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UNIVERSALE

CRITICO - ENCICLOPEDICO

DELLA LINGUA ITALIANA

DELL'ABBATE D'ALBERTI DI VILLANUOVA

TOMO QUARTO

K = 0

Multa renascentur, qua jam cecidere, cadentque,

Que nunc sunt in honore vocabula, si volet usus,

Quem penes arbitrium est, & jus, & norma loquendi.

ORAZ. Poet.

LUCCA MDCCCIII

PRESSO DOMENICO MARESCANDOLI

CON APPROVAZIONE.

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DIZIONARIO

UNIVERSALE

DELLA LINGUA ITALIANA.

K

s. m. Lettera greca, detta Kappa ;|

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K'non è à noi necessaria, come pole articolo tanto de' nomi propt), quat, non pingness, Boc. nov. che

è appresso i Latini più in uso, essendo in tutti i suoi luoghi subentrato il C, o CH. Cortic. Gram. Tofc.

L,

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LA, alle volte è Pronome, alle volte minciò a confortave, ed a pregarla, che to degli appellativi. gio starsi umilmente fra belle donne. §. LA, semprechè è articolo, entra, Petr. Per forza la presono, e sennonia. siccome I, e Lo suoi compagni, in Din. Comp.

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tutti i casi del numero del meno, ma §. Alcuna volta si trova posta tal parsolo nel genere femminile. Nel primo, ticella in forza di Pronome ma quasi di e nel quarto caso non ha bisogno del se soperchio, e per vaghezza di parlare, gno del caso, che l'accompagni come aazichè per bisogno di esprimere. Rabs. f. Lettera consonante, che è la negli altri casi, ne' quali si dice Della, bracciò da capo il figliuolo con molte decima dell' Alfabeto Italiano, e si pro- Alia, Dalla. La Reina, verso la Fiam. lagrime, ed egli lei reverentemente mol nunzia Ele. V. Ammette dopo di se ne' metta rivolta, ch' essa l'ordine feguitas- to la vide, e ricevette. Bocc. nov. mezzi delle parole e in diversa sillaba fe le comandò, la quale vezzosamente S. LA, si prepone alle particelle MI tutte le consonanti, dalla R in poi; co- incominciò. Bocc. nov. G. occhi, e la TI, SI, CI, NE, VI, e si pospone alme ALBA, FALCONE, FALDA, ZOL- fronte con sembrante umano baciolle. Petr le altre ME, TE, SE, CE, NE, VE. FO, VOLGO, SALMA, SALNITRO, Distesa si scrive tal particella La, Ella è tale qual'io brievemente te la diALPE, ALQUANTO, POLSO, SAL- quando sia articolo, semprechè il nome segno. Lab. Io ti richieggio ec., che la TO, SELVA, CALZA. E in tutti que seguente da lettera consonante incomin. condizion postami ec. su la mi ofservi fi luoghi i Toscani nei pronunziaria le ci; che se da vocale principiasse la vo. Togii, noi la si diamo qual nei posfanno per più dolcezza perdere alquanto ce che segue, si segna comunemente coll' siame. Trovò li prestatori la notre pafdi suono. Avanti di se nel mezzo delle apostrofo, se non se forse altri nelle vo fara aver l'arca imbolata e in cafa dizioni riceve il B, C, F, G, P, R, S, cali seguite la più consonanti non amasse messalasi. Or voi ce l'avete ben fatta ; T; come OBBLIGO, CONCLUDERE, meglio di segnar d'apostrofɔ il none, ma mai più persona non la ci farà. CONFLITTO, CIGLIO, ESEMPLO, anzichè l'articolo Lcrivendo per esempio Con molte altre parole la vi confermò su, PARLAMENTO, SLUNGARE, ATLE. La gratitudine. Notizia, che ha luoe fece la fede maggiore. Currado cc. le TA. Il che sempre fa nella stessa silla go in tutti i casi, che si adoperi, siasi disse, ee che seco la ne menasse. Me ba, salvochè colla R, colla