UNIVERSALE CRITICO - ENCICLOPEDICO DELLA LINGUA ITALIANA DELL'ABBATE D'ALBERTI DI VILLANUOVA TOMO QUARTO K = 0 Multa renascentur, qua jam cecidere, cadentque, Que nunc sunt in honore vocabula, si volet usus, Quem penes arbitrium est, & jus, & norma loquendi. ORAZ. Poet LUCCA MDCCCIII. PRESSO DOMENICO MARESCANDOLI CON APPROVAZIONE. K s. m. Lettera greca, detta Kappa non è a noi necessaria, come non è appresso i Latini più in uso, essendo in tutti i suoi luoghi subentrato il C, • CH. Cortic. Gram. Tofc. *L ;| LA, alle volte è Pronome, alle volte minciò a confortare, ed a pregarla, che è Articolo tanto de' nomi propri, quan. non piagnefse. Bocc. nov. I la rivegto degli appellativi. gio starsi umilmente fra belle donne §. LA, semprechè è articolo, entra, Petr. Per forza la presono, e sennonia. siccome I, e Lo suoi compagni, in Din. Comp tutti i casi del numero del meno ma S. Alcuna volta si trova pofta tal parsolo nel genere femminile. Nel primo, ticella in forza di Pronome ma quasi di e nel quarto caso non ha bisogno del se soperchio, e per vaghezza di parlare, del che 'accompagni come anzichè bisogno di esprimere. Rab L, s. f. Lettera consonante, che è la negli altri casi, ne' quali si dice Delia, Braccrè per caso il suolo con mole decima dell' Alfabeto Italiano, e si pro- Alla, Dalla. La Reina, verso la Fiam. lagrime, ed egli lei reverentemente molnunzia Ele. V. Ammette dopo di se ne' metta rivolta, ch'essa l'ordine feguitas-to la vide, e ricevette. Bocc. nov. m:zzi delle parole e in diversa sillaba fe se comandò, la quale vezzosamente S. LA, si prepone alle particelle MI tutte le consonanti, dalla R in poi; co- incominciò. Bocc. nov. G.i occhi, e la TI, SI, CI, NË, VI, e si pospone alme ALBA, FALCONE, FALDA, ZOL fronte con sembrante umano baciolle. Petr. le altre ME, TE, SE, CE, NE, VE. FO, VOLGO, SALMA, SALNITRO, § Distesa si scrive tal particella La, Ella è tale qual'io brievemente te la diALPE, ALQUANTO, POLSO, SAL- quando sia articolo, semprechè il nome segno. Lab. Io si richieggio ec., che la TO, SELVA, CALZA. E in tutti que seguente da lettera consonante incomin. condizion postami ec. tu la mi ofservi fi luoghi i Toscani nei pronunziarla le ci; che se da vocale principiasse la vo. Togli, noi la si diamo qual noi posfanno per più dolcezza perdere alquanto ce che segue, si segna comunemente coll' siame. Trovò li prestatori la notte pafdi suono. Avanti di se nel mezzo delle apostrofo, se non se forse altri nelle vo fata aver l'arca imbolata e in cafa dizioni riceve il B, C, F, G, P, R, S, cali seguite fa più consonanti non amasse messalasi. Or voi ce l'avete ben fatta ; T; come OBBLIGO, CONCLUDERE, meglio di segnar d'apostrofɔ il none, ma mai più perfona non la ci fard. CONFLITTO, CIGLIO, ESEMPLO, anzichè l'articolo Iscrivendo per esempio Con molte altre parole la vi confermò fu, PARLAMENTO, SLUNGARE, ATLE- La 'ngratitudine. Notizia, che ha luo e fece la fede maggiore. Currado c. le TA. Il che sempre fa nella stessa silla go in tutti i casi, che si adoperi, siasi difse, ee che seco la ne menasse. Me ba, saivochè colla R, colla quale s'ac la particel a di tale articolo La così sola, la conviene in questa guifa tanti anni coppia in sillaba diversa; come ORLA o pure affissa a' segni de' casi. Madama feguitare, quanti mesi ella fu contro a TO; ma di rado si trova appo la nostra lamperadrice di Coftantinopoli. Se io ho me crudele. Quando la gelosia gli bisolingua dopo la B, C, F, T, come suo bene la 'ntenzione di tutte compress, noi gnava, del tutto fe la Spoglid. E trono assai per sua durezza fuggito. Dopolsiam qui