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sotto il punto di un delitto; erano ancora in grado di rifare una seconda innocenza, di ritornare capaci di virtù, di stima per se stessi poichè l' umana legge colpisce, e diffama soltanto quelli che offendono la medesima; mentre la legge di religione distendendo sovra di essi il suo manto li rileva, conforta e purifica (129). Perciò senza fede religiosa, senza istruzione e pratica religiosa tutti gli altri mezzi contro il suicidio riescono inutili, vani ed impotenti. Vantino pure i filosofi, i legislatori, i politici, gli economisti, ed i medici dei soccorsi per allontanare le cagioni, le quali conducono al disprezzo della vita, alla morte volontaria; vantino pure i diritti sociali, dei quali in oggi tanto si parla, e se ne decanta il potere: ma senza il possente ajuto della religione, senza la evangelica morale, qualunque instituzione che immaginare si voglia riuscirà sempre priva di effetto. Per la qual cosa egli è mediante il concorso della religione unitamente ai mezzi morali, politici ed igienici saggiamente insieme combinati, che devesi combattere l'oscuro genio del suicidio, e mettere un fine ad una malattia cotanto funesta, e divenuta propria del nostro secolo, e delle sorgenti generazioni: malattia di un' epoca, la quale non ha legge, nè fede; e di una società, la quale ha abbandonate le credenze religiose, uniche e sole consolatrici degli afflitti. Semi di tale natura non sono mai inutilmente gettati: e quand' anche tarda ne sia la vegetazione, i posteri almeno, ossia le future generazioni, ne coglieranno utile ubertosa messe.

Ben mi accorgo, Colleghi Chiarissimi, di avere col mio dire anche di troppo cimentata la vostra sofferenza, e di essere penetrato in un campo superiore alle mie forze, e forse anco estraneo, se non in tutto, in gran parte alla medicina civile, e perciò degno di essere trattato da uomini di me più dotti, ed illuminati nella scienza morale, politica e religiosa. Contuttociò anche la medicina civile può benissimo in simili casi somministrare utili soccorsi. Anzi non evvi arte, per nobile che sia, la quale per impedire o scemare le cagioni le quali predispongono, favoriscono, conducono alla mentale alienazione ed al suicidio, richiegga tante cognizioni nelle menzionate scienze, quanto la medicina civile. Per la qual cosa, sorpreso dal numero sempre crescente dei pazzi e dei suicidi, fu mio intendimento di indagare le principali cagioni che predispongono e sviluppano tanta sventura; e di proporre nello stesso tempo i mezzi più opportuni, dedotti non solo dalla medicina civile, ma ben anco da quelle scienze, le quali hanno grande influsso nel prevenire, o nel rendere minori le cagioni medesime. Poichè tolte le potenze nocive, fisiche e morali le quali promovono i disordini delle facoltà intellettuali, o guidano a volontaria morte, minore pur anco diverrà il numero dei folli, e scemeranno del pari le vittime sagrificate al funesto genio del suicidio. Ma che giova il soccorso della medicina civile, quand' anche ajutata dalla scienza morale, politica, e religiosa, come quelle che hanno gran parte nel conseguire lo scopo desiderato, senza il possente braccio della illuminata sapienza governativa, che

ne ordini e curi il salutare adempimento! Ignoro, sin dove saranno accolti i miei desiderj, le mie premure, e quali siano per esserne le conseguenze. Ma intanto a Voi, Colleghi Chiarissimi, che avete cotanto a cuore la prosperità fisica ed intellettuale dei popoli, mi rivolgo, perchè vogliate, secondando il mio buon volere, concorrere con tutte le vostre forze a prevenire e scemare le cagioni, che determinano la pazzía, e trascinano a volontaria morte. Animati da simili filantropici sentimenti fate penetrare la vostra voce nel cuore di chi regge le civili, le politiche, e le morali istituzioni, e siate certi di conseguire la benemerenza e la gratitudine della presente, e delle future generazioni. Che se col mio dire io giunga ad impedire che un solo individuo cada in mentale alienazione, o a far sì che un altro trattenga la mano armata, colla quale è in procinto di troncare la propria esistenza, io ascriverò questo giorno fra i più felici della mia

vita.