quale s'ac la particel a di tale articolo La così sola, la conviene in questa guifa tanti anni coppia in sillaba diversa; come ORLA o pure affissa a' segni de' casi. Madama feguitare, quanti mesi ella fu contro a TO; ma di rado si trova appo la nostra lamperadrice di Coftantinopoli. Se io ho me crudele. Quando la gelosia gli biso. lingua dopo la B, C, F, T, come suo- bene la 'ntenzione di tutte compresa, nos gnava, del tutto se la spogliò. E srono assai per sua durezza fuggito. Dopo siam qui ec La notte dopo molta, e lung vata, che noi l'avremo, che avrem noi la G poco è in uso, se però non seguita dimeranzı s'avvicinò al dì, e comincio fare altro, se non mettercela nella I' I; come GIGLIO, il quale le fa fare l'alba ad apparire. Bocc. nov. Ch' ancor Scarfella? Conechè buona opinione avessuono più schiacciato, e sottile, come si non torse dal dritto cammino l'ira di se della donna, ancora ne la prefe mi. dice nella lettera G, di rado si trova do. Giove per ventosa pioggia. Petr. gliore. Il non aver bene da maritarla po la S, ovvero in principio di parola, S. L'Articolo dopo il Sostantivo nome. ve la fa guardare in cafa. Bocc. nov. Come SLEGARE, ovvero nelle voci com connota Grado d' eccellenza; o sia, che S. E qualche volta ancora posposte pofte colla proposizione DIS, o MIS, segni Distinzion di persona. L'una ba no. alla particella SI. Chi ama l'anima sua come DIS EALE, MISLEALE. Accop me Ginevra la bellà, e Paltra Isotta la si la perderà. Passav. piata col T avanti non è suono di que bionda. Bocc nov. Giudit Ebrea la sag. §. Nel caso retto La per Ella, come fta lingua, ma solo s'usa per le voci fo gia, casta, e forte Petr. Le per Elle, non pare assolutamente da reftiere non divenute ancor noftre affat Ed in altra maniera pur ancora, ma usarsi, benchè o per iscorrezion di teto, come ATLANTE, ATLETA Con di soverchio. E fecegli la feßta grande, sti, o per fretta di dettare, se ne leg. tutte queste lettere avanti perde alquan senza dire alcuna parola, cioè Fecegli gano forse alcuni pochi esempli di Scrit. to di suono, salvochè colla R, e colla festa grande. Prenderai quel cuor di cintori autorevoli, ed anche s'usi alla gior. S, le quali gliele lasciano mantenere in ghiare, e fa, che iu ne facci una vivan Įnata da molti, come La dica, la mi tero Pronunziasi la S, avanti alla Ldetta, la migliore, e la più dilettevole, faccia il favore, ac. Gli chiedeva sempre nel secondo modo, cioè con suono sot. che tu sai. Bocc. nov. qualche cofellina, come la sapeva, che tile, o rimesso, quale è nella voce MU §. In sentimento d' Una. La fante egli andasse a città. Fir. nov. La m'ba SA, come si dice nella lettera S. Rad- scendendo mine avvedutamente, smut. si concio in modo, e governato, che più doppiasi, dove è necessario, ne' mezzi ciandole il piè, caddè della stala in ter- non posso maneggiar marrone, Lor. Med. della parola, come ANELLO, COL ra, e ruppesi la coscia. Bocc. nov. cioè Nenc. TELLO. LA, coll' accento, avv. di luogo, co

Ruppesi una coscia.

SL, per Numero Romano, che si u. SLA, Pronome femminino. .Illam . sì di stato, come di moto. Illic. In sa comunemente, vale Cinquanta. Pane Sempre è quarto caso del minor numero, quel luogo, nel quale non è nè chi parinferigno a ragione di foldi L lo ftajo.e val Lei; Colei; Quella. Fattosi più la, nè chi ascolta. Vidi, che non pur Cronichett. di Amar. presso alla giovane, pienamente la co-lio,ma questa gente sussa rimira là, de.