ec. La notte dopo molta, e lunga vata, che noi l'avremo, che avrem noi la G poco è in uso, se però non seguita dimerangı s'avvicinò al as, e comincio fare altro, se non mettercela nella I'I; come GIGLIO, il quale le fa fare l'alba ad apparire. Bocc. nov. Ch' ancor Scarfella? Conechè buona opinione avessuono più schiacciato, e sottile, come si non torse dal dritto cammino l'ira di se della donna, ancora ne la prefe mi. dice nella lettera G, di rado si trova do. Giove per ventosa pioggia. Petr. gliore. Il non aver bene da maritarla po la S, ovvero in principio di parola, S. L'Articolo dopo il Sostantivo nome. ve la fa guardare in casa. Bocc. nov. Come SLEGARE, ovvero nelle voci com connota Grado d' eccellenza; o sia, che pofte colla proposizione DIS, o MIS, segni Distinzion di persona. L'una ha no. Come DIS EALE, MISLEALE. Accop me Ginevra la bellà, e l'altra Isotta la piata col T avanti non è suono di que bionda. Bocc nov. Giudit Ebrea la sag. §. Nel caso retto La per Ella, come fta lingua, ma solo s'usa per le voci fogia, casta, e forte Petr. Le per Elle, non pare assolutamente da refiere non divenute ancor noftre affat Ed in altra maniera pur ancora, ma usarsi, benchè o per iscorrezion di te. to, come ATLANTE, ATLETA Con di soverchio. E fecegli la feßta grande fti, o per fretta di dettare, se ne leg. tutte queste lettere avanti perde alquan. senza dire alcuna parola, cioè Fecegli gano forse alcuni pochi esempli di Scritto di suono, salvochè colla R, e colla festa grande. Prenderai quel cuor di cintori autorevoli, ed anche s'usi alla gior. S, le quali gliele lasciano mantenere in ghiare, e fa, che tu ne facci una vivan nata da molti, come La dica, la mi tero. Pronunziasi la S, avanti alla Ldetta, la migliore, e la più dilettevole, faccia il favore, ec. Gli chiedeva sempre nel secondo modo, cioè con suono sot che tu sai. Bocc. nov. qualche cofellina, come la sapeva, che tile, o rimesso, quale è nella voce MU §. In sentimento d'Una. La fante egli andasse a città. Fir. nov. La m'ha SA, come si dice nella lettera S. Rad- scendendo mina avvedutamente, smuc. si concio in modo, e governato, che più doppiasi, dove è necessario, ne' mezzi ciandole il piè, caddè della stala in ter- non posso maneggiar marrone. Lor. Med. della parola, come ANELLO, COL ra, eruppesi la coscia. Bocc. nov. cioè Nenc. TELLO. Ruppesi una coscia. LÀ, coll' accento, avv. di luogo, coS. L, per Numero Romano, che si u. SLA, Pronome femminino..Illam . sì di stato, come di moto. Illic. In sa comunemente, vale Cinquanta. Pane Sempre è quarto caso del minor numero, quel luogo, nel quale non è nè chi parinferigno a ragione di foldi L lo ftajo.e val Lei; Colei; Quella. Fattosi più la, nè chi ascolta. Vidi, che non pur Cronichett. di Amar. presso alla giovane, pienamente la co-io, ma questa gente tutta rimira là, Diz. Un. T. IV. S. E qualche volta ancora posposte alla particella SI. Chi ama l'anima sua si la perderà. Passav. A be'l sol voli. Dant. Purg. Torna su indo per divisione o mari, o monti, o an- §. Vale anche Campare. Voc. Cr. §. Andare di quà, e di là, vale An § Andare di là, modo basso, che si LABARDACCIA, s. f. Peggiorat. di Labarda. Dav mano a vonche e labar. dacce. Buon. Fier. LABARDÓNE, s. m. T. del Commercio. Merluzzo della più grossa, e miglior qualità. Tariff Taft V Salume. LABARO, s m. Liba um Insegna militare imperiale, su di cui Costantino fe. ce porre il monagramma di Gesù Cristo rife.colia Croce, col motio. In hoc signe vinces. Segner. §. Trovasi anche l'avverb. LA §. Entrar troppo in là in parlando zarsi. vero. Circ. Gell. e b. §. Elseve