Obrázky na stránke
PDF
ePub

bra autorità pedantesca ed incivile: tutto effetto d'una forza latente e spirito ascoso di feconda vena, che irriga di soavità i sensi del lettore mossi e rapiti da cagione a se stesso ignota. Di tale spirito ed occulta forza quando lo scrittore non è dalla natura armato, in vano s' affanna di piacer collo studio e con l'arte; i cui ricercati ornamenti abbagliano solo quei, che sono prevenuti da puerili precetti e rettoriche regoluzze, le quali stemperano la natura e l'integrità dell' ingegno umano. Da questa ingenua e natural produzione dell' Ariosto scorrono anche spontaneamente le rime, le quali pajono nate in compagnia dello stesso pensiero, e non dalla legge del metro collocate. Volea l' Ariosto in sul principio il suo poema ordire a somiglianza di Dante in terzine, le quali, potendo l' una nell' altra entrare, non obbligano di terminare il senso in un determinato numero di versi, come l'ottava; ma perchè questa in materie d'amore da' Siciliani prima introdotta e coltivata dal Boccaccio, e poi a più nobile stile dal Poliziano alzata, era ne' tempi dell' Ariosto comunemente nelle narrazioni ricevuta, volle concor, dare anche in ciò col Bojardo accompagnato dal maggior numero, e l'uso delle ottave abbracciare.

Del

XVII. Ne' medesimi tempi con noTrissino. bile, benchè per colpa de lettori poco

felice, ardire uscì fuori il Trissino, sprezzatore d ogni rozzo e barbaro freno, e rinnovellatore in lingua nostra dell' Omerica invenzione. Questi nutrito di greca erudizione volle affatto dall' Italiana poesia sgombrare i colori provenzali, e disciogliere in tutto le violente leggi della rima, introducendo, tanto nell' inventare quanto nell' esprimere, la Greca felicità. E dar volle nella sua Italia Liberata alla nostra favella, per quanto ella fosse capace d' abbracciarla, un ritratto dell' Hliade, seguendo co' versi sciolti il natural corso di parlare, e conservando senza la nausea delle rime la gentilezza dell' armonia. E benchè molti luoghi d' Omero interamente nel suo poema trasportasse, e molte similitudini e figure indi di peso togliesse; nulladimeno nel corpo intero, e nella principal' orditura, da nobile e libero imitatore, senza ripetere l'invenzione d' Omero, inventò quel che avrebbe Omero inventato, se 'l medesimo argomento ne' tempi del Trissino trattato avesse. Onde, siccome Omero volle col suo poema l'arte militare dell' età sua insegnare, così il Trissino insegnò colla sua Italia, per simile perspicuità e diligenza, la milizia Romana, la quale egli nelle opere de' suoi campioni e di quelli eserciti rinnova, traendo dalle antiche ceneri colla poetica luce alla cognizione ed imitazione de' posteri il Latino valore. Descrive Omero i paesi della Grecia, egli dell'

Italia, e particolarmente della Lombardia. Trae Omero in campo i suoi Numi, il Trissino i nostri Angeli, a' quali la forza di que' Numi sotto il governo del vero Dio, come Omero a quelli sotto il governo di Giove, attribuisce. Insegna Omero sotto le favole la vita civile e le dottrine de' suoi tempi; e questi sotto simili figurazioni le nostre, per ridurre al suo vero uso la poesia: per lo che volle non solo con lei soccorrere all' intelletto, ma ancora alla memoria, comprendendo in breve narrazione tutta la serie della Greca e Romana storia, colla menzione de' più celebri eroi, sì nell' armi come nelle lettere, ed accompagnando la lor memoria con elogio prodotto da sano e retto giudizio, per lume e regola de' suoi lettori; a' quali da niuno poema volgare è sì pronta ed esposta la norma degli studj e delle azioni, come da questo, col cui solo esempio si può dallo stile escludere la macchia comune dell' affettazione e del putido ornamento. Imperocchè lo stile del Trissino è casto e frugale ; avendo egli usato tanta temperanza, e posto a se stesso nello scrivere tanto freno, che per non eccedere il necessario, e per non mancare in minima parte alla opportunità, rinunzia ad ogni lode, che raccoglier potrebbe dall' acume e pompa maggiore. Onde tutti i suoi pensieri son misurati colle cose, e le parole co' pensieri; le quali sono perciò semplici e pure, e di quando in quando

con virginal modestia trasferite. In fine ha egli, se non tutte, buona parte però delle virtù degli antichi senza i vizj de' novelli; poichè la sua dottrina è purgata affatto dalle tenebre scolastiche di Dante; e l'invenzione e stile suo sono liberi da' costumi romanzeschi e dalle inegualità del Bojardo e dell' Ariosto, in modo che quel che in lui si desidera della greca eloquenza par che più dalla lingua, che dall' arte, gli sia vietato. A tal generosità d'imitazione nou seppero ne il Tasso nella sua Gerusalemme Conquistata, ne l' Alamanni nella sua dura ed affannata Avarchide aspirare; poichè imitarono servilmente e con passo studiato ponendo il piede, ove Omero l' avea posto. Onde siccome Omero, mosso da proprio furore, corse con passo largo e spedito ; così questi all' incontro avendo sempre l'occhio e la mente al cammino altrui, sembrano andare a stento cercando l' orme col bastoncino; auzi quanto più d'essere Omerici si sforzano, tanto meno riescon tali: perchè manca loro la libertà e maestà dello spirito e la rassomiglianza viva, che son d' Omero il pregi o maggiore. E pure appo i nostri il Trissino, poeta sì dotto e prudente, incontra tanto poco applauso, che io non solo non troverò chi voglia invidiarmi sì grande opinione che ho di lui, ma sarò universalmente compatito di vivere in questo inganno.

Del Tasso. XVIII. Ma tempo è già che vegniamo

alla Gerusalemme Liberata del Tasso, il quale è sollevato da tanta fama, che per quanto io sudassi intorno a lui o lodando, o riprendendo, nulla di più dare o in minima parte togliere gli potrei. Poichè sol questo poeta col suo dire florido e pomposo e risonante, e colla vaga raccolta de' luoghi d'ogni buono autore, onde quel poema è tessuto, può recar diletto tanto alla maggior parte de' dotti, che godon dell' artifizio e della nobiltà de' sentimenti de' quali non tutti, nè sempre, cercano o si rammentano l'originale, quanto al resto degli uomini dell' età presente, i quali trovano, benchè con discrezione e verecondia usati dal Tasso quegli acumi, della cui copia ed eccesso le frequenti scuole sono così vaghe. Nè può la gloria del Tasso ricevere oltraggio alcuno da pochi, benchè eccettuati e nella greca e latina eloquenza lunga stagione maturati ingegni, che colla famigliarità degli antichi autori diventano troppo ritrosi e poco tolleranti del novello artifizio; e vorrebbero che il Tasso all' uso de' primi inventori facesse meno comparire le regole della rettorica e i dogmi della filosofia, ed insegnasse più colla narrazione, che co' precetti espressi; e che al pari dell' Ariosto togliesse gli esempj de' costumi ed affetti umani più da mondo vivo, in cui quegli era assai versato, che dal mondo morto de' libri nel quale, più che nel vivo, il Tasso mostra d'aver' abitato. Poichè l' immagine pre

« PredošláPokračovať »