Diz. Un. T. IF.

A

be 'l sol voli. Dant. Purg. Torna tu indo per divisione o mari, o monti, o antri senza spendere. Labarða intendiamò là, ch' io d' efser sol m'appago. Petr. che cose ideali. Io non sapeva ec. che ferajuolo, o cappa, perchè in vece di quelCoftrinsono (Solone) gid vecchio d' an. Domeneddio avesse per male, che l' uo. lo la portano julle spalle gli Aabardie dare in Cipri sbandito, e là morirsi. mo fosse geloso ec. Disse il monaco : diri, i quali in occasione d'avere a ire a Bocc. nov. questo ti dovevi tu avvedere, mentre tavola fe ne spogitono, e appoggiania alla §. Andare in là, vale Tirare innan-eri di Id. Bocc. nov. Son di là si dol. parete, e però son queste detto intendiame zi; Procedere avanti verso quella par-cemente accolti, com'io m' accorgo, che pefave it fervajo a cofa d'altri. Min: te, che si accenna. Fugge con esso l'ac-nessun mai torna. Petr. Malm. corto destriero, ma molto in là non va che si risente. Bern. Orl.

S. Vale anche Campare. Voc. Cr. §. Andare in là cogli anni, vale In vecchiare. Che al certo (sussa voita, ch'ella viva) può francamente andare in la cogii anni. Malm.

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§. Andare di qud, e di là, vale An dare per tutte le parti. D. va il giuo. quanto (la palla) tra le mani dell' uno e dell'altro, va ora di quà, e ora

со

di là, bene da questo mandata da
quello vicevuta. Sen ben Varch.

§ Andare di là, modo basso, che si §. Entrar troppo in là in parlando dice anche Andare nel mondo di là, vavale Uscir de' termini, o traps arlile Morire. Voc. Cr. Voler saperne troppo, o Inoltrarsi trop po ne' facti altrui. Vac. Cr.

9. Saper più là Pissar più là, e simili, vale Penetrar più addentro, Avan zarsi. La eloquenz! 2263 è tale, e bi tanta fo za, che chi fusse stato a uliv ti, e non sapesse più là, crederebbe che tutto quello, che hai desto fusse il

vero. Circ. Gell.

§. Elseve in là, parlandosi di tempo ⚫ di cosa relativa a tempo vale Esser me passata gran parte Psiche se ne an. do a dormire, e quindo la notte era as sai bene in id col suo viaggio ec. Fir As.

Si congiugne pure con altri avver. bj di luogo, e quasi sempre li precede come LA DOVE, LÀ ENTRO, LA GIÙ, LA SÙ, che anche si Scrivono LAGGIO, LASSO, LA INTORNO, LÀ OLTRE, e simili, de' quali V. Laddo ve, Entro ec.

S. E talora si congiugne colle prepo sizioni pel medesimo effetto, che cogli avverby. E che i notai là sopra l'acque salse, tra la riva Toscana, e l'E ba, 'l Giglio. Una pietra è si avdits là per Indico mar, che da natura trag. ge a se il ferre, e'l fura: Petr E là da Tagliacozzo, ove senz' arme vinse il vecchio Alardo. Dant. Inf.

S. Suole talora aver corrispondenza colle particelle QUA, e QUI, posponen dosi ordinariamente alla prima, e pre ponendosi alla seconda. Tu diventerai molto migliore, e più costumeto, e più da bene là, che qui non firesti. Senza far ferma, or quà, or là si tramutava piaguendo. Bocc. nov.

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5. Trovasi anche l'avverb. LA rife. rentesi a tempo. Là ver l'aurova, che dolce l'aura, al tempo nuovo, Suol muover i fiori. Petr.

§ Di là, Preposiz. che regge il sefto caso. Trans; ultra Passato il termine, che si accenna dalla preposizione; oltre il detto termine. E già di là dal rio passito è il merlo. Petr.