in là, parlandosi di tempo Si congiugne pure con altri avver. S. E talora si congiugne colle prepo S. Suole talora aver corrispondenza colle particelle QUA, e QUI, posponen dosi ordinariamente alla prima, e pre ponendosi alla seconda. Tu diventerai molto migliore, e più coftumeto, e più da bene là, che qui non firesti. Senza far ferma, or quà, or là si tramutava piaguendo. Bocc. nov. §. Pure talora si trova proposta la par. ticeHa QUI all' altra. E però è da sa pere, che qui parla l' una delle parti, e là parla l'altra, le quali diversa. mence litigano. Dant. Conv. § Di là, Preposiz. che regge il sesto che si accenna dalla preposizione; oltre caso. Trans; ultra Passato il termine, il detto termine. E già di là dal rio passito è il merlo. Petr. § Di là entro, posto avverbialm. vale Di dentro a quel luogo. A noftra Da. vichiese i cheries di là entro, che ad A. ma di Parigi con lui insieme andatofene, brzam dovessero dare il battesimo. Bocc. nov. scrive, avverb. composto delle suddette §. Di là sù, che anche Dilassù si §. In là, avv di luogo, e di tempo rentosi al tempo. Là ver l'aurora, che §. Chi è là? si dice per mɔdo di do που § Diciamo ancora ✪ là, per modo di chiamare. LABBIA, s. f. Facies Voce antica, e della sola poesia, che s'usa per Faccia, Aspetro . I' credo ben,ch'ài mio duca pia. Dant. Inf Veder mi par della sua abbia cesse, con à contenta labbix sempre aitese. ufcire una sì bella donna, che la mente comprender non la può. Rim, ant E qual uom è di sì fecura labbia, che fuggir poffa il mio tenace vilchio? Poliz. anche usato in signif di labbra dal Var§. Labbia, nel numero del più si trova chi ne' suoi sonetti e dall' Ariosto in più luoghi del Furioso. nente alle labbra; e dicesi d. Lettera proLABBIALE, add. d'ogni g. Appartenunziata colle labbra Salvin. e Magal. Che ap §. Labbiale. T. Anatomico. partiene alle labbra. LABB ÁTO, TA, add. Labiatus.. piante, il cui fiore è fatto a somiglianza T. Botanico Aggiunto, che si dà alle biato. di due labbra. Dicesi anche Fiore lab. LABBREGGIARE, v. n. usato anche attiv. Dimenar le labbra. Però torcicolLando pe le vie lubbreggia falmi, Schiaccia avemmarie. Rusp. son. LABBRICCIUOLO, s. m Labellum. la bocca, colla quale si cuoprano i denti, LABBRO, s m Labium. Estremità del e formansi le parole. Nel numero del più si usa dire I labbri, Le labbra, e ne, vermiglie, e fottilette, rofate, penpoticamente Le labbia. Labbra corallidule em: quelle dell' asino. Arricciar le Jabbra. Mordorsi le labbra per furore. Con una borcuccia piccolina, le cui labbra parevan duc rubinetti, forvidendo rispose. Bocc nov. Più volte già per dir le labLa lamiera più fine, e più grande. LABALDONE s. m. T. di Magona. bra apersi. Ove le penne ufare mutai per tempo, e le mie prime labbia. Traendo coLABARDA, s. f. Hißta bipennis. Sorgli labhri il latte delle tette della detta ta d'arme in afta, guernita in cima d'un fiera. Petr. Ne celò già, ma con enfiapezzo di ferro lungo, largo, tagliente, te labbia si trasse avanti al capitano, e §. Come Di que s'intende, e si ried aguzzo, attraversato da un altro pez difse. Tass. Ger. ferisce a Questo mondo, cost anche Dizetto di ferro fatto a foggia di mezza là s'usa per riferir L'altro; e per la luna. V. Ronca, Falcione, Guerra. Un contrario le persone morte, allorache foldato, fatto fembiante di volergli mena. introdotte sono a parlare, pigliano Di ve d'una labarda, che egli aveva inalbequa per Lo luogo loro, e Di là per rata, gli disse. Varch. stor. Lo nostro così Di quà, e Di là s' usano per le Lat. Trans, e Citra, piglian de refrigerio, e di viposo