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tempi, in cui s'imbattè a reggere quella chiesa: vilipendi e trattamenti sofferti per opera de' nemici della religione e del sacerdozio, che al prelato dovettero riuscire più acerbi, perchè ebbero luogo ove prima risplendette la gloria dell'augusto suo episcopale carattere, e ove potea tutto spiegare il potere della sua autorità. Che s'egli fu trascinato altrove sino a finire umilmente i suoi giorni lungi dalla sua cattedra, potea egli gloriarsi, come già san Gregorio VII: dilexi justitiam et odivi iniquitatem ; propterea morior in exilio: esilio che coronò le sue fatiche, che pose il colmo al suo merito, che alle intemerate sue virtù, piamente può credersi, assicurò il premio della beata eternità.

Gradisca pertanto la Signoria Vostra quel poco, che ho potuto dire in proposito delle sue richieste, ed in ossequio della verità. Intanto esternandole i sensi della mia stima passo al vantaggio di professarmi della Vostra Signoria ecc. Poggio Mirteto 29 marzo 1843 devotissimo obbligatissimo servitore N. vescovo di Poggio Mirteto.

XI.

Approvazione fatta in Amelia al presente elogio. Noi sottoscritti canonici seniori della venerabile cattedrale di Amelia avendo letto il presente elogio storico di monsignor Carlo Maria Fabi, già vescovo di questa città, e da noi pienamente conosciuto, attestiamo di averlo ritrovato esattissimo e veridico in tuttociò che riguarda l'epoca fortunata, in cui governò questa diocesi. Anzi aggiungiamo, che ben più dir si poteva di un prelato sì pio, zelante e dotto, la cui memoria sarà sempre presso di noi in benedizione.

Fra le altre cose era egli sì caro a Pio VI, che nel farlo vescovo gli donò perfino tre paia de' suoi stessi calzari e sandali con croce papale, dandogli la facoltà di così adoperarli nelle sacre funzioni, siccome faceva, vedendolo tutto il clero ed il popolo, cui era nota una siffatta grazia particolarissima. In fede ecc. Amelia questo dì 20 febbrajo 1843.

Michelangelo prior Bonafede, e parroco fin dal tempo della bo: me: di monsignor Fabi.

Domenico canonico Ferrari.

SCRITTI PUBBLICATI

DA MONSIGNOR CARLO MARIA FABI

I. Epistola pastoralis ad clerum, et populum civitatis, et dioecesis suae. Romae 1785 typis Lazzarini.

II. Decreti istruttivi, esortativi e precettivi fatti nella visita del 1786. Foligno per Campitelli.

III. Lettera pastorale al popolo della città e diocesi. Foligno. Tipografia Campitelli. È senza data: ma dev'essere circa il 1788, rallegrandosi in essa del frutto ricavato dalla sua prima visita e dalle sante missioni.

IV. Omelia recitata al popolo nella pubblicazione del giubileo il dì 15 agosto 1790. Foligno per Campitelli.

V. Omelia detta nella notte del santo Natale dell'anno 1791. Roma 1792. Tipografia Zempel.

VI. Omelia detta nella festività della santissima Vergine assunta in Cielo nell' anno 1792. Foligno 1792. Tipografia Campitelli.

VII. Synodus dioecesana amerina ab Antonio Maria Gratiani habita anno 1595. Editio II cui accessit vita eiusdem. Romae 1792 typis Barbiellini.

VIII. Appendix ad Synodum Amerinam ab Antonio Maria Gratiani episcopo habitam anno 1595 a Carolo Maria Fabio ejusdem ecclesiae praesule edita anno 1792. Romae 1792 apud Michaelem Angelum Barbiellini. IX. Omelia detta nella pubblicazione del giubileo fatta il dì 8 dicembre 1792. Foligno. Tomassini 1793.

X. Istruzione pastorale in occasione della sacra visita. Foligno 1793. Campitelli,

XI. Omelia recitata nel giorno di santa Fermina li 24 novembre 1793. Foligno 1794. Campitelli.

XII. Omelia sopra il rispetto delle chiese recitata nel giorno di santa Fermina il 24 novembre 1794. Foligno. 1794 Campitelli.

XIII. Omelia sopra la cristiana educazione recitata nel giorno di santa Fermina il 24 novembre 1795. Foligno. 1795 Campitelli.

XIV. Omelia sopra la durezza del cuore recitata il dì dell' Assunta l'anno 1796. Roma. 1796 Salomoni.

XV. Notificazione per la pubblicazione del giubileo concesso dalla Santità di Nostro Signore papa Pio VI 1796.

XVI. Omelia sopra la cecità spirituale recitata nel giorno dell'Assunta l'anno 1797. Todi. 1797 Mannelli.

XVII. Enciclica sulla santificazione delle feste. Foligno. Tomassini (senza data).

XVIII. Allocuzione del vescovo al popolo di Amelia. Todi per Luigi Scalabrini stampator nazionale 1798.

XIX. Sulle occulte compensazioni; circolare manoscritta diretta ai parrochi e ai confessori.

RELAZIONE DELLE ADUNANZE

DELLA R. ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI

DI MODENA

NELL'ANNO ACCADEMICO 1842-1843 (*)

Adunanza della Sezione di Scienze
nel 14 gennajo 1843.