§ Di là entro, posto avverbialm. va le Di dentro a quel luogo. A noßra Da. ma di Parigi con lui insieme andatofene, vichiefe i cheries di là entro, the ad A. brzam dovessero dare il battesimo. Bocc.

nov.

§. Di la giù, che anche Dilaggiù si scrive, avverb. composto delle suddette voci; e vale Da quella parte inferiore. V. Cr

§. Di là sù, che anche Dilassù si scrive, avverb. composto delle suddette voci; e vale Da quella parte superiore. Le mie bellezze fono al mondo nove, pe rocchè dilassù mi fon venute. Rimant. §. Di là da male, Maniera di espri. mere il superlativo Malissimo, come Di là da bene, per Benissimo. Fa i consi al paver mio di là 11 mile. Baldov. Dr.

$. In là, avv di luogo, e di tempo, contrario d'In quà, verso il lungo ò il tempo opposto a quello dov'è chi ragiona. Bevere tanto la fera, che ec. andate in qua, et in là. Boce nov D7 poro tem po in Id. Amet. Torn: tw in id ee Petr.

§. Trovasi anche l'avverbio Là rife. rentosi al tempo. La ver l'au oa, che si dolce l'aura al tempo nuovo fuo! muo vere i fiori. Petr.

S. Pure talora si trova proposta la par. §. Chi è là? si dice per modo di do ticeHa QUI all' altra. E però è da sa mandare. Cominciarono a dive: chi'è là? pere, che qui parla l' una delle parti, | Sentendo lo scalpiccio, che Rinuccio co' e là parla l'altra, le quali diversa. piè faceva ec. gridò: chi è là? Bocc mence litig ano. Dant. Conv.

S. Di ld, avverb. locale, contrario di Di quà, e rappresenta cost Stato, come Moto. In Alamigna, due grandi baroni di la aveano guerra insieme. G. Vill. It come bo io ben veduto, se egli nol muta di là ove egli era testè. Bocc.

ΠΟΥ

Diciamo ancora ✪ là, per modo di chiamare.

|

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LABARDACCIA, s. f. Peggiorat. di Labarda. Dir mano a vonche e labar. aacce. Buon. Fier.

LABARDONE, s. m. T. del Commercio. Merluzzo della più grossa, e miglior qualità. Tariff Toft V Salume.

LABARO, s m. Libi um Insegna militare imperiale, su di cu Costantino fe. ce porre il monagramma di Gesù Cristo colia Croce, e col motio. In hoc signe vinces. Segner.

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LABBIA, s f. Facies Voce antica, e della sola poesia, che s'usa per Faccia, Aspetto. I' credo ben,ch'ài mio duca pia. cesse, con si contenta labbix sempre aitese. Dant. Inf leder mi par della sua abbia ufcire una sì bella donna, che la mente comprender non la può. Rin ant E qual uom è di sì fe ura labbia, che fuggir poffa il mio tenace vilchio? Poliz

§. Labbia, nel numero del più si trova anche usato in signif di labbra dal Varchi ne' suoi sonetti e dall' Ariosto in più luoghi del Furioso.

LABBIALE, add. d'ogni g. Appartenente alle labbra; e dicesi d. Lettera pronunziata calle labbra Salvin. e Magal.

lest

§. Labbiale. T. Anatomico. Che apparti ne alle labbra.

LABB ÁTO, TA, add. Labiatus.. T. Botanico Aggiunto, che si dà alle piante, il cui fiore è fatto a somiglianza di due labbra. Dicesi anche Fiore lab. biato.

LABBREGGIARE, v. n. usato anche attiv. Dimenar le labbra. Però torcicolLindo pe le vie lobreggia falmi, e Schiaccia avemmarie, Rusp. son.

LABBRICCIUOLO, s. m Labellum. Dim. di Labbro. Nel numero del più meglio si usa dire Le labbricciuola. Va Ler. Mifs.