all' arse labbra, §. Arfe labbra, vale Assetate. Cercò al travagliato fianco, e trasse ove invitollo al vezzo eftivo cinto di verdi feggi un forte vivo. Tass. Ger §. Appoggiare la labarda, si dice per §. Dicesi fig. d'un Uomo schietto metaf, dell'Andare a mangiare a casa d'al. Isincero ch' Egli ha il cuor sulle labbra è di · Labbro di una tavola, dicesi dai Le-† nè veggio, ond' esca. S' un lungo erro- ca; Sten to grande. Il qual vizion, gnajuali Il suo orlo o canto smentato,re in cieco laberinto ec. Petr. Ritrovan- | Somma foltizia, e di grande vanisade, cioè allorchè è stato levato il canto vivo. domi io in un gran laberinto, nè aven- e di molta laboriositade, Fr. Giord. Pred. 6. Labbro per similit. Orlo di vaso, o dovi altro rimedio ec. Ambr. Cof. V. LABORIÙSO, OSA, add. Laboriojus. d'altro. Altri il vafo, come detto è, den Ronco. Molto faticoso; Difficile a farŝi, V. Arsro, e di fuori impeciato in pozzo pon§. Per similit. da' Notomisti si appel-duo, Malagevole. Sollecitudine delle cogeno, sicchè folamente le labb a soprastie la Laberiato un Luogo dell' interna cafe generofe della patria, quantunque fano. Cresc. Spicca le labbra della buccia vità dell'orecchio degli animali. Voc. Cr. ticofe, e laboriose. Agn. Pand. Laborsodall' ofso, che essendo is fucchio, farà 5. Laberinto testicolare, dicesi al Ri.fa e lunga operazione. Art. Vetr. Ner. agtuale. Dav. Colt. Sia lavorata in mo- giro confuso, che fanno le vene sotto S. Parlandosi di vale Aman. do la canna) con orlare, o spianare i quel ligamento, che sta tirato a travertagito de labbri, che si possa sicuramente so l'arco del pene. E per mezzo del chiudere colle dita. Sagg. nat. esp. canal deferente sin nel remoto laberinto tefticolare. Cocch. Bagn. E più largamente per Orlo estremo; Lido. Su questo mar d'incircoscritto tab bro. Magal. cap. 6. Labbro, T. Botanico. Per Le parti rivoltate, e rilevate del fiore labbiato. V. Labbiato. S. Chiamasi anche Laberinto la parte §. Labbro di Venere, Dipfacus fullo- LABIALE, add. d'ogni g. Appartenam. Pianta assai comune in Italia, di cui nente aile labbra; ed è Aggiunto di let. alcuni Artigiani si servono a cardar i tera, che si pronunzia colle labbra. In panni per via degli uncinetti ond'è arma Guseppe i raddoppiamento della lette. to il di lei capo. E la piaga si lavi con va labile P non pare che sia così didecozione di labbro di Venere, fatta in viaggiateoole. Questa lettera labiale non no bruschetto. Libr. cur. malatt. fi se na buon suono e soave. Salvin. Pros. Tosc. § Labbro loporino, dicesi da' Medici Qella voglia, o difetto di labbra, che è un spezie di mostro per incompleta formazione. Coech. lez. §. A tal labbra, sal lattuga. V. Lat tuga. LABBRÓNE, s. m LABBRÓNA, s. f. Librofus. Accrescit. di Labbro, e dicesi A chi ha grosse labbra. La labbrona è un vero bacio. Salvia. Cas. LABBROCCIO, s. m. Labellum. Dim. di Labbro. Poppava lo bambino con le fue Labbraccia. Fr. Jac. T. te del lavoro. persona, LABRÁCE, s. m. Labrax. Sorta di pesce, che anche dicesi Luccio, secondo il Salvini, e Lupo, secondo l' Aldovrandi. Ma il Labrace di mare sarebbe quel pesce, che in Toscana chiamasi Ragno V. Ii Labrace, o pesce lupo, ch' ha per fua gran voraciid sal nome. Salvin. Opp. Pesc. LABRO, s. m. Labrus. Genere di pesci marini dell'ordine de' toracici, di cui si contano vicino a sessanta spezie. La più bella è il Labrus julss detto nella Liguria Donzella, ed altrove Zigurella, ed in Provenza Girella. Il suo corpo è liftato di vaghi colori opalizzani. La sua grossezza non eccede quelia delle Sardelle. LABILE, e LA BOLE, add. d'ogni S. Per