte, così si può dire, che la Fronte in tutte due queste cose può avanzare i Versi; come quando ciascuno dei Versi fosse di due versi eptasillabi, e la Fronte fosse di cinque versi; cioè di due endecasillabi e di tre

Notò già il Dionisi, che le due differenti voci carmen e versus essendo state dal Trissino rese in italiano con verso, è venuta a prodursi nella traduzione una certa confusione, per cui mal si comprende il concetto dell' autore. Il vocabolo carmen sta e deve stare nel significato proprio e comune di verso, di qualunque specie esso sia; ma il vocabolo versus, essendo come pur disse Dante stesso sulla fine del capitolo precedente, una data parte della stanza, che consta d'un certo numero di versi, dovrà rendersi con altra voce differente da verso. Il Trissino infatti nella sua

Poetica (vedi il brano riportato di sopra) disse che per fuggire la equivocazione, invece di Verso avrebbe usato la voce Volte. Alla voce Versi o Verso della traduzione, ogni qualvolta si vedrà coll'iniziale majuscola, si sostituisca adunque Volte o Volta, e rimarrà tolto ogni equi

VOCO.

Et quilibet Versus (esset) dimeter, dice il testo. Ed il Trissino traduce: e ciascuno dei Vers (ciascuna delle Volle) fosse di due versi. Ma dimeter non vuol dire di due versi, ma bensì di versi di due differenti specie di metro. Così trimetrum (nel cap. XIII) vale di tre metri.

dam superant carminibus et syllabis, ut in illa, quam diximus :

<< Amor, che muovi tua virtù dal Cielo.' »

Quandoque Pedes a Syrmate superantur in toto, ut in illa, quam diximus :

<< Donna pietosa, e di novella etate. »

Et quemadmodum diximus, Frontem posse superare carminibus, et syllabis superari, et e contrario; sic de Syrmate dicimus. Pedes quoque Versus in numero superant, et superantur ab iis possunt enim in Stantia esse tres Pedes, et duos Versus, et tres Versus et duos Pedes: nec hoc numero limitamur, quin liceat plures et Pedes et Versus simul contexere. Et quemadmodum de victoria carminum et syllabarum diximus inter alia, nunc etiam inter Pedes et Versus dicimus; nam eodem modo vinci, et vincere possunt. Nec prætermittendum est, quod nos e contrario regulatis Poetis Pedes accipimus, quia illi carmen ex Pedibus, nos vero ex carminibus pedem constare dicimus, ut satis evidenter apparet. Nec etiam prætermittendum est, quia iterum asseramus, Pedes ab invicem necessario, carminum et syllabarum æqualitatem, et habitudinem accipere, quia non aliter cantus repetitio fieri posset. Hoc idem in Versibus esse servandum astruimus.

CAPUT XII.

Ex quibus carminibus fiant Stantiæ, et de numero syllabarum
in carminibus.

Est etiam, ut superius dictum est, habitudo quædam, quam carmina contexendo considerare debemus; et ideo rationem faciamus de illa, repetentes proinde quæ superius de carminibus diximus. In usu nostro maxime tria carmina frequentandi prærogativam habere videntur, en

'Canzone XII.

Canzone IV.

eptasillabi contesta. Alcune volte poi i Piedi avanzano la Sirima di versi e di sillabe, come in quella che dicemmo :

«< Amor, che muovi tua virtù dal cielo. »>>

Ed alcuna volta i Piedi sono in tutto dalla Sirima avanzali; come in quella che dicemmo:

<< Donna pietosa, e di novella etate. »

E siccome dicemmo, che la Fronte può vincere di versi, ed essere vinta di sillabe, ed al contrario; così dicemo la Sirima. I Piedi ancora ponno di numero avanzare i Versi, ed essere da essi avanzati; perciocchè nella Stanzia possono essere tre Piedi e due Versi, e due Piedi e tre Versi; nè questo numero è limitato, che non si possano più Piedi e più Versi tessere insieme. E siccome avemo detto fra le altre cose dello avanzare dei versi e delle sillabe, così dei Piedi e dei Versi dicemo, i quali nel medesimo modo possono vincere, ed essere vinti. Nè è da lasciare da parte, che noi pigliamo i Piedi al contrario di quello, che fanno i Poeti regulati; perciò che essi fanno il verso dei Piedi, e noi dicemo farsi i Piedi di versi: come assai chiaramente appare. Nè ancora è da lasciare da parte, che di nuovo non affermiamo, che i Piedi di necessità pigliano l' uno dall' altro la abitudine ed egualità di versi e di sillabe, perciocchè altramente non si potrebbe fare repetizion di canto. E questo medesimo affermiamo doversi servare nei Versi.

CAPITOLO XII.

Della qualità dei versi, che nella Stanzia si pongono, e del numero delle sillabe nei versi.

Ecci ancora (come di sopra si è detto) una certa abitudine, la quale quando tesscmo i versi devemo considerare; ma acciocchè di quella con ragione trattiamo, repetiamo quello, che di sopra avemo detto dei versi; cioè che nell' uso nostro par che abbia prerogativa di essere frequentato lo endecasillabo, lo eptasillabo,

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