LABBRO, s. m Labiun. Estremità del la bocca, colla quale si cuoprano i denti e forminsi le parole. Nel numero del più si usa dire I labbri, Le labbra, e poticamente Le labbia. Labbra coralline,

Восс

vermiglie, e fottilette, rofate, pendule came quelle dell' asino. Arricciar le Jabbra. Moydursi le labbra per furore. Con una borcuccia piccolina, le cui labbra parevan due rubinetti, forvidendo rispose. nov. Più volte già per dir le labLABALDONE s. m. T. di Magona. bra apersi. Ove le pense ufase mutai per La lamiera più fine, e più grande. tempo, e le mie prime labbia. Traendo coLABARDA, s. f. Hifta bipennis. Sorgli labbri il latte delle tette della detta ta d'arme in afta, guernita in cima d'un fiera. Petr. Nè 'l celò già, ma con enfixpezzo di ferro lungo, largo, tagliente, te labbia si trasse avanti al capitano, e §. Come Di que s'intende, e si ried aguzzo, attraversato da un altro pez difse. Tass. Ger. ferisce a Questo mondo, così anche Dzetto di ferro fatto a foggia di mezza là s'usa per riferir L'altro; e per lo contrario le persone morte, allorache introdotte sono a parlare, pigliano Di qua per Lo luogo loro, e Di là per Lo nostro così Di quà, e Di là s' usano per le Lat. Trans, e Citra, piglian.

nov.

I

§. Arfe labbra, vale Assetate. Carca luna. V. Ronca, Falcione, Guerra. Unde refrigerio, e di riposo all' arfe labbra, foldato, fatte serbiante di volergli menz. al travagliato fianco, e trasse ove invive d'una labarda, che egli aveva inalbe. | tollo_al vezzo eßtivo cinto di verdi seggi rata, gli disse. Varch. stor. un fonte vivo. Tass. Ger

§. Appoggiare la labarda, si dice per

§. Dicesi fig. d'un Uomo schietto e metaf. dell'Andare a mangiare a casa d'al. Isincero ch' Egli ha il cuor fuɛle labbra

§. Labbro di una tavola, dicesi dai Le-† nè veggio, ond' esca. S' un lungo erra- ca; Sten to grande. Il qual vizio, è di gnajuali Il suo orlo o canto smentato re in cieco laberinto ec. Petr. Ritrovan- |Somma foltizia, e di grande vanisade cioè allorchè è stato levato il canto vivo. domi io in un gran laberinto, nè aven. e di molta laboriositade. Fr. Giord. Pred. LABORIÙSO, OSA, add. Laboriejus. §. Labbro per similit. Orlo di vaso, o dovi altro rimedio ec. Ambr. Cof. V. d'altro. Altri il vafo, come detto è, den Ronco. Molto faticoso; Difficile a farŝi. V. Arsro, e di fuori impeciato in pozzo pon§. Per similit. da' Notomisti si appel-duo, Malagevole. Sollecitudine delle cogene, sicchè folamente le labb a soprastie la Laberinto un Luogo dell' interna ca- Je generofe della patria, quantunque fa. no. Cresc. Spicca le labbra della buccia vità dell'orecchio degli animali. Voc. Cr.ticofe, e laboriofe. Agn. Pand. Laboriodall' ofso, che essendo ia fucchio, farà 5. Laberinto testicolare, dicesi al Ri.fa, e lunga operazione. Art. Vetr. Ner. S. Parlandosi di persona, vale. Amanagevale. Dav. Colt. Sia lavorata in mo- giro confuso, che fanno le vene sotto te del lavoro. do (la canna) con orlare, o spianare il quel ligamento, che sta tirato a travertagito de labbri, che si possa sicuramente so l'arco del pene. E per mezzo del chiudere colle dita. Sagg. nat. esp. canal deferente sin nel remoto laberinSE più largamente per Orlo estremo; to tefticolare. Cocch. Bagn. Lido. Su questo mar d'incircoscritto lab bro. Magal. cap.

5. Labbro, T. Botanico. Per Le parti rivoltate, e rilevate del fore labbiato. V. Labbiato.

5. Chiamasi anche Laberinto la parte superiore dell'Osso etmoide.

. Laberinto, nel giuoco dell' Oca, Quel sito, dove chi arriva, torna ad dietro tre punti, e paga.