Caduco; Passeggiero; Fugace LABE, s. f. Voc. Lat. Macchia. Ador nò les d'ogni labe purgando. Amet. LABEFATTATO, TA, add. Indebo- §. Memoris labile, e Memoria infede. lito; Guasto; Offeso. Perciò mi sono in- le, si dice della Memoria, che non ri desto a credere, che questi umori non sie- tiene. Perciocchè non vi sento di così no ec. generati da prima origine nello sto-labole memoria, che egli vi debba già maco, labefattata la facultà concottrice efser di mente uscito ec. Bemb. Asol. del m. des mo stomaco. Red. Cons. E si srova labefattata la mia da quella for tuofa coperta del libro delle posesie. Ma gal lett. LÀ BERE, v. n. Voc. Lat. Sdruccio lare; Scorrere. Che divetro ad Annibale pafsavo l' alpestre rocce, Po, di che tu labi. Dant. Par. Tu labi, cioè tu descendi, e scorri per la Lombardia. But. ivi. LACCA, s. f. China; Scesa; Lama ; Luogo scosceso: è voce ant quata. Così endemmo nella quarta lacca. Dant. Inf. cioè, nella quarta china et. But ivi. Tra erio, e piano era u sentiere sgh:mbo, che ne condusse in finco de la lacca. Dant. Purg §. Lacca, e Lacchetta, dicesi all'Anca e Coscia degli Animali quadrupedi. Ch'egis abbia ec. fteje le laiche, è sutto ben quir ato. Burch Parla d'un cane. La ca, è anche un Color rosso, che ad pranoi Dipintori, e si fa colla cocciniglia. Non solamente si trova lacca naturale, ma dell'artificiale ancora di diverse spezie, le quali si fanno dal a feccia di vari colori. Otto cofe, Janza le quali il mondo quasi non può fare, e fono buone eniiche; allum:, bamba. pepe, indico, verzin, l'acca ta, olio. Franc. Sacch. Op. div. Ecci un altro colore per dipignere a oito molto fimato, il quale è detto lacca fine. Borgh. Rip. LABINA, s. f Neologismo, di cui si LABIRINTO. V. Laberinto. LABERINTO, LABIRINTO, s m Labyrinthus. Luogo piea di vie taito dubbie, e tanto intrigate, che chi v'en tra non truova modo a uscire. Era po. LABORE, s. m. Voc. Lat. Oggi difo in una prizione fata a giravolte,susata fuorchè ne' suoi derivativi. Fa. la quale si chiamavi liberinto. Ovvid. tica. M'andava sì, che senza alcan Pist. Vi sono oltre a questo tanti sbor labore seguiva in su gli spiriti veloci tamenti di strade, che entrano ung nell' | Dant. Purg altra, che a guisa di laberinto fanno LABORIOSAMENTE, avverb. La smarrire, e aggirarsi i non pratichiborinse. Con gran fatica; Stentatamen. Serd. stor. te. V. Laboriosità. Non possono se non LABORIOSISSIMO, IMA, add. Su §. Per metaf. vale Imbroglio; Intri go; Inviluppo; Confusione grande, e malagevole a sbrigarsene. E però dian zi lo chiamai laberinto, perchè così in efsa gli uomini, come in quello già fa cevano, senza saper mai riuscire, s'av viluppano Lab Sull'ora prima, il di LABORIOSITÀ, LABORIOSITÀDE, sesto d'Aprile, nel laberinto entrai, le LABORIOSITÁTE, s. f. Labor. Fati. se §. Per una Spezie di gomma in lagrime e in laftrette, che ci capita dall' Indie Oriental, e serve per far le ver. nici, e la cera lacca. La lacca è una gomma, che nell' India è raccolta su cersi alberi, lavoratavi da certe formiche alate, simili alle nostre cuierzole. Ricett. Fior. §. Lacca muff, chiamasi in Toscana la Tintura, o Polvere d' Eliotropio. §. Cera lacca. V. Ceralacca. LACCETTO, s. m Dim di Laccio, ma propriamente dicesi di Naftrino; Striscetta di cucjo, o simile, che serva ad allacciare checchè sia. Cantaro del Sileno, e maschera co' fuoi ciondoli, o lac. cetti. Sa vin Cas. LACCHÈ, s. m. Servidore giovane che segue a piedi, o serve correndo il Padrone. Andrò ben io deve cresciuti i ruoli ova mai 'n ogni cafa di paggi, di ftaffieri, e di lacchè mi faprè vender caro. Buon. Fier. |