La perdita del Consigliere Biagio Casoli, Avvocato generale

di questo Supremo Consiglio di Giustizia, seguíta il dì 9 giugno 1842, è stato uno di que' luttuosi avvenimenti che la R. Accademia non poteva lasciar trascorrere senza una speciale considerazione, avuto riguardo al raro concorso delle molte qualità virtuose ed eminenti che l' adornavano, e che in lui tutti pure riconoscevano, mentre poi anche essa pregiavasi di poterlo additare nell' Albo de' suoi membri fin dal 19 novembre 1792, e tenea ricordo, tra le altre sue accademiche produzioni, di una dotta dissertazione sul fondamento delle leggi ossia sul giusto e sull' ingiusto da lui letta in pubblica adunanza nel 30 successivo dello stesso mese, allorchè l' Accademia, animata dai benefici impulsi di Ercole III di gl. r., oltre alle lettere aveva, singolarmente per opera de' Tiraboschi, de' Venturi ec., incominciato ad estendere le sue esercitazioni anche alle scienze. Per tutte queste particolarità l' Accademia con animo riconoscente, appena succeduta la perdita del Casoli, concepì il pensiero di rendere al benemerito uomo un tributo di laude: e tale pensiero venne condotto ad effetto dal Socio attuale permanente

(*) In questa Relazione, come fu fatto per quelle dei due anni antecedenti, si dà un sunto de' lavori non pubblicati: ma di quelli che sono venuti alla luce si accenna soltanto il titolo, e dove sieno stampati.

sig. Avvocato Luigi Tirelli che ne lesse in questa adunanza un elogio, il quale è stampato nel Tomo II delle Memorie accademiche pag. 81.

e

Il Socio attuale permanente sig. Prof. Giovanni Bianchi lesse una lettera direttagli dal valente giovane modenese sig. Dott. Giovanni Muzzioli, nella quale gli dà conto di un' amputazione ischio-femorale da lui felicemente eseguita nel pubblico Ospitale di Modena a dì 24 dicembre 1842. Premessa la narrazione dello stato morboso dell' infermo, il quale per carie sviluppatasi nel femore destro trovavasi a tal punto che per salvarlo da una morte certa e non lontana, non altro mezzo rimaneva fuorchè l' amputazione da tentare, o sull' articolazione ischio-femorale o sotto il gran trocantere ; il sig. Dott. Muzzioli espone che per la somma difficoltà di precisare il punto in cui si limitasse l' alterazione dell'osso suo periostio, gli convenne pensare ad un metodo atto sì all' una che all' altra delle predette operazioni, per non asportare oltre l'uopo parti sane, nè lasciarne delle infette. Studiati perciò i varj metodi a tal uopo proposti, scelse quello che prescrive la formazione di un sol lembo dal di fuori al di dentro colle parti molli anteriori ed interne della sommità della coscia, e di recidere poi le posteriori ed esterne circolarmente; colla sola modificazione di far cadere il taglio circolare sotto la natica ed un buon mezzo pollice al di sotto del gran trocantere ed indi condurlo all' angolo superiore ed esterno del lembo suddetto. Non occorreva premettere l'allacciatura della femorale al di sotto dell' arcata crurale, mentre nell' individuo da operare, potevasi assai bene arrestare il corso del sangue comprimendo quell' arteria contro la branca orizzontale del pube. « La qual maniera di operare ( osservava

il sig. Dott. Muzzioli) oltre al prestarsi, come agevolmente « si vede, al doppio scopo suddetto, è poi anche di facile «e sollecita esecuzione, e, ciò che più monta, espone a mi<< nori inconvenienti l'infermo: giacchè non tagliandosi le « glutee che nelle loro ultime diramazioni di molto si minora «l'emorragia, che massime in un soggetto debole, sebbene << non copiosa, può essere fatalissima. >>

Non avendo pubblicata finora il sig. Dott. Muzzioli la storia di questa sua operazione, ne soggiungeremo qui la narrazione con le parole medesime della sua lettera.

<< Fatto trasportare l'infermo in apposita camera, e collo«catolo nel modo migliore sul letto operatorio, disposti gli «‹ assistenti, alla presenza degl' ill. sig. Dottor Antonio Ric«cardi professore d'Istituzioni Chirurgiche in questa R. Uni«versità e sig. Dottor Giuseppe Cervi chirurgo primario di « questi ospitali, coadjuvato dal M. R. P. Francesco Maria «Begalli vicario di questi Fate-bene-fratelli, giovine di pro«fondo sapere teorico e pratico in chirurgia e medicina, « situatomi all' infuori del membro affetto conficcai la punta << di un coltello lungo stretto e bitagliente nella metà dello "spazio che separa la spina superiore anteriore dell' ileo dal "gran trocantere, e spingendolo dall' alto al basso dall' esterno « all'interno lo feci passare sopra la superficie anteriore ed « interna del collo del femore e sortire quindi anteriormente «ed in vicinanza della tuberosità ischiatica; abbassandone « di poi il manico e rivolgendo il tagliente inferiore un po' « all' infuori, formai un lembo della lunghezza di ben tre ❝ pollici cercando che all' esterno avesse la maggiore estensione « possibile. Deposto il coltello arrovesciai in alto il formato «<lembo, e tosto mi diedi ad allacciare le arterie recise, nel « che fare, perchè la compressione impediva totalmente il « circolo del sangue nelle diramazioni della femorale, inco«minciai da due rami situati nella parte interna della fatta « ferita mandanti sangue e forse provenienti dall'otturatoria «e dalla interna pudenda, indi passai all' allacciatura della "femorale profonda, di poi della superficiale, finalmente della ❝ perforante. >>

<< Premunitomi così contro l'emorragia presi un coltello « comune da amputazione, e colla mano libera stirata in alto «< il più possibilmente la cute delle natiche feci il taglio se«micircolare delle parti molli posteriori ed esterne nel luogo « e nella maniera sovraindicata, indi con un secondo taglio « circolare terminai di dividere le carni più profonde, ed il « periostio alla base del gran trocantere. Esaminatosi in quel

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