ANNOTAZIONI

(1) Platone, De invent. - Cicerone, De Repubblica. (2) Veggansi gli Annali univers. di statistica 1840. — La Biblioteca italiana La rivista Europea 1839, e seg.

(3) Ann. Univ. di medicina 1832, e seg. Gazzetta privilegiata di Milano 1832, e seg. Rivista Europea ec. ec.

(4) Tali sono le Case di ricovero pei pazzi fondate in Milano, gli stabilimenti eretti in Parma, Reggio, Torino, Perugia, Pesaro, Ancona, Genova ec. ec. Solo che in mezzo alle tante cure fisiche, e morali prodigate agli alienati raccolti in simili stabilimenti, rimane tuttora a desiderarsi la fondazione delle Scuole cliniche, le quali istruiscano gli studenti di medicina, i giovani medici, nella difficilissima arte di guarire le malattie mentali.

(5) Della necessità di sottoporre i fatti alla statistica, Bologna 1822.

(6) Della statistica medica, Milano 1838, e seguenti. (7) Bertini nel Giornale delle scienze mediche 1838. Maggio Briere de Boismont nel Giornale citato Esquirol, des malad. mental. considérées ec. Paris 1838 De la Mennais Essai sur l'indiffer. en réligion, Tom. II.

(8) Archiv. de médéc. 1837. Ottobre Bertini, Giorn. cit. (9) Suscitatasi più di una volta in Londra la questione se il numero dei pazzi fosse realmente aumentato, Heberden, Burrows, Halliday hanno mediante censo fatto dei mentecatti nei tre Regni uniti sostenuto contro Powel essere l'aumento più apparente che reale (A Letter to Lord Robert Seymour, with a report of the number of lunatics and idiots in England, London 1829). La quale questione essendosi questi tempi agitata in altri paesi, e specialmente in Francia, Fodéré (Essai medico-legal sur les divers. espéces. de folie)

pure

in

De la Mennais (Essai sur l'indifference en matiére de religion) e Des-portes (Rapport fait an conseil général des hospices civil, Paris 1823) hanno concordemente dimostrato accresciuto il numero dei pazzi. Se non che Pariset, ed Esquirol sono inclinati a credere più apparente che vero il supposto aumento, e mancare per lo meno dati certi per sciogliere positivamente la questione (Memoria letta nella pubblica seduta dell' Accademia delle scienze di Parigi nel giorno 23 Luglio 1824). Contuttociò lo stesso Esquirol racconta che percorrendo nell'anno 1835, la nostra bella Penisola ha ritrovato mille pazzi dippiù di quelli indicati da Briere di Boismont, il quale aveva cinque anni prima percorse le itale contrade. (Ann. cit. di statistica 1829. Marzo).

Il Collega Bonacossa, cui dobbiamo interessanti osservazioni critiche sugli spedali dei mentecatti in varie contrade di Europa, soggiunge che le diverse cagioni della pazzia non somministrano bastante argomento per risolvere il dubbioso problema, e che mancano i dati antecedenti onde stabilire un esatto paragone fra il numero dei pazzi delle diverse epoche (Sullo stato dei mentecatti, Torino 1840). Ma Briere de Boismont avendo calcolata la proporzione dei folli colla popolazione dei diversi regni, e delle principali capitali di Europa, dimostra chiaramente essere in questi tempi accresciuto il numero dei medesimi, con avere riportata la sanzione del Moniteur universel, della Rivista medico-chirurgica di Edimburgo e di altri scrittori di medicina, di politica, e di statistica (Giornale cit. di Torino). Nella quale opinione trovo pure convenire fra i recenti scrittori Cazanvielh, il quale dichiara essere in questi anni aumentato il numero dei pazzi (Annali di statistica 1841. Aprile). E per dir vero, riflesso fatto, come vedremo in seguito, che l'alienazione mentale, per relazione di rispettabili viaggiatori e statistici degni di tutta la fede trovasi portata al suo più alto grado di sviluppo presso le nazioni più illuminate, quale fatale prodotto della civilizzazione, è facile di comprendere come simile malattía debba crescere, e moltiplicarsi in ragione dei progressi della stessa civilizzazione. E giova pure riflettere che crescendo, come vedremo in

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