§. Labbro di Venere, Dipfacus fullo- LABIALE, add. d'ogni g. Appartenam. Pianta assai comune in Italia, di cui nente aile labbra ; ed è Aggiunto di let. alcuni Artigiani si servono a cardar i tera, che si pronunzia colle labbra. In panni per via degli uncinetti ond'è arma Guseppe il raddoppiamento della lette. to il di lei capo. E la piaga si lavi con ra labile P non pare che sia cost didecozione di labbro di Venere, fatta in visage adevole. Questa lettera labiale non no bruschetto. Libr. cur. malatt. fi se non buon suono e soave. Salvin. Pros. Tosc.

§ Labbro loporino, dicesi da' Medici Quella voglia, o difetto di labbra, che è spezie di mostro per incompleta formazione. Coech, lez.

§. A tal labbra, sal lattuga. V. Lat tuga.

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LABBRÓNE, s. m LABBRÓNA, s. f. Librofus. Accrescit. di Labbro, e dicesi A chi ha grosse labbra. La labbrona è 銀緣 vero bacio. Salvin. Cas.

LABBROCCIO, s. m. Labelium. Dim. di Labbro. Poppava lo bambino con le fue labbruccia. Fr. Jac. T.

LABE, s. f. Voc. Lat. Macchia. Ador no les d'ogni labe purgando. Amet.

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LABILE, e LA BOLE, add. d'ogni Lubricus Cadevole; Lubrico; Sdruc ciolevole. La sorra, ch'è bagnata dall' acqua, diventa labile. Mɔr. S. Greg. S Pr Facile a cadere; Fragile; Incostante. Sono naturalmente le femmine tutte labili, ed inchinevoli Bɔcc nov. Li prelasi et. nella cui custodia sono commesse le anime labili. Id. Vit, Dant

S. Per Caduco; Passeggiero; Fugace Se dell' uve il sangue amabile non vin franca ognor le vene questa vita è trop po labile, troppo breve, e sempre in pe не. Red. lett.

,

LABRÁCE, s. m. Labrax. Sorta di pesce, che anche dicesi Luccio, secondo il Salvini, e Lupo, secondo l' Aldovrandi. Ma il Labrace di mare sarebbe quel pesce, che in Toscana chiamasi Kagno. V. Il Labrace, o pesce iupo, ch' ha per fua gran voraciid sal nome. Salvin. Opp. Pesc.

LABRO, s. m. Labrus. Genere di pesci marini dell'ordine de' toracici, di cui si contano vicino a sessanta spezie. La più bella è il Labrus julss detto nella Liguria Donzella, ed altrove Zigu. rella, ed in Provenza Girella. Il suo corpo è liftato di vaghi colori opalizzan i. La sua grossezza non eccede quelia delle Sardelie.

LACCA, s. f China; Scesa; Lama; Luogo scosceso: è voce ant quata. Cost Fendemmo nella quarta lacca. Dant. Inf. Nella quarta lacca, cioè, nella quarta china et. But ivi. Tra erio, e piano era u sentiere sgh:mbo, che ne condusse in finco de la lacca. Dant. Purg

ca

§. Lacca, e Lacchetta, dicesi all'Ane Coscia degli Animali quadrupedi. Ch'egis abbia ec. fteje je laiche, è susto ben quir ato. Burch Parla d'un cane. La ca, è anche un Color rosso, che ad p rano Dipintori, e si fa colia cocLABEFATTATO, TA, add. Indebo. §. Memoris labile, e Memoria infede. ciniglia. Non solamente si trova lacca lito; Guasto; Offeso. Perciò mi sono in- le, si dice della Memoria, che non ri naturale, ma dell'artificiale ancora di dotto a credere, che questi umori non sic- tiene. Perciocchè non vi sento di così diverse spezie, le quali si fanno dal a no ec. generati da prima origine nello sto-labole memoria, che egli vi debba già feccia di vari colori. Oito cofe, fanza maco, labefattata la faculià concottrice efser di mente uscito ec. Bemb. Asol. le quali il mondo quasi non può fare del m. des mo stomaco. Red. Cons. E si LABINA, s. f Neologismo, di cui si e fono buone endiche; allum:, bamba. servon varj Scrittori, anche Toscani,gia, pepe, indico, verzina, l'acca, se per denotare alcuni ammassi di neve, che olio. Franc. Sacch. Op. div. Ecci si formano spesso in certi luoghi delle un altro colore per dipignere a oito molmontagae, donde talvolta rovinano al to Alimato, il quale è detto lacca fine. basso, e trascinan seco ogni cosa. Borgh. Rip.

