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fede le loro scene ductiles et versiles, da Servio e da Vitruvio, e da mille altri rammentate, e da Virgilio nel III Lib. delle Georgiche al verso 24 chiaramente accennate,

Come, al girar de' vari suoi prospetti,

Fugga una scena: (1)

con le quali potevano almeno cambiare il genere della decorazione da tragico, per cagion d'esempio, in comico o in pastorale; e forse si valevano tal volta di questi cambiamenti nel corso ancora d'un dramma medesimo, purchè non dovesse rappresentarsi o camera, o sala, o altro luogo coperto, impossibile ad esprimersi in un immenso ed affatto scoperto teatro. Favoriscono questa conghiettura le figure delle quali è in ogni scena fornito l'elegante manuscritto delle commedie di Terenzio, che si conserva nella Biblioteca Vaticana (plut. 51 n. 3868), al quale attribuisce Sponio oltre mille anni d' antichità. Furono queste fedelmente intagliate in rame, e pubblicate con la versione delle commedie suddette dall' eruditissimo Monsignor Fortiguerra, data alle stampe dal Mainardi in Urbino, l'anno 1736. L'antico disegnatore ha avuta somma cura di esprimere diligentemente le maschere, gli abiti e le attitudini degl' istrioni; ma trascura affatto di rappresentare quel-` lo che anticamente chiamavasi scena: cioè quegli edifici o pitture che si elevavano, come abbiam

(1) Vel scena ut versis discedat frontibus.

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detto, nell'ultimo fondo del palco. Egli del palco accenna quella sola porzione più vicina agli spettatori, su la quale gli attori recitando passeggiano; e vi accenna talvolta con diversi segni i diversi luoghi, ne' quali, a seconda delle diverse azioni subalterne, dee lo spettator figurarsi che gli attori si trovino. Nell' Heautontimorumenos, o sia il Punitor di sè stesso, si vede nella prima scena il palco innanzi ingombrato di cespugli, di piccole piante, d' un giogo e di un fascio di biade: nelle altre seguenti scene nulla di ciò più si vede; ma invece di cotesti rustici oggetti, dove una, dove due porte isolate, composte di tre soli legni: or chiuse, ora aperte, or guarnite d'una portiera, e quando più verso il mezzo, quando più verso i lati del palco. È tutto ciò non per altro, come è visibile, immaginato che per soccorrere la fantasia degli spettatori, ed avvertirli quando doveano figurarsi che fossero i personaggi dentro le camere, e quando sul campo, e quando nella pubblica strada. Nè ad altro fine eran probabilmente inventate le exostre, gli encuclemi, e le tante altre macchine teatrali, da Bulengero esattamente rammentate nel Lib. I, Cap. XVII del suo libro de Theatro: ma delle quali per altro non intraprenderei di fare una intelligibile descrizione, con buona pace e di lui e di Servio e di Polluce e di Suida e d'Esichio, che ce ne han trasmessi i nomi, ma non le chiara notizia. Sicchè l'immutabilità della scena non è stata elezione fra gli antichi, ma visibile

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