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M. 46.

LA CARITÀ

DISCORSO

DELL' ABATE CESARE GALVANI (*)

La Carità, riveritissimi Ascoltatori, la Carità è

un raggio emanato da quel fonte ardentissimo del vero amore, che è Dio, il quale quando abbia ravvivati e rincaloriti i freddi spiriti degli uomini, e li abbia resi capaci a magnanimi sacrifici, torna lucidissimo e puro a portare lassù donde si partiva il merito e la fragranza di questi generosi olocausti. Nè per avvolgersi che faccia in prima per tra le sozzure ed il fango di questa terra sciagurata, smarrisce egli alcun che dell' immacolato suo splendore; chè tanta anzi è la sua divina virtù, tanta la comunicazione vivifica di sua potenza, che le stesse gore e le brutture entro le quali si ravvolse, quasi sentissero la presenza e il tocco della mano

(*) Questo Discorso fu recitato a' 18 di luglio nella solenne benedizione delle nuove Sale aperte dalla munificenza del Principe nostro per le inferme affidate alle Figlie della Carità.

creatrice, cangiano lor guasta natura, e fioriscono di gigli e di rose. Sì, Uditori riveritissimi, scegliete qual più vi piaccia di quei mali e di quelle miserie che o affliggono la vita, o deturpano nell' anima dell' uomo l'imagine del Fattore Divino; trovate pur quelli che destino maggior nausea e ribrezzo o alla schifiltà di civili costumanze, o alla delicatezza di timorata coscienza; raccoglieteli tutti insieme, e poi chiamate la Cattolica Carità, e ditele = Questo cumulo di guai, queste vittime del peccato, ti si consegnano, ti si affidano liberamente =, e, viva Dio, che questa bellissima Figlia dell' Onnipotente, purchè si lasci agire in sua santa balía, farà vedere le usate prove miracolose, e chiamando alla sua volta voi pure, vi accennerà le mutate sembianze, e vi chiederà se più ravvisar le possiate. Vi ricorda, o Signori della profetica vision di Ezechiello, quando lo spirito di Dio lo addusse sovra un campo deserto ripieno di aride ossa disgiunte, e comandògli vaticinare de ossibus istis, e al suono delle inspirate parole queste ossa si agitarono fra la morta polvere, si ricongiunsero, vestiron le antiche carni, sentirono il vibrar de'nervi, rinsanguinaron le vene, e stettero in aspetto di umani cadaveri: poi al nuovo grido vaticinare ad spiritum, si udì rapido da' quattro venti il fremito di vita del chiamato spirito ravvivatore, e quei freddi corpi vissero, e si mossero come sterminato esercito al comando del Duce? Or se di questo vi ricorda, imaginate, o Signori, che tale è la prodigiosa azione di quella Carità che da Dio deriva, e a lui torna, quando chiamata sulla faccia di questo mondo in

cui l'egoismo uccide la misericordia, le si dica vaticinare de ossibus, vaticinare ad spiritum.... Che se alcuno di voi mi allegasse non essersi egli mai avveduto di questi taumaturghi rimutamenti, quantunque abbia peregrinato in più parti, e visitati tanti luoghi aperti a ricovero dell'indigenza, e dei morbi, o a riparo dell'ignoranza, e dei disordini, io vorrò chiedergli se questi erano veramente dati in mano alla Cattolica Carità: imperocchè rammentate aver io detto essere ella nata dall'amore di Cristo Signor nostro per gli uomini, nutrirsi di questo amore, e a lui tornare colle operate fatiche: rammentate eziandio com' io abbia posto a condizione de' suoi mirabili successi, che le sia data libera facoltà di agire a suo santo talento. Ora sappiate che il mondo, il quale ama bensì il lustro delle esterne buone apparenze, ma non vorrebbe il rimprovero di sue fallacie, o il rimorso de' suoi errori; il mondo, per non parere inumano, per poter meglio godersi i suoi sollazzi e i suoi baccanali senza che siano fatti funesti dal pianto degli affamati, e dalla vista de' moribondi; ma insieme poi perchè non gli siano tolte le vittime delle sue seduzioni, nè gli sia agitata la pace di morte colle imagini di un fiero avvenire; il mondo, io dissi, ha data alla Carità una falsa sorella, che se ne usurpa le vesti e i diritti, che l'ha cacciata dai luoghi per lo innanzi santificati da lei, e che le fa guerra coi nomi di Beneficenza Amministrativa, e di Filantropia. Entrate pure le vaste sue sale, e le vedrete non soltanto provvedute di quanto richieda la nettezza, ma di quanto appaghi la eleganza, e starei per

dire il lusso sociale. Non mancheranno gli ambulacri e i giardini, abbonderanno gli uffici, i registri, le segreterie, e quindi ogni fatta di scrittori, di aritmetici, di ispettori. Tutto sarà dato all'ordine, alla disciplina, al sollievo materiale dei corpi: ma dove fra la schiera di tanti venali impiegati, di tanti prezzolati guardiani, dove è quello che faccia sue le miserie degli accolti a ricovero? Dove è il pietoso che pazienti le ingiurie, che non si ributti per la villana ingratitudine, che si accenda anzi di nuovo zelo, e si assida amoroso al fianco di chi lo disprezza, finchè colla lunga perseveranza de' beneficj, guadagnandone l'animo possa scendere in quest' animo, scoprirvi la piaga che è radice de' suoi dolori, e versarvi sopra il balsamo di quei conforti che la sola pietà sa trovare e rendere efficaci? Dove è chi tenda l'orecchio al minimo lamento, e accusi se stesso, e si faccia rimprovero, e non si perdoni, se gliene sfuggì uno inosservato; e tosto uditolo accorra, e sappia trovar la parola di consolazione, o almeno coll' esempio del Giusto, che patì per noi, inviti alla rassegnazione il peccatore? Dov'è chi non si dia pace nè di nè notte finchè non sia riuscito a ricomporre in pace i cuori turbati?.... Ah invano tu li ricerchi fra quelli che misurano l' opera loro colla misura del pane e dell' argento onde sono retribuiti, che considerano i loro servigi come un famulato a cui li condanna la lor condizione, che vivono lì entro perchè non potrebbero meglio vivere altrove, e che perciò vedono negli infelici da soccorrere non l'oggetto di lor compassione, ma la causa delle fatiche e dell' esigenza di lor mala

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