srova labefattata la mia da quella fon tuofa coperta del libro delle poesie. Ma gal lett.

LABERE, v. n. Voc. Lat. Sdruccio lare; Scorrere. Che diretro ad Annibale pajsavo l' alpestre rocce Po, di che tu labi. Dant. Par. Tu labi, cioè su descendi, e scorri per la Lombardia. But. ivi.

LABIRINTO. V. Laberinto.
LÁBOLE V. Labile.

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6. Per una Spezie di gemma in lagrime e in laftrette, che ci capita dall' Indie Oriental e serve per far le ver. nici, e la cera lacca. La lacca è una gomma, che nell' India è raccolta su cer

LABORATORIO, s m T. Chimico.
Luogo dove i Chimici tengono i loro
fornelli, e arnesi per le loro operazioni
I Fiorentini dicono Fonderia. Targi
Prodr.

LABERINTO, LABIRINTO, s m
Labyrinthus. Luogo pien di vie taito
dubbie, e tanto intrigate, che chi v'en
tra non truova modo a uscire. Era po- LABORE, s. m. Voc. Lat. Oggi di-
Ao in una prizione fata a giravolte,susata fuorchè ne' suoi derivativi. Fa
la quale si chiamavi laberinto. Ovvid. tica. M' andava sì, che senza alcan
Pist. Vi sono oltre a questo tanti sbor labore seguiva in su gli spiriti veloci
camenti di strade, che entrano ung nell' Dant. Purg
altra, che a guisa di laberinto fanno LABORIOSAMENTE, avverb. La
smarrire,
e aggirarsi i non pratichiboriose. Con gran fatica; Stentatamen.
Serd. stor.
te. V. Laboriosità. Non possono se non
aboriosamente softenere tanti malori di
persecuzioni. Fr. Giord. Pred.

S. Per metaf. vale Imbroglio; Intri go; Inviluppo; Confusione grande, e malagevole a sbrigarsene. E però dian- LABORIOSISSIMO, IMA, add. Su zi lo chiamai laberinto, perchè cost in perl. di Laborioso Laboriosissimi sforzi. efsa gli uomini, come in quello già faMa lo arrivarvi si è cosa laboriosissi. cevano, senza saper mai riuscire, s' av- ma. Fr. Giord Pred. viluppano Lab Sull' ora prima, il di LABORIOSITÀ, LABORIOSITADE, sesto d' Aprile, nel laberinto entrai ง e LABORIOSITÁTE, s. f. Labor. Fati.

alberi, lavoratavi da certe formiche alate, simili alle noßre cuierzole. Ricett. Fior.

§. Lacca muff, chiamasi in Toscana la Tintura, o Polvere d' Eliotropio. §. Cera latca. V. Ceralacca. LACCETTO, s. m Dim di Laccio, ma propriamente dicesi di Naftrino; Striscetta di cuejo, o simile, che serva ad allacciare checchè sia. Cantaro del Sileno, e maschera co' suoi ciondeli, o lac

cetti. Sa vin

Cas.

LACCHÈ, s. m. Servidore giovane che segue a piedi, o serve correndo il Padrone. Andrò ben io dove cresciuti i ruoli ova mai 'n ogni cafa di paggi, di ftaffieri, e di lacchè mi faprò vender caro. Buon. Fier.

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