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collocata siete degnamente voi che con la generosità dell' indole e col fervor dell'ingegno poteste aprirvi il volo alle più erte cime del sapere: benchè tra vaghi erari pregi della natura, che per lo più ne' possessori loro estinguon d' ogni più saldo bene la stima; e tra le ricchezze, scoglio per l'altre, per voi grado alle virtù; e tra le delicatezze del sesso, che alle altre appresta scusa, a voi accresce la gloria; ed in fine tra i fulgori d' illustre origine, che i vostri Maggiori di Scozia trassero in Francia, ove feron dono a tal regno di quella prole, al cui talento e consiglio, non solo la vostra nazione dee il fior di ogni bell'arte, ma il principio d'ogni più grande impresa ed il fondamento di questa a' dì nostri. più che in ogn' altra età vigorosa potenza.

Nè le vostre cognizioni sono da' libri che per diporto si leggono tolte in presto per poche ore di vana pompa nelle oziose adunanze; ma sorgono dal fondo de' più antichi e gravi filosofi, storici, e poeti, non solo della vostra, ma altresì della nostra favella, che sì dall' uso come dallo studio e'dall' arte apprendeste. I quali lampi di profonda scienza cangiati già per lunga meditazione nella sostanza dell'animo vostro per tutti i vostri dis corsi, e per tutto il savio e nobil tenor della vostra vita, come raggi di sole per terso cristallo, tralucono. Di tal vena scorrono le singolari e fruttuose considerazioni vostre sopra gli umani eventi e gloriose imprese passate, le quali al pari delle

presenti vi vengono sempre avanti dal commerzio che ha la mente vostra con la prisca età, ove sì spesso albergate, per tessere col consiglio di que' savj ed in lor compagnia la intera tela che in vostra lingua ordite della Storia Universale. Di tal vena escono i retti giudizj che d' ogni autore profferite, e particolarmente de' poeti e della poesia, nella quale è ugual difficolta ottimamente giudicare che perfettamente comporre, e di cui è più facile mediocre autore che giusto estimator divenire. Da questa vena istessa nasce il genio e la stima colla quale voi contro l' inclinazion del sesso, e contro l'usanza comune, accogliete nell' animo vostro gli studiosi più del vero che dell' apparente, e quelle opere con le persuasioni vostre eccitate, che contrastando a i comuni errori, nella repubblica letteraria più tosto faccian l'ufficio d'amico, il quale dispiacendo giova, che di adulatore, il quale nuoce dilettando,

Quindi vedendovi desiderosa ch'io riducessi l'Italiana poesia a quella medesima ragione ed idea, alla quale nel mio ragionamento delle Antiche Favole ridussi già la Greca e la Latina, per cagione che la nostra, come più esposta al volgo, ha bisogno di riparo maggiore: perciò al primo discorso ho dato la compagnia d' un' altro, che anche da molti miei amici uomini dottissimi si desiderava delle Nuove Favole; con avere al primo innestato un brieve ragionamento sopra que'

poeti latini nostrali, che nel decimoquinto e decimosesto secolo coll' opere loro eccelse l'aurea età di Augusto a noi trasportarono; affinchè siccome da questo trattato rimane escluso o poco applaudito chiunque perfetto non sia, così luogo ed applauso vi truovi quasi ogni perfetto: qual riputiamo non solo ognuno de' primarj poeti latini; ma molti anche de novelli, sorti prima che la corruzion dello stile, nelle nostre scuole dalla stolida presunzione de' presenti maestri introdotto, l'Italia inondasse. E questi ambedue libri sotto un comune titolo di Ragion Poetica ho voluto comprendere.

Imperocchè ad ogn' opera precede la regola, e ad ogni regola la ragione; come ogni nobile edifizio è fabbricato secondo le regole dell' architettura; e le regole dell' architettura per sua ragione hanno la geometria, la quale, per mezzo dell' architettura sua ministra, comunica la propria ragione ad ogni bell' opera. Or quella ragione, che ha la geometria all' architettura, ha la scienza della poesia alle regole della poetica. E se la medesima geometria, che ha dato le regole all' architettura fondate sull' opere, per esempio, degli antichi Egizj, può dare altre regole fondate sull' opere Greche, riducendo quelle dell' una e dell' altra nazione ad un' idea e ragion comune; similmente la Ragion Poetica, che noi trattiamo, secondo la quale i Greci poeti e le regole loro rivochiamo ad un' idea eterna di

Natura, può concorrere ancora alla formazion d'altre regole, sopra esempj e poemi diversi, che rivolgansi alla medesima idea e ragione, la quale a i Greci autori e regole sopra loro fondate conviene. Onde se per cagion d' esempio le regole date ne' cori delle Greche tragedie son fondate sull'antica usanza di coloro, che trattavan le lor faccende in istrada avanti il lor' atrio, ove le donne ascoltanti ed il coro raccoglieano quel che si trattava, sicchè poi sopra di esso discorreano; potranno a' tempi nostri fondarsi altre regole per le quali s' introduca un coro, non in istrada, ma nell' anticamere formato di cortigiani, che su i fatti del lor padrone si trattengano. Purchè, siccome le regole antiche convenivano colli costumi Greci, così le nuove convengano con quelli della nazione, che a' presenti tempi nell' opera s' introduce in modo che tanto l'antiche quanto le nuove regole rimangano comprese in un' idea comune di propria naturale e convenevole imitazione e trasporto del vero nel finto, che di tutte l' opere poetiche è la somma universale e perpetua ragione, alla quale noi andiamo i precetti e gli esempj in questi due libri riducendo; e di cui l' utilità, il fine, e 'l diletto esponer cerchiamo, per troncare i vizj che si sono introdotti, tanto dal negletto quanto dal superstizioso studio delle regole, il quale traendoci ad ordinare la finzione delle cose presenti secondo le regole

fondate su i costumi antichi già variati, ci disvia dal naturale poco men che l'intero negletto loro; in modo che abbandoniamo la traccia di quella ragion comune, ed idea eterna, alla quale ogni finzione dee riguardare; non altrimenti che tutte le cose vere alla natura riguardano. Conciossiachè, siccome delle cose vere è madre la Natura; così delle cose finte è madre l'idea tratta dalla mente umana di dentro la Natura istessa, ove è contenuto quanto col pensiero ogni mente o intendendo o immaginando scolpisce. Or perchè questa ragione ed idea dal suo natural principio dedur possiamo; conviene prima d'ogni cosa del nostro vero e falso concepire, e dell' immaginazione umana ragionare.

Del vero e

del falso; del

reale e del

finto.

I. Ogni uman giudizio, anche quando è pronunziato in figura di negare, pur sempre qualche affirmazion contiene, se non espressa, almeno tacita. Poichè chi dice il Sole esser luminoso espressamente afferma del Sole lo splendore con giudizio chiamato affermativo. Ma chi con giudizio, negativo appellato, dice il Sole non esser oscuro, anche tacitamente afferma che il Sole sia luminoso; imperocchè dal concetto che ha del Sole, come di luminoso, forma il giudizio ch' egli oscuro non sia. Di più il giudizio vero dal falso differisce, perchè il vero contiene la cognizione intera di quel che si giudica; il falso ne contiene o parte o nulla. Sicchè